ARCHIVIO MEDITAZIONI

Riflessioni dei nostri SACERDOTI scritte per il periodico mensile "L'Opera della Mamma dell'Amore"


PREGARE PER LA CHIESA… SEMPRE!
di Padre GABRIELE AMORTH

Nel messaggio del 6 agosto la Madonna ha insistito di pregare per la Chiesa ed in modo particolare per i Sacerdoti. Anche nel messaggio del 10 settembre viene ricalcata questa necessità: se i Sacerdoti sono santi tutto il popolo di Dio ne risente. Un Parroco Santo, come il curato d’Ars, ha trasformato la sua parrocchia in un modello di vita cristiana.
È per questo che il demonio si accanisce tanto contro i Sacerdoti. Vorrebbe così distruggere la Chiesa, ma noi conosciamo bene le promesse di Gesù a Pietro:
"Le porte dell’inferno non prevarranno". Ciò non toglie che l’azione di Satana sia tenace e, purtroppo, con tanti
successi.
Perciò la Madonna ci esorta:
"Preghiamo per la salvezza della Chiesa, affinché sia preservata dagli artigli di Satana, che la vorrebbero distrutta".
Amare la Chiesa e pregare per la Chiesa, queste sono necessità impellenti. Troppe volte si pensa che la Chiesa sia un qualche cosa di staccato da noi. La Chiesa siamo noi, uniti a Cristo. E come Cristo ha combattuto e vinto Satana, così ognuno di noi deve dare il suo contributo a questa lotta per fare trionfare nella nostra epoca i Cuori di Gesù e di Maria. Vi benedico tutti di cuore e vi saluto.

UN RICHIAMO AI SACERDOTI
di Padre GABRIELE AMORTH

Durante la veglia di preghiera del 4 marzo 2006, Gesù stesso ha indirizzato un messaggio ai Sacerdoti, richiamandoli alla loro specifica missione.
È interessante notare la successione degli ammonimenti, perché segue un criterio di progressiva importanza.
- Prima di tutto è un richiamo a dedicarsi con tutte le forze al sacramento della Confessione. Questo potere divino di rimettere i peccati è l’unica via per ristabilire le anime nella grazia di Dio.
Non c’è nulla di più importante, nulla di prioritario. Eppure oggi si nota tanta carenza in questo settore. È importante che i Sacerdoti si rendano conto della priorità assoluta di questo Ministero e che vi si dedichino con generosità, rinunciando pure ad altre attività.
- Al secondo posto viene raccomandata la devozione eucaristica. Anche se non viene fatta diretta menzione della Messa, di cui si sottintende l’importanza fondamentale perché la presenza eucaristica nasce da lì, il messaggio insiste sulla cura che i Sacerdoti debbono avere della presenza eucaristica. Troppa trascuratezza notiamo a questo proposito; troppo abbandono; spesso troppa dissipazione nello stesso stare in Chiesa, chiacchierando come se non fosse presente Gesù. Per non parlare poi delle profanazioni eucaristiche che si sono così moltiplicate in questi ultimi tempi.
- E poi viene la grande missione di annunciare la parola di Dio. "Predicate il Vangelo a tutte le genti", ha raccomandato Gesù. E qui il messaggio si dimostra particolarmente impegnativo: "Molte volte parlate di Me, ma il vostro cuore è lontano da Me". Se non c’è l’esempio della vita vissuta intensamente conforme agli insegnamenti del Vangelo, quello che si predica non può avere nessuna efficacia.
- L’ultima raccomandazione di questo messaggio è la lotta contro satana, che ci tenta 24 ore al giorno, lungo tutto l’arco della nostra vita.
È necessario conoscerne le insidie e combatterlo "forti nella fede", come ci ammonisce San Pietro. Oggi viviamo il boom dei cartomanti, dei maghi, delle sedute spiritiche, delle sette sataniche. E televisione e internet sono zeppi di istruzioni al male; sono diventati troppo spesso armi di satana, mentre potrebbero e dovrebbero fare un bene immenso, usati secondo Dio.
"Figli e fratelli, tendete alla santità", questa è l’ultima raccomandazione conclusiva, che riassume lo scopo della vita secondo i piani per cui Dio ce l’ha donata.

PREGHIAMO…
di Padre GABRIELE AMORTH

Caro Marco, grazie ancora per l’invio del messaggio del 13 gennaio. È molto forte il messaggio ai Sacerdoti, ma purtroppo molto vero. Preghiamo… Con affetto in Gesù e Maria.

MEDITIAMO LE SUE PAROLE
di Padre GABRIELE AMORTH

La Mamma dell’Amore insiste nell’invitarci a pregare spesso e con fede. Senza la preghiera siamo dei buoni a nulla, come afferma Gesù, “senza di me non potete fare nulla”. Soprattutto siamo esposti al peccato, a vivere senza pensare a Dio, ma solo preoccupati dalle cose terrene come carriera, successo, salute… Eppure sono tutte cose che passano presto, mentre ci attende la vita eterna. San Alfonso amava ripetere: “Chi prega certamente si salva, chi non prega certamente si danna”. Abbiamo necessità delle grazie di Dio, per vivere con coerenza la nostra vita cristiana, per diffonderla con l’esempio, per essere sempre pronti a quell’ora così importante che sempre ricordiamo nell’Ave Maria: “Prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte”.
Caro Marco, ecco due parole per il vostro giornalino e tanti auguri. Ti benedico in Gesù e Maria.

IL COSTO DELLA REDENZIONE
di Padre GABRIELE AMORTH

Sappiamo bene che la Vergine Santissima ebbe la missione di essere la Madre di Dio, ma che ebbe anche il compito di essere associata a tutta l’opera del Figlio Gesù. Non c’è dubbio che al centro di quest’opera c’è la crocifissione, la morte e la risurrezione del Signore. A tutto partecipa Maria, in particolare alla Passione del Figlio.
Per questo la Chiesa ha sempre onorato la Vergine in particolare nella sua partecipazione alla crocifissione e morte del Figlio.
In tantissime Chiese è presente la statua o l’immagine della Vergine Addolorata. Se questa immagine ci aiuta a contemplare la Passione di Gesù e a condividere le sofferenze della Madre, ci aiuta pure a renderci partecipi delle cause e degli scopi di questa dolorosissima morte. La causa è il riscatto dei nostri peccati. Per cui tutti ci sentiamo pieni di gratitudine di fronte ad un crocifisso. Gli scopi sono stati quelli di riaprirci le porte del cielo. Il prezzo è stato caro e questo ci deve tenere lontani dal peccato, che può rendere nulla per noi la Passione del Signore.
L’immagine dell’Addolorata ci invita a riflettere su quanto è costata la nostra redenzione.
Ci invita a meditare spesso sulla Passione del Signore, per riparare le colpe nostre e le colpe dei nostri fratelli. Vi benedico di cuore.

  foto archivio: "Marco incontra a Roma l'amico esorcista Padre Amorth"


Varie riflessioni

Educare è… Amare!

Il reverendissimo Padre Pascual Chavez Villa Nueva, Rettore Maggiore dei Salesiani e 9° successore di San Giovanni Bosco, è intervenuto a Paratico il 21 novembre 2010. In questa visita, dopo aver celebrato la Santa Messa in Parrocchia con Don Gustavo e altri sacerdoti presenti, ha esordito con questa domanda davanti ad un centinaio di genitori, riuniti nel salone dell’oratorio: “Che differenza passa tra esser genitore ed esser padre?”
Lui stesso a dare la risposta. “Il genitore è colui che genera, mettendo al mondo una creatura, senza necessariamente farsene carico. Il padre, invece, è colui che si adopera, per ottenere la fiducia del figlio con l’educazione dello stesso. Educare equivale ad aprire la porta del cuore. Qual è il segreto per aprire il cuore? È l’amore che diventa amabile, l’amore pieno di gentilezza e bontà, l’amore che, con l’affetto e la dolcezza, riesce a forzare anche il cuore meno docile. Se l’amore è il primo ed indispensabile elemento dell’educazione, da solo non basta, è necessario che la persona sappia di essere amata, in quelle cose che gli piacciono, come ad esempio nel gioco, partecipando ai suoi interessi, per ottenere poi che ella partecipi ai nostri. È importante quindi diventare familiari, cominciando dalle cose più interessanti per i ragazzi, per esempio la musica, il gioco ecc… La familiarità porta amore e l’amore porta alla confidenza di chi apre il proprio cuore.

Come accorgersi dell’altro? Quando il ragazzo comincia a dire “grazie”, significa che ha aperto la porta del cuore.
Educare poi è farsi amare, piuttosto che farsi temere. Ma, se l’educazione è cosa del cuore, il cuore a volte è cieco. È necessario dunque che intervenga la ragione ad illuminare il cuore, soprattutto quando ci è richiesto un intervento di correzione. Il cuore di padre ci impone, in tal caso, di attendere, per essere padroni di noi stessi, allontanando ogni collera, senza lasciar trapelare, che operiamo per malumore o per rabbia, per non perdere la nostra autorità e per non rendere dannoso il castigo. Quindi, operando senza agitazione nell’animo, né disprezzo negli occhi, né ingiuria sulle labbra, ma, sentendo la compassione per il momento di debolezza e portando speranza per il loro futuro, potremo essere veri padri e fare una vera correzione.
L’educazione è dunque cosa di cuore e Dio solo ne è il padrone. Noi non potremo riuscire a fare nulla, se Dio non ce ne insegna l’arte e non ce ne dà in mano le chiavi. Questo umile affidamento al Signore è dunque l’altra chiave, per impadronirci di questa fortezza, chiusa al rigore e alle maniere aspre.
Facciamo di tutto per farci amare, per insinuare il sentimento del dovere e del santo timore di Dio, per vedere aprirsi con facilità la porta del cuore. Come tradurre in pratica tutto ciò?
Essendo fino in fondo papà e mamma, che si fanno carico dei propri figli e diventano compagni di viaggio sul loro cammino della vita, dicendo, più a fatti che a parole, “Noi ci siamo”, contro tutte le solitudini. Diventando confidenti e amici, persuadendo che nessuno li ascolta più volentieri, nessuno più disposto a compiacerli, nessuno è più dolente di non poterli accontentare.
È l’esser fino in fondo papà e mamma, che preparano cose, che aiutano a sviluppare tutti i loro talenti, mettendo al centro le loro aspettative (non le nostre) e i loro bisogni e basando su questi i nostri interventi educativi”.

Molto profondo questo intervento del rettore Maggiore, centrato sull’amore, quale elemento fondamentale dell’educazione. Un elogio all’amore proprio nel luogo ove la Vergine Maria appare da 17 anni, per riportarci all’amore vero. Nella dedicata scritta da don Pascual scritta sul retro del quadro, ora appeso nell’oratorio, frasi molto belle: “Mi basta che siate giovani perché io vi ami assai”. Ecco, cari ragazzi, quanto vi direbbe don Bosco. E come lui, vi voglio felici ora e per sempre. Affido tutti voi a Maria Ausiliatrice.” Ora proponiamo anche un brano tratto da un messaggio del Rettore Maggiore dei Salesiani, in quanto moderatore supremo dell’istituto e cancelliere della Pontificia Università Salesiana.

“La pastorale di don Bosco non si riduce mai a sola catechesi o a sola liturgia, ma spazia in tutti i concreti impegni pedagogici culturali della condizione giovanile. Educare e evangelizzare sono due azioni diverse, ma che nella prassi salesiana si completano e si arricchiscono mutuamente. Evangelizzare educando, vuol dire, saper proporre la migliore delle notizie (la persona di Gesù), adattandosi e rispettando la condizione evolutiva del soggetto. Il giovane cerca la felicità, la gioia della vita ed è capace di sacrificarsi, per raggiungerle, se gli mostriamo un cammino convincente e se ci offriamo come compagni competenti di viaggio. I giovani erano convinti che don Bosco voleva loro bene, che desiderava la loro felicità qui sulla terra e nell’eternità. Per questo accettavano il cammino loro proposto: l’amicizia con Cristo.
Don Bosco ci insegna ad essere, allo stesso tempo, educatori ed evangelizzatori. Come evangelizzatori, conosciamo e cerchiamo la meta: portare i giovani a Cristo; come educatori, dobbiamo saper partire dalla situazione concreta del giovane e riuscire a trovare il metodo adeguato, per accompagnarlo nel suo processo di maturazione.
Tutti conoscono la situazione della cultura Europea di oggi. Parlare di religione/i nell’Europa di oggi, è veramente complesso. È evidente che la pratica religiosa è più debole fra i giovani. I giovani sentono la passione per la libertà e non si fermano davanti alle porte della chiesa: pensano che la Chiesa sia ostacolo alla loro libertà. Di fronte a questa situazione, quale educazione offrono le istituzioni scolastiche ed ecclesiali?
Giovanni Paolo II ha convocato la Chiesa a una nuova evangelizzazione da farsi con nuovo ardore, nuovo metodo e nuove espressioni. La Chiesa deve imparare i linguaggi degli ominidi di ogni tempo, etnia e luogo… evidentemente ha un “serio problema di linguaggio”, che non le permette di esprimere, in forme adeguate, la salvezza che Cristo offre. Un problema di inculturazione del Vangelo e di educazione alla fede. L’educazione salesiana parte dalla situazione concreta della persona, dalla sua esperienza umana e religiosa, dalle sue angosce e ansie, dalle sue gioie e speranze, privilegiando la testimonianza nella trasmissione della fede e dei valori”.


AI DEFUNTI NON SERVONO FIORI…

Novembre (2010) mese dedicato al ricordo dei defunti
Nella Bibbia l’avvenimento della morte viene rappresentato in modo assolutamente naturale, come possiamo vedere nella narrazione della morte dei grandi personaggi biblici.
Altre volte la Bibbia ne parla in forma di meditazioni, dalle quali l’accettazione della morte traspare come una necessità naturale.
Con Gesù però la morte diventa una via verso Dio.
San Francesco d’Assisi la chiamava “sorella morte”perché grazie a lei ci incontriamo, se ne siamo degni, in modo definitivo con il nostro Dio.
La Bibbia afferma inoltre che quello che facciamo nella nostra vita è intimamente legato poi alla nostra morte. Se ogni tanto noi pensiamo che dobbiamo morire ci accorgiamo allora che il cammino della nostra vita diventa una grande semina. Con la nostra vita terrena stiamo veramente seminando oggi, ogni giorno, quello che raccoglieremo nella vita eterna un domani. La salvezza eterna dipende da quello che faccio mentre sono in vita, quindi non è un “castigo” o un “premio” che dipende, dopo la mia morte, solamente da Dio. Dopo la morte ci sono solo 3 possibilità di stato dell’anima per ogni essere umano: eternità in cielo (PARADISO), eternità lontani da Dio (INFERNO) o la transitorietà del PURGATORIO. Queste tre possibilità di stato dell’anima le scrive e le spiega molto bene Papa Benedetto XVI nella lettera “Spe Salvi” nei capitoli 45-48. Con la morte, la scelta fatta dall’uomo diventa definitiva, questa sua vita sta ormai davanti al Giudice. Ci troveremo quindi davanti a Dio con le caratteristiche e gli avvenimenti che abbiamo compiuto e vissuto nella nostra vita. Vediamo insieme il giudizio da dove arriva.
Possono esserci persone che hanno distrutto in se stesse il desiderio della verità e dell’amore. Persone in cui ha prevalso la menzogna e l’odio nella loro vita. Questa è una prospettiva terribile anche per tanta gente della nostra epoca che opera per la distruzione del bene e della verità, questo loro modo li porterà ad un giudizio eterno che si indica con la parola inferno.
Dall’altra parte ci sono persone purissime che si sono lasciate penetrare interamente da Dio e di conseguenza sono totalmente aperte al prossimo, persone delle quali la comunione con Dio alimenta tutta la loro vita fino al giorno della chiamata, la morte, che non li stacca da Dio ma li grazia con la vita eterna in Paradiso.
Infine, l’altra possibilità, è il Purgatorio che è transitorio. La persona morta con alcuni peccati, ma non in totale rottura con Dio quindi in peccato mortale, ha bisogno di purificarsi. Il Purgatorio così diventa il luogo del “bagno dell’anima”, si prepara e purifica per arrivare pulita e profumata nel cuore di Dio.
La Bibbia ci insegna che noi possiamo venire in aiuto dei defunti che si trovano in Purgatorio grazie alla preghiera. Quindi noi possiamo dare alle anime dei defunti in Purgatorio un ristoro e refrigerio con la celebrazione di Sante Messe, Preghiere ed Elemosine. Chi non proverebbe allora il bisogno di far giungere ai propri cari, già partiti per l’aldilà, un segno di bontà, di gratitudine o anche una richiesta di perdono?
La Chiesa è cosciente della necessità di pregare per le anime dei defunti e durante l’ottavario per i defunti la Chiesa concede l’indulgenza plenaria.
Poiché il peccato distrugge la comunione con Dio, per ristabilirla non bastano solo il pentimento e la confessione, c’è bisogno della riparazione del disordine provocato che deve essere espiato o sulla terra o in purgatorio. Mentre con la confessione cancelliamo la colpa ma non la pena, l’indulgenza plenaria rimette da sola tutta la pena.
Le condizioni per ottenere l’indulgenza sono:

- conversione del cuore ed esclusione di qualsiasi affetto al peccato,
- santa confessione (sacramento della “guarigione”)
- partecipazione alla santa Messa
- recita del Credo in chiesa o al cimitero
- recita del “Padre Nostro” secondo le intenzioni del Papa.
Si può ottenere l’indulgenza plenaria: dal 1° novembre all’8 novembre visitando il cimitero o la Chiesa e pregando in questa occasione per i defunti.
Dopo queste considerazioni, vi auguro che lo Spirito di Cristo Risorto ci aiuti a celebrare la memoria dei nostri fratelli defunti tenendo lo sguardo verso il Cielo, meta ultima del nostro pellegrinaggio terreno. Vi benedico di cuore.

Don Luigi C. (Milano)

Alle anime dei nostri cari defunti cosa serve?
La Santa Messa celebrata per loro, è una grazia enorme!

Preghiere
e elemosine a loro ricordo, è un refrigerio!
Un cero acceso, gli illumina la strada verso il Cielo!
Qualche goccia di acqua benedetta sparsa per loro, gli dà conforto!
Non sono quindi i fiori, seppur belli e colorati, che ormai abbelliscono le tombe ad aprire alle anime la porta del Cielo, ma le indicazioni qui riportate. Facciamone tesoro!


ASTINENZA E DIGIUNO

Meditazione per la Quaresima 2010
Accanto al richiamo continuo alla conversione del cuore, ci giunge l’invito a compiere atti penitenziali. Alcune volte, per il cristiano, tali atti rappresentano un dovere. Essi non hanno valore tanto in se stessi, quanto piuttosto per il fatto che esprimono l’atteggiamento interiore della conversione: la volontà di rinnovarsi e ritornare al Signore. Al tempo stesso, la disponibilità a sottoporsi a gesti anche esteriori  di penitenza rafforza la volontà di cambiare vita.
“Per legge divina, tutti i fedeli sono tenuti a fare penitenza, ciascuno a suo proprio modo…” (Codice di Diritto Canonico, canoni 1249-1253).
“Per legge divina” vuol dire che non è la Chiesa ad inventarsi questo dovere: esso ci è chiesto dal Signore, nella sacra Scrittura, come strumento che ci educa al distacco da ciò che, pur importante o utile o piacevole, non è necessario o, semmai, lo è di meno rispetto a Qualcun altro. È perciò un modo per affermare che Dio è l’Assolutamente necessario e tutto il resto è relativo.
Riportiamo, in corsivo, parte delle indicazioni che i Vescovi italiani ci offrono per dare attuazione alla disciplina penitenziale della Chiesa (Nota pastorale della Conferenza Episcopale Italiana, 4 ottobre 1994), dopo aver richiamato il senso cristiano del digiuno e dell’astinenza.

Gli impegni penitenziali chiesti in Italia ai credenti
1) La legge del digiuno “obbliga a fare un unico pasto durante la giornata, ma non proibisce di prendere un po’ di cibo al mattino e alla sera, attenendosi, per la quantità e la qualità, alle consuetudini locali approvate”.
Tale “unico pasto” può naturalmente essere distribuito in più momenti nell’arco della giornata.
2) La legge dell’astinenza proibisce l’uso delle carni, come pure dei cibi e delle bevande che, ad un prudente giudizio, sono da considerarsi come particolarmente ricercati e costosi.
È perciò evidente che, supponiamo, pur rispettando il “magro”, se si banchetta con piatto che è sì a base di pesce, ma di gusto ricercato e costoso, oppure ne mangio in quantità eccessiva, non sto compiendo un atto penitenziale. Anche nella scelta del cibo si suggerisce la sobrietà. Far di “magro” quindi non vuol dire solo il mangiar pesce, ma soprattutto mangiare pesce semplice e non ricercato.
3) Il digiuno e l’astinenza, nel senso sopra precisato, devono essere osservati il Mercoledì delle ceneri (o il primo Venerdì di Quaresima per il rito ambrosiano) e il Venerdì della Passione e Morte del Signore Nostro Gesù Cristo; è consigliato il Sabato Santo fino alla Veglia Pasquale.
4) L’astinenza (cioè non mangiare carne né rossa né bianca), deve essere osservata nei venerdì di Quaresima, a meno che coincidano con la solennità di San Giuseppe (19 marzo) o quella dell’Annunciazione del Signore (25 marzo). In tutti gli altri venerdì dell’anno si deve osservare l’astinenza nel senso detto oppure compiere qualche altra opera di penitenza, di preghiera e di carità.
Non è vero, perciò, come molti credono, che il venerdì va osservato solo in Quaresima.
5) Alla legge del digiuno sono tenuti tutti i maggiorenni fino al 60° anno iniziato; alla legge dell’astinenza coloro che hanno compiuto il 14° anno di età.
6) Dall’osservanza dell’obbligo della legge del digiuno e dell’astinenza può scusare una ragione giusta, come ad esempio la salute. Inoltre, “il parroco, per una giusta causa e conforme alle disposizioni del Vescovo diocesano, può concedere la dispensa dall’obbligo di osservare il giorno (…) di penitenza, oppure commutarlo in altre opere pie; lo stesso può anche il Superiore di un istituto religioso o di una società di vita apostolica, relativamente ai membri ed agli altri che vivono nella loro casa”.

Indicazioni per gli educatori nella fede ( genitori, catechisti, ecc…)
Nel tempo sacro della Quaresima i pastori e gli educatori nella fede sono invitati a favorire la riscoperta e l’approfondimento dell’originalità cristiana del digiuno e dell’astinenza, collegandoli intimamente con l’impegno a maturare nella vita di fede e di carità. In tal senso sono da valorizzare l’ascolto della Parola di Dio, una più intensa vita liturgica, iniziative di preghiera personale e di gruppo, forme di carità e servizio.
Significa che non è per nulla educativo e rispondente alla vera caratteristica dell’astinenza e del digiuno motivarli come occasione per fare la dieta o per dimostrare a sé stessi di essere capaci di stabilire qualche sorta di “record” (“ben 40 giorni senza toccare un cioccolatino o una sigaretta!”) allo scopo di potersene compiacere: l’autocompiacimento non va d’accordo con lo stile penitenziale, che insegna a mettere Dio al centro e a preoccuparci della gloria che deve andare a Lui solo.
È quindi lodevole la consuetudine di proporre alle comunità parrocchiali, anche nelle nostre Diocesi, una o più intenzioni di aiuto a favore delle situazioni di bisogno, verso le quali far convergere i frutti del digiuno e della carità.
I giovani -
continua la nota pastorale della Conferenza Episcopale Italiana - siano istruiti anche circa l’obbligo morale e canonico del digiuno, che ha inizio con i 18 anni. Ai fanciulli e ai ragazzi si propongano forme semplici e concrete di astinenza e carità, aiutandoli a vincere la mentalità non poco diffusa per la quale il cibo e i beni materiali sarebbero fonte unica e sicura di felicità ed a sperimentare la gioia di dedicare il frutto di una rinuncia a colmare la necessità del fratello: “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere” (At. 20,35).
Nei messaggi donati a Paratico la Madonna non ha mai chiesto tassativamente il digiuno a soli “pane ed acqua”. Nei suoi messaggi Maria indica un modo per digiunare, che può essere anche a soli “pane ed acqua”, quando la salute lo permette. Le persone anziane e malate non devono ascoltare le voci di quelle persone che dicono che il digiuno deve essere a soli “pane ed acqua”. Ricordiamo che tante possono essere le forme di digiuno e spesso ci dimentichiamo che la prima forma è quella di non giudicare e di stare zitti quando il nostro agire può arrecare danni ai fratelli. Questo articolo ha trovato posto in questo numero per due ragioni fondamentali, una perché stiamo iniziando la quaresima, l’altra perché nel messaggio di gennaio la Madonna ha chiesto il digiuno.


Incontro al Signore che viene!

Avvento-Natale 2009
Avvento è un vocabolo latino che nella nostra lingua italiana significa: presenza o venuta.
Nel linguaggio antico questo termine indicava l’arrivo di una grande personalità, in particolar modo l’arrivo del Re o dell’Imperatore. I Cristiani usano questa parola per esprimere la loro relazione a Gesù Cristo. Egli è per loro il Re che è venuto a far dono della sua visita ed è colui alla cui presenza, nell’assemblea liturgica, essi credono. I Cristiani con questa parola vogliono dire che Dio è Presente. Anche se non lo possiamo vedere, egli c’è e ci viene incontro, in molti e in diversi modi. L’Avvento allora ci deve riportare con la memoria due cose: la presenza di Dio nel mondo è già cominciata essendo già ora presente in mezzo a noi e la sua presenza ha appena avuto inizio e non è ancora compiuta ma è in fase di realizzazione.
Il carattere fondamentale dell’Avvento è l’attendere ed anche questo è sperare. Finché siamo in questo mondo il nostro credere ed il nostro amare sono in cammino ed incombe la minaccia che possano inaridirsi. Ma la luce di Dio risplende nonostante tutto in questo mondo e ci dà segnali di speranza perché Egli essendo già presente parla in molti modi e noi possiamo rivolgergli la parola. Infatti posso elevare il mio lamento e porre davanti a lui la mia sofferenza, le mie domande, le mie difficoltà, il tutto con la consapevolezza che è sempre lì in ascolto.
È per questo che durante questo tempo di Avvento voglio proporvi un cammino che ci aiuti a tornare alle radici della nostra fede in Gesù, il piccolo Bambino di Betlemme.
In questo tempo di grande vuoto interiore, che è vuoto di fiducia e di speranza, subentra il rischio che anche i più fedeli credenti vengano contagiati nella crisi della fede. Il rimedio in questo periodo di Avvento è che, attraverso la preghiera e la forza dello Spirito Santo che abbiamo ricevuto con i Sacramenti, ci aiutiamo a compiere un cambiamento di vita che ci permetta di vivere veramente un Santo Natale. Cerchiamo anche di vivere questo Avvento con alcuni impegni che ci aiutino in questo cammino come:

- cercare di trovare ogni giorno il tempo per meditare la Parola di Dio,
- cercare  di compiere un gesto di attenzione verso le persone che vivono ogni giorno con noi ma alle quali non dedichiamo tanto tempo,
- ricordarci delle nostre promesse battesimali e riscoprire la nostra chiamata alla santità,
- intensificare la nostra preghiera per avere un cuore nuovo per accogliere Gesù ogni giorno ed in particolar modo il giorno di Natale.
Questo ci aiuterà ad accogliere i segni che annunciano un Dio veramente diverso da tutti i nostri idoli, quegli idoli che ci siamo creati nella nostra vita e nel nostro tempo.
Allora il nostro Natale non sarà una poesia, ma sarà un evento di grazia che chiama ciascuno a conversione. Con questo augurio e con questa preghiera ci aiuti in questo cammino d’Avvento la nostra cara e tenera Mamma, la Mamma dell’Amore.
Con un ricordo nella preghiera giunga a tutti e a ciascuno la mia benedizione.

don Luigi C. (Milano)


Assunzione della Beata Vergine Maria

Carissimi, sono ben lieto di Meditare con voi sull’Assunzione della Beata Vergine Maria.
Il 1° maggio 1946 Pio XII aveva scritto a tutti i Vescovi del mondo la “Proposta di definizione del dogma dell’Assunzione della Beata Vergine Maria” con le seguenti parole: “Poiché il popolo cristiano non ha mai cessato di invocare e di sperimentare l’aiuto della santissima Vergine Madre di Dio, cosi l’ha in ogni tempo venerata con crescente devozione. E poiché, d’altra parte, l’amore quando sincero e profondo tende per sua natura a palesarsi con sempre nuove dimostrazioni, i fedeli hanno fatto a gara, attraverso i secoli, nel dare prova di pietà, ognor più ardente, verso la stessa Regina del Cielo”(...). Cardinali, patriarchi, arcivescovi, vescovi, sacerdoti, religiosi, associazioni, università e innumerevoli privati supplicano che sia definita e proclamata, come dogma di fede, l’assunzione corporea della beata Vergine Maria in Cielo. (Lettera Enciclica Deiparae Virginia Mariae). Mi piace molto sottolineare come “i fedeli hanno fatto a gara” lungo i secoli perché il dogma dell’assunzione fosse proclamato dai Papi e finalmente il 1° novembre 1950  Pio XII solennemente proclamò la Beata Vergine Maria, Assunta in cielo.
La fede e le continue invocazioni del popolo di Dio non potevano non toccare il cuore dei Vescovi i quali hanno confermato l’assenso per tale Dogma, che il Papa a nome della Chiesa in prima persona proclamò con tutto il suo cuore pieno di amore verso l’umile Ancella del Signore. Di fatto nella bolla “Munificentissimus Deus” il pontefice definisce la traslazione gloriosa della beata Vergine Maria in corpo e anima dalla terra al cielo, per virtù divina, a differenza dell’Ascensione di Gesù, il quale sali al Cielo per virtù propria.
Questo fatto è importante! In corpo e anima fu assunta la Madonna al Cielo. Lei non poteva essere deposta in una tomba dove il corpo doveva corrompersi come di fatto avviene per tutti noi, perché il Papa rivela il legame esistente tra l’esenzione dal peccato originale e l’esenzione dalla corruzione corporale, cosi che il dogma dell’assunzione ci appare come logica conclusione di quello della Immacolata Concezione; anticipazione della Risurrezione finale.
Certamente la bolla pontificia non spiega le modalità del trapasso di Maria, basando, all’essenza del mistero, il trasferimento della Vergine, in corpo e anima, nella sede dei beati.
Giovanni Paolo II ha detto che l’Assunta in cielo, Maria viene associata al potere di suo Figlio e si dedica all’estensione del Regno, partecipando alla diffusione della grazia divina nel mondo: Maria è la Regina che possiede ed esercita sull’universo una sovranità donatale dallo stesso suo Figlio.
Stabilita dal Signore “Regina del cielo e della terra” elevata al di sopra di tutti i cori degli Angeli e di tutta la gerarchia celeste dei Santi, sedendo alla destra del suo unico Figlio, Gesù Cristo, Ella ottiene con grande certezza quello che chiede con le sue materne preghiere. I cristiani guardano dunque con fiducia a Maria Regina e questo non soltanto non diminuisce, bensì esalta il loro abbandono filiale in colei che è Madre nell’ordine della grazia. Invochiamola spesso e chiediamole soccorso.
Assunta alla gloria celeste, Maria si dedica totalmente all’opera della salvezza per comunicare ad ogni vivente la felicità che le è stata concessa. “È una regina che dà tutto ciò che possiede, partecipando soprattutto la vita e l’amore di Cristo” (Giovanni Paolo II).
In concreto la Chiesa ci invita a credere che l’aldilà dopo la morte non è un favola, non è un nulla ma è il Paradiso. La Madonna collabora con Gesù a far sì che ci meritiamo di andare da loro in corpo e anima per noi dopo la fine del mondo, per godere la bellezza e l’armonia Divina alla quale siamo chiamati da sempre.
Dolce Regina e Mamma dell’Amore, aiutaci a capire che noi dobbiamo venire a te con tutto il nostro cuore. Donaci la Sapienza dell’umiltà, per sempre vivere con te in Santità.

Padre Piero M. (Torino)

La festa dell’Assunzione al Cielo di Maria celebra il mistero dell’immediata glorificazione personale della Madre e cooperatrice del Redentore subito dopo il corso della sua vita terrena. L’Assunta ha un valore escatologico per la speranza del popolo di Dio in cammino sulla terra, finché non si compia il giorno del Signore. C’è sempre stata indicata come immagine della Chiesa nella gloria finale e noi la invochiamo quando recitiamo la preghiera dell’Ave o Maria, ci rivolgiamo a Lei affinché ci sia vicina nell’ora della nostra morte. Nel piano salvifico di Dio, questo evento dell’Assunzione al cielo di Maria ha finalità di segno per l’intero popolo di Dio, segno di speranza sicura per il conseguimento completo del Regno di Dio, così anche la vita eterna con Lui in Paradiso.
Noi non adoriamo Maria come affermano altre religioni, ma la preghiamo e veneriamo perché Ella è colei che ha detto sì a Dio e ci insegna a dire il nostro quotidiano sì al suo amore. Il Santo Curato d’Ars diceva: “Penso che alla fine del mondo, la Vergine Maria se ne starà finalmente tranquilla, ma finché il mondo esiste appare per indicare agli uomini la via per la salvezza eterna”.
Anche noi, fino alla fine dei tempi, possiamo domandarle di pregare per noi, poiché abbiamo bisogno della preghiera gli uni per gli altri per crescere nella fede. Ciò in modo particolare quando le varie prove della vita ci toccano. Che Maria ci aiuti a vivere la nostra croce nella fede! “Santa Maria, chiedi a Dio e prega per noi peccatori”. Il mese di agosto è per molti il mese delle vacanze e vicino a molti paesi ci sono ovunque Santuari Mariani che sono sempre meta privilegiata di tanti fedeli. Essi sono i luoghi che testimoniano la particolare presenza di Maria nella vita della Chiesa. Essi fanno parte del patrimonio spirituale di un popolo e possiedono una grande forza spirituale attrattiva. I Santuari mariani sono come la casa della Madre Maria, tappe di sosta e di riposo nella lunga strada che porta a Cristo. Se ci è possibile durante le prossime vacanze facciamo sosta in qualche Santuario perché essi sono luoghi in cui si riprende il contatto con le grandi ricchezze che Cristo ha affidato alla Chiesa e possono essere luoghi per ritornare a Cristo mediante i Sacramenti e il materno accompagnamento di Maria. Buone vacanze nello spirito, vi benedico di cuore.

don Luigi C. (Milano)


Luglio consacrato al Sangue di Gesù

Carissimi, il mese di luglio è dedicato dalla devozione al Preziosissimo Sangue di Gesù. Negli scritti di San Gaspare del Bufalo, che ha fondato la congregazione dei missionari del Preziosissimo Sangue alla quale io appartengo, si dice che noi missionari dobbiamo offrire ogni giorno il Sangue di Gesù in tutta la terra per la redenzione del mondo intero.
Scriveva in una sua lettera il grande Santo, che vedeva talvolta nella sua mente una moltitudine di opere che vanno per tutta la terra con il calice santo della redenzione offrendo al Divin Padre il sangue divino, pacificando, per mezzo di questo sangue e insieme applicando alle anime, “giustificati nel sangue” (Rm 5,9), mentre tanti abusano del prezzo della redenzione quale utilità nel suo sangue (Salmo 29).
Vi siano allora uno stuolo di anime che con solenne culto cerchino di compensare e riparare ai torti che riceve Gesù. Dobbiamo in questo mese riscoprire nella nostra preghiera questa importanza del Preziosissimo Sangue sparso per noi. La sua contemplazione richiede da noi un cambiamento di vita, cioè un sovvertimento di tutte le nostre categorie mentali per conformarle a quelle di Cristo, sì, da poter guardare a quel Sangue di Gesù come sorgente di vita e ci comunione tra Dio e noi.
I Vangeli ci richiamano alla necessità di bere in Sangue di Cristo quale condizione per avere la vita eterna. Bere il Sangue di Gesù significa anche condividere la vita di Cristo fino alla donazione del proprio sangue nel martirio, significa anche impegnarsi a vivere nello stesso amore sacrificale e oblativo di Cristo al Padre per i fratelli. Inoltre, bere insieme dal calice il Sangue di Cristo significa impegno a vivere nella carità di Cristo fino a donare la vita gli uni per gli altri perché siamo riconoscenti come suoi discepoli (cfr. Gv 13,34).
Questa comunione con la vita di Cristo ha efficacia anche sul corpo: “chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna ed Io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv 6,54).
Anche Santa Caterina da Siena in una sua lettera scrive che dobbiamo amare e inebriarci nel Sangue del Dolce Agnello che ha fatto forte la rocca della nostra anima. Gesù è venuto come nostro capitano e con la sua mano disarmata e inchiodata alla croce, ha sconfitto i nostri mali e il suo Sangue è rimasto sul campo per arrivare a noi e combattere senza alcun timore le forze del male.
Anche noi combattiamo, ponendoci davanti al Sangue dell’umile ed immacolato agnello, che ci renderà forti ed animati nella battaglia contro il male. Nel Sangue di Cristo si perderà ogni timore e rivolta ai preti, sempre Santa Caterina, dice che “diventerete i santi pastori buoni, perderete la vostra vita per le pecore se serve”.
È lo stesso invito che ci propone Papa Benedetto XVI in questo anno di conversione per i preti e per la Chiesa. Preghiamo insieme affinché questo anno diventi un’occasione di rinnovamento interiore nella riscoperta gioiosa della propria identità di preti. Preghiamo Maria Mamma dell’Amore, lei che ha donato molti messaggi per la Chiesa e per i Sacerdoti, interceda per noi. Preghiamo il Sangue di Gesù per avere Sacerdoti santi. Se i Preti sono santi, la gente è in buone mani e diventeranno santi, si santificheranno giorno dopo giorno ed ameranno sempre più Dio ed i fratelli. Vi benedico per intercessione del Sangue Preziosissimo di Cristo Gesù.                 

don Luigi C. (Milano)


Consacrato al Cuore di Gesù

Carissimi, sono felice di poter scrivere sulla devozione al Sacro Cuore di Gesù che sappiamo è diffusa in tutto il mondo.
La Spiritualità del Cuore di Gesù affonda le sue radici nel colpo di lancia inferto dal soldato romano nel costato di Gesù sulla Croce. Una ferita da cui sono sgorgati sangue ed acqua e l'amore misericordioso di Dio: “Nel linguaggio biblico - nota Papa Benedetto XVI - “il cuore” indica il centro della persona, la sede dei suoi sentimenti e delle sue intenzioni.
Nel cuore del Redentore noi adoriamo l’amore di Dio per l’umanità, la sua volontà di salvezza universale, la sua infinita misericordia. Rendere culto al Sacro Cuore di Cristo significa pertanto, adorare quel cuore che, dopo averci amato sino alla fine, fu trafitto da una lancia e dall’alto della Croce effuse sangue e acqua, sorgente inesauribile di vita nuova” (Angelus del 4 giugno 2005).
Cercare di conoscere e amare Dio non sarebbe forse una evasione che ci dispenserebbe dall’amore dei fratelli? Nel Sacro Cuore di Gesù troviamo in modo particolarmente suggestivo sia la rivelazione che Dio è Amore, sia la via per crescere nella sua conoscenza, poiché mettendoci alla sua scuola il nostro cuore potrà trovare in Lui riposo. Diceva Sant’Agostino: “Il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te, Signore”. Più siamo alla scuola di Gesù, ossia miti e umili di cuore, più Dio si fa misteriosamente conoscere a noi e questo movimento porta nuovi progressi anche nell’Amore per i fratelli.
Sappiamo come Gesù affidò a Santa Margherita Maria Alacoque la Devozione al Suo amatissimo Cuore, anche con la pratica dei primi nove venerdì del mese. In una sera della ottava della festa del Corpus Domini del 1675 ella vide il Redentore che, mostrandole con il dito il proprio Cuore, le disse: “Ecco quel Cuore che tanto ha amato gli uomini e che nulla ha risparmiato, fino a esaurirsi e a consumarsi, per testimoniare loro il suo amore. In segno di riconoscenza, però non ricevo dalla maggior parte di essi che ingratitudini, per le loro irriverenze, i loro sacrilegi, e per le freddezze e i disprezzi che essi mi usano in questo sacramento d’amore. Per questo ti chiedo che il primo venerdì dopo l’ottava del Corpus Domini sia dedicato a una festa particolare per onorare il mio Cuore ricevendo in quel giorno la Santa Comunione e facendo un’ammenda d’onore per riparare tutti gli oltraggi ricevuti durante il periodo in cui è stato esposto sugli altari. Ti prometto che il mio cuore si dilaterà per effondere abbondantemente le grazie del suo divino Amore su coloro che gli renderanno quest’onore e procureranno che anche glielo rendano”.
Commovente l’appello di Gesù che dilata il Suo cuore per noi peccatori e bisognosi della Sua Misericordia. Ascoltiamolo, seguiamolo, amiamolo e di sicuro i Suoi raggi luminosi che escono dal Suo costato ci attireranno al Suo Amore perché Dio è Amore.
Dio ha un amore grande per tutta la Chiesa che, attraverso i secoli, esercita quel mandato che Gesù diede agli Apostoli: “Andate in tutto il mondo e dite la mia misericordia, battezzate quindi le genti nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”.
Chi mai potrà guidarci a ricevere questo annuncio di Salvezza e di Misericordia se non i Successori degli Apostoli, il Papa, i Vescovi e i Sacerdoti? Papa Benedetto XVI il 16 marzo di quest’anno ha indetto uno speciale Anno Sacerdotale: “Il presbitero (sacerdote) sia un testimone riconoscibile di Cristo”. Abbiamo ancora oggi bisogno di Santi Sacerdoti come lo è stato il Curato d’Ars (San Giovanni Maria Vianney ).
Il Papa ha detto che quest’anno Sacerdotale, dal 19 giugno 2009 al 19 giugno 2010, ha lo scopo di sottolineare che ogni Sacerdote deve tendere alla “Perfezione Spirituale” perché il suo ministero sia efficace. È importante, dice il Papa, che “il Sacerdote sia ben formato sulla scia degli insegnamenti conciliari e sia sempre riconoscibile, nella moralità e nell’aspetto”. Santificare, insegnare e guidare.
Dal momento in cui un Vescovo gli impone le mani sul capo, la vita di un sacerdote deve dare testimonianza di questi tre valori: Santificare, Insegnare e Guidare. Prima di essere un ufficio sono un dono “grazie al quale il Sacerdote partecipa a una “vita nuova” acquisisce quello “stile” che fu di Gesù e quindi degli Apostoli. È in questa partecipazione alla vita di Cristo che diventa anche una potestà, a rendere “necessaria anzi indispensabile” la tensione verso la perfezione morale. Proprio per favorire questa tensione dei sacerdoti verso la perfezione spirituale dalla quale soprattutto dipende l’efficacia del loro ministero, il Papa ha deciso di indire uno speciale Anno Sacerdotale anche in occasione del 150° anniversario della morte del Santo Curato d’Ars, Giovanni Maria Vianney, vero esempio di Pastore del servizio del gregge di Cristo. Mi piace come stia a cuore al Papa la vita di noi Sacerdoti. Io sono felice di essere Sacerdote e chiedo che veramente il Santo Curato sia di esempio per me e tutti i miei confratelli.
In ultima istanza aggiungo le parole che Papa Benedetto ha lasciato ai futuri diplomatici della Santa Sede, ovviamente saranno Sacerdoti e Vescovi (Nunzi Apostolici) della Chiesa Cattolica in vari Paesi: “C’è un CODICE che permette ai cristiani di decifrare le problematiche del mondo, esso è il VANGELO”. Il Papa ha sollecitato i futuri Sacerdoti a coltivare una forte identità spirituale per non cedere alle lusinghe di una comoda carriera e o lasciarsi deviare da “logiche troppo terrene”. Essere nel mondo, quindi, senza essere del mondo.
“L’essere uomini di intensa preghiera” ha indicato il Papa ai giovani di fronte a sé, “vi aiuterà sempre a superare solitudini e incomprensioni e a non perdere di vista l’essenzialità del servizio ovunque sia svolto o si svolgerà”.
Il Signore ci vuole Santi cioè tutti “suoi”, non preoccupati di costruirci una carriera umanamente interessante o comoda, non alla ricerca del plauso e del successo della gente, ma interamente dediti al bene delle anime, disposti a compiere fino in fondo il nostro dovere con la consapevolezza di essere “servi inutili”, lieti di poter offrire il nostro povero apporto alla diffusione del Vangelo”. (Udienza Pontificia del 23 maggio 2009).
Preghiamo per tutti i Sacerdoti nel mondo e, cari fratelli e sorelle, amateci!
Giugno sia veramente un mese vissuto nel nome del Cuore di Gesù che ci ama, ci segue e ci dona la Sua presenza oggi e sempre. Vi benedico.

Padre Piero M. (Torino)

 Nel mese di giugno la pietà popolare cristiana orienta il nostro spirito verso il mistero del Sacratissimo Cuore di Gesù. Celebrare il cuore di Cristo significa rivolgersi verso il centro intimo della persona del nostro Salvatore, quel centro che la Bibbia identifica appunto nel suo cuore, sede dell’amore che ha redento il mondo intero. Se già il cuore umano rappresenta un insondabile mistero che solo Dio conosce, quanto più sublime è il Cuore di Gesù nel quale pulsa la vita stessa del Verbo di Dio. In esso si trovano tutti i tesori della sapienza e della scienza e tutta la pienezza della divinità, che scopriamo se meditiamo le litanie del Sacro Cuore. Cerchiamo in questa meditazione di approfondire insieme alcuni punti che ci aiutano a capire ed amare di più questo Cuore di Gesù.
Cuore di Gesù, formato dallo Spirito Santo nel seno della Vergine Maria, abbi pietà di noi!
Questa invocazione si riferisce al mistero che meditiamo quando recitiamo l’Angelus Domini. Per opera dello Spirito Santo è stato formato nel grembo di Maria l’umanità di Cristo. Per opera dello Spirito Santo è stato formato in questa umanità di Cristo il Cuore. Mediante questo cuore, che si apre all’umano, noi riceviamo la nostra pienezza in Cristo.
Cuore di Gesù, unito alla persona del Verbo di Dio, abbi pietà di noi!
L’espressione “Cuore di Gesù” richiama poi la tristezza di Gesù per il tradimento di Giuda. Ma è poi lo stesso tradimento di molti cristiani che oggi si comportano come tali con Gesù. Ma Egli ci fa capire che l’amore infinito verso il Padre è amore senza limiti verso l’uomo, nonostante i suoi tradimenti quotidiani. L’unione del Cuore di Gesù alla persona del Verbo di Dio ci fa capire che Gesù  ama umanamente, soffre umanamente, gioisce umanamente e ciò ci fa sentire la sua vicinanza ogni giorno.
Cuore di Gesù abisso di tutte le virtù, abbi pietà di noi!
Come ogni uomo vero Gesù pronuncia l’interiore linguaggio del suo cuore mediante le virtù che ogni uomo dovrebbe praticare come la prudenza, giustizia, fortezza, temperanza, ecc… Quanto più queste virtù sono radicate nell’uomo, tanto più grande è la loro profondità nella nostra vita. Con questo sentimento comprendiamo la litania che dice: Cuore di Gesù, dalla cui pienezza noi abbiamo ricevuto, abbi pietà di noi! Di che cosa è pieno il cuore di Gesù? È pieno d’amore!
Tutto ciò che Lui ha fatto sulla terra, rende testimonianza a questo amore verso la salvezza di ogni uomo. Questa pienezza d’amore non esaurisce mai.
Cuore di Gesù, desiderio dei colli eterni, abbi pietà di noi!
Questo Cuore, è veramente il desiderio degli uomini di questi tempi? Guardandoci in giro si direbbe il contrario. Un mondo che vive di compiacenza, di immoralità, di superbia, è molto lontano dal desiderio del Cuore di Gesù di donarsi alla vita eterna con Lui. Un mondo che purtroppo rimane estraneo, a volte addirittura ostile, nei confronti della vita spirituale e della vita eterna. Però rimane vivo in tante persone cristiane la generosità di prendere su di loro parte della sofferenza per riparare insieme con Cristo ai peccati del mondo.
Allora anche noi, in questo mese dedicato al Cuore di Gesù Signore, uniamoci a queste anime con le nostre preghiere, le nostre offerte di sofferenze come “vittime” per la salvezza di tanti nostri fratelli e sorelle che vanno alla perdizione.
Ci aiuti Lei, la Vergine Maria, la Madre dei dolori, Lei che era presente ai piedi della Croce, ci aiuti. Lei, Mamma dell’Amore, ci aiuti ad unirci al Cuore di Suo Figlio per la salvezza del mondo intero e accolga il nostro cammino di preghiera. Vi benedico e saluto di cuore.

don Luigi C. (Milano) 


TOTUS TUUS!

Maggio con Maria. - Abbiamo da poco festeggiato la Pasqua e tutti i preparativi che ci hanno accompagnato alla Resurrezione di Gesù, ci hanno fatto meditare, in particolar modo il venerdì santo, che Gesù ci dona Maria come Madre. “Stavano presso la croce di Gesù sua madre. Gesù allora, vedendo la Madre e li accanto il discepolo che egli amava, disse alla Madre: “Donna ecco tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco tua Madre”. Da quel momento il discepolo la prese nella sua casa”. (Gv. 19,25)
Però molti, anche ai giorni d’oggi, non si rendono conto che abbiamo una Madre che ci ama immensamente, che intercede per noi e che tutto può ottenere se veramente ci affidiamo a Lei.
In questi tempi, in modo particolare, nonostante il dono di numerose apparizioni e di Papa Giovanni Paolo II, grande devoto di Maria, si diffonde tra i sacerdoti e tra tanti credenti un certo rifiuto. Uno degli aspetti più difficili della fede, oggi, è quello di credere quanto siamo amati veramente amati dal Cuore di Gesù e Maria.
Questo diventa più difficile perché nel mondo si vede tanto male che oscura la nostra conoscenza di Dio, questo male che è dentro di noi e inquina il nostro cuore. Basta una disgrazia, un incidente, una malattia o la morte di una persona cara che, spesse volte, ci rivolgiamo a Dio con rancore e chiedendo a Lui il perché. Diventa sempre più normale, senza la fede, chiudersi sempre più nel risentimento, come se Dio ci avesse fatto un grave torto.
Credere all’amore di Dio e di Maria per noi è una grande grazia e nel medesimo tempo diviene anche un cammino di santità. Questa considerazione ci deve far pregare molto perché non è facile quando siamo nella sofferenza vedere le cose chiaramente, ma non possiamo non ringraziare il Signore che ci ha donato questa grande luce che è Maria.
Maria è una madre che ci accompagna lungo il corso della nostra vita, dal concepimento fino alla morte, come ha fatto con Gesù. Nel viaggio della nostra vita verso l’eternità, ognuno di noi, è chiamato a seguire Gesù. Sappiamo che è difficile da soli, con le proprie forze, seguire il cammino che Gesù ci indica nei Vangeli. Se perdiamo la strada, chi ci viene incontro? Se cadiamo lungo il cammino chi ci risolleva? È Maria che ci soccorre, Lei, la Madre che Gesù ci ha donato. Come ci dice San Luigi Grignion de Montfort, è Maria che addolcisce la via della salvezza che è stretta e in salita. Il suo compito materno è quello di indicarci la via giusta. Una volta che ci incamminiamo con Lei, non ci abbandona un solo istante, finché non abbiamo raggiunto la meta, là dove Lei ci attende nello splendore della sua gloria in Paradiso.
Maria è una Madre che ci guida con fermezza piena di speranza. Le indicazioni e i consigli che Lei ci dona non sono mai sbagliati.
Dai tempi più lontani i Cristiani pregano: “Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte”. In quell’ora Maria è presente perché nessuno dei suoi figli precipiti nell’abisso dell’inferno, ma passi attraverso la porta dell’eterna benedizione. Per chi è fedele e vuole seguire Gesù, Dio Onnipotente ha voluto che avesse sempre a fianco la tenera Madre Maria. Quando le porte dell’eternità sono varcate tenendo per mano Maria, non possiamo temere il giudizio di Dio. Questo ci fa capire che, se teniamo per mano Maria nel cammino della nostra vita cristiana e la seguiamo fiduciosi, non potrà fallire il raggiungimento della meta dell’eternità in Paradiso. Per questo Maria, durante le sue apparizioni, ha sempre insistito nella recita del Santo Rosario, in modo particolare durante il mese di maggio che stiamo attraversando.
Dobbiamo quindi avere in mano questa immagine di Maria, come dice San Luigi Grignion de Montfort, in cui “il cristiano degli ultimi tempi deve procedere con il Rosario in mano e con il crocefisso nell’altra”. Termino con questa raccomandazione di avere completa fiducia nel ricorso e nell’intercessione della Madonna Santissima, pregandola e invocandola ogni giorno, più volte al giorno, nel nostro cammino di fede. Ricordiamo tutto questo e non dimentichiamoci mai di guardare a Maria come alla nostra massima protettrice. Vi saluto e benedico di cuore.

don Luigi C. (Milano)  MAGGIO 2009


Tempo di Pasqua…

Pasqua 2009 - “Questo è il giorno che ha fatto il Signore, rallegriamoci ed esultiamo!”
Dobbiamo rendere grazie al Signore perché è buono e perché con la Risurrezione dai morti ci invita a credere che Lui è il Signore della vita alla quale tutti siamo chiamati. Noi siamo invitati a rimanere in Lui e con Lui sempre, sempre. “Il Signore della vita era morto; ma ora vivo, trionfa.” Raccontaci, Maria, che hai visto sulla via? La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo Risorto e gli angeli suoi testimoni, il sudario e le sue vesti. Cristo, mia speranza, è Risorto! (cfr sequenza pasquale).
L’annuncio gioioso che ci viene dato nella notte del sabato Santo e che per tutto il periodo Pasquale risuona nei nostri cuori ci invita a rimanere nella Luce di Gesù che, vedendo Maria di Magdala piangere, le chiese: “Donna perché piangi? Chi cerchi?” Poi la chiamò dicendole: “Maria!”
Gesù chiama per nome coloro che lo cercano, coloro che a Lui si consegnano e hanno fiducia nel Suo Amore Misericordioso. Perché Gesù la chiama per nome? Maria di Magdala andò ad annunciare ai discepoli la grande notizia: “Ho visto il Signore!” (Gv 20,11 ss). Maria corre dagli Apostoli. Pasqua significa testimoniare Gesù ai vicini e ai lontani con la nostra vita, con la nostra fede e poi con l’aiuto della parola. Ricordate quei Greci che chiedevano a Filippo di vedere Gesù? Filippo lo disse ad Andrea e poi andarono da Gesù! Noi dobbiamo fare come loro che hanno visto e creduto all’Amore lo annunciano ai fratelli.
Nel nostro quotidiano vediamo che realmente il nostro Papa si sta facendo costante annuncio della presenza di Gesù nella Chiesa, nel mondo e nonostante ostacoli infiniti, calunnie nei suoi confronti molto pesanti, Egli non teme di darci Gesù, aiutarci a vivere in Gesù, non è forse un grande Testimone del nostro tempo? Cosi noi, carissimi, dobbiamo essere lampade viventi, primavere di Dio, che senza timore annunciamo Gesù a tutti e anche quando si fa sera nella nostra anima, come i due di Emmaus possiamo dire: “Resta con noi Signore!” Gesù ci verrà incontro oltrepassando le porte delle nostre fragilità spirituali ed umane, come fece la sera di Pasqua nel cenacolo davanti agli Apostoli e disse loro: “Pace a voi!”. In quell’istante i discepoli gioirono al vedere il Signore, ci racconta sempre l’Evangelista Giovanni. A Tommaso, che non credette, mostrò le mani ed il costato per fargli vedere che veramente era il Risorto. Noi non dobbiamo far sì che Gesù ci chieda tanto, ma chiediamolo noi a Lui di farci vivere il suo cammino di luce attraverso il Suo Cuore pieno di Misericordia, le Sue Piaghe piene di grazie infinite, quelle grazie che elargisce quando ci consegnamo al Suo Amore con tanta fede e fiducia.
Cristo Risusciti, nei nostri cuori, Cristo sia nel nostro cuore oggi e sempre, sempre… Gesù, quando apparve sulle rive ad un gruppo di Discepoli, li invitò a gettare le reti che inutilmente avevano lanciato in mare durante la notte ed esse furono ripiene di pesci e Gesù si soffermò con loro a mangiare pane e pesce. Era la terza volta che Gesù appariva ai suoi Discepoli. Un incoraggiamento per andare avanti, come accolse le lacrime di Maria di Magdala e la chiamò per nome e oggi ci direbbe: “Senza di Me non potete far nulla”. Oggi? Sì, non possiamo fare nulla senza Gesù!
Lasciamoci trascinare dal suo Amore per essere Amore e donare Amore.
Accostiamo la nostra mano toccando le cicatrici dei chiodi e non rimaniamo increduli perché Gesù è veramente Risorto per noi! Non rimaniamo a piangere, non cerchiamo invano chissà dov’è Gesù, Egli è Risorto! È veramente Risorto e vive in mezzo a noi!

Padre Piero M. (Torino)


Quaresima, tempo di grazia…

Quaresima 2009 - La quaresima è il tempo che la Chiesa ci presenta per prepararci bene alla celebrazione della Pasqua di Resurrezione di Gesù. Questa deve essere per tutti un periodo di impegno nel quale ciascuno di noi, nella profondità del suo cuore, si impegna ad inserire in ogni circostanza ed in ogni situazione nella propria vita il Signore Gesù.
Il segreto per vivere bene questi giorni è quello, prima di tutto, di riconoscerci peccatori e allo stesso tempo graziati per mezzo della Passione di Cristo con la grazia del perdono di Dio.
Quindi dobbiamo accogliere questo periodo forte come un grande dono che il Signore ci fa e renderci conto che, come ci suggerisce San Paolo nei suoi scritti, questo è il tempo in cui ci dobbiamo lasciare riconciliare con Dio.
Questa quaresima è il momento favorevole per cambiare vita approfittando di questa opportunità che il Signore ci dà perché nessuno sa quante ancora ce ne può concedere nel resto della nostra vita. Per vivere bene questa quaresima il primo passo è la CONVERSIONE. Per ottenere questo dobbiamo chiederci, nel silenzio del nostro cuore, come è oggi il nostro atteggiamento nei confronti di Dio. Guardiamo quindi un po’ dentro, in profondità e chiediamoci dove sono piantati gli ormeggi della nostra vita. Chiediamoci se c’è ancora la fede nel nostro cuore? La fiducia in Dio quanta è? Lasciamoci guardare da Lui!
Tante volte, nonostante tutto poniamo tante resistenze all’invito di Gesù di seguirlo. Nonostante i nostri limiti, fallimenti e sofferenze dobbiamo lasciare che il suo invito penetri nel nostro intimo, si sciolga nel nostro cuore. Allora questo ci darà il conforto che il Signore cammina con noi, che illumina la nostra vita rendendola più serena.
Questo però non è possibile senza la PREGHIERA. Questa quaresima, come ci esorta Maria nel suo messaggio, diventa il tempo più giusto ed appropriato per pregare.
La tradizione della Chiesa propone ai suoi fedeli dei ritmi di preghiera destinati ad alimentare la preghiera continua: la preghiera del mattino e la preghiera della sera.
Molti battezzati hanno perso questa usanza che c’è stata insegnata e trasmessa dai nostri genitori. Cerchiamo in questa quaresima, e non solo, di far spazio alla preghiera giornaliera, questo è un grande dovere verso Dio da parte di noi cristiani. Risulta assai importante la PREGHIERA DEL MATTINO, appena alzati questa ci permette di ricordarci subito che noi apparteniamo a Dio e di consacrare l’intera giornata a Lui nostro Creatore.
Il salmo 5 dice: “Fin dal mattino Dio ti invoco e sto in attesa, al mattino giunge fino a te la mia preghiera”. Anche il Vangelo dice che Gesù si alzava di buon mattino per andare in un luogo solitario a pregare. È il momento della giornata in cui ci si immerge di più nella Resurrezione di Cristo, che infatti avvenne di buon mattino al sorgere del sole.
La PREGHIERA DELLA SERA è un’altra tappa della giornata del cristiano. La chiusura della giornata, contrassegnata dalla preghiera prima di dormire, è il momento in cui si ringrazia Dio per tutti i doni ricevuti durante il giorno, chiedendo anche il perdono per le mancanze commesse. Inoltre con questa preghiera serale si affida a Lui la notte affinché venga protetta da ogni male. Tutti questi aiuti della preghiera, intensificata nel momento della quaresima, conferiscono a tutti noi una direzione
spirituale verso la nostra salvezza e ci ricordano una sola cosa, che la storia di tutta la nostra vita si concluderà con l’ETERNITÀ.
Per questo l’Eterno va continuamente chiamato, lodato, amato e ricordato nel nostro tempo presente. Per questo la Bibbia ci ricorda di pregare incessantemente e ci richiama pure alla necessità di ricordarci di Dio più spesso di quanto noi respiriamo.
Oltre che il tempo propizio per la preghiera, la quaresima, è il tempo di qualche sacrifico in più. È il tempo che ci permette di parlare con gli altri della croce, cioè di tutte le sofferenze e dei dolori che magari tanta gente, a noi vicino, prova nella propria vita e in quel momento ha bisogno di un conforto e di una preghiera. Forse questo ci renderà più partecipi alle sofferenze degli altri e insieme vivremo con maggior fede la Via Crucis. La nostra vita spesse volte è una Via Crucis perché, prima o poi, tutti passiamo attraverso le ferite della vita ed allora, pregando le stazioni della Via Crucis, accettiamo sempre più di fare questo cammino con Cristo Signore. Quaresima è anche condivisione ed elemosina. Tutto l’anno noi dobbiamo essere attenti alle esigenze dei poveri e dei bisognosi ma con maggiori sforzi, nel tempo della quaresima, noi possiamo esperimentare questa vicinanza a loro con gesti concreti ricchi d’amore.
Con questo vi auguro una buona quaresima così da arrivare alla Pasqua con la conversione dei cuori in un mondo, oggi più che mai, tanto tribolato.
Affidiamo alla Mamma dell’Amore questo cammino quaresimale. Vi benedico di cuore.

Don Luigi C. (Milano)


Un pensiero ai malati...

La Conferenza Episcopale Italiana in Occasione della XVII Giornata Mondiale del Malato ha stampato un piccolo sussidio dal titolo “Educare alla salute, educare alla vita”. La mia riflessione sulla giornata mondiale del malato ed in particolare sulla sofferenze prende spunto proprio da questo volumetto.
La salute è uno stato di completo benessere? <La salute non è un perfetto benessere, ma equilibrio relativo, che contempla anche in sé la disabilità e la precarietà>. Il concetto salute e disabilità comportano non solo nozioni bio-mediche, oppure bio-psicosociali. È ancora più importante rilevare la sfera spirituale dell’incontro con la precarietà. La coesistenza di salute e disabilità è in ognuno di noi e ci spinge a considerare la transitorietà del nostro pellegrinaggio terreno con la sua fragile precarietà e, insieme, con la sua promessa di compimento.
Semplicemente ci chiediamo: la salute cosa è e cosa non è? Tutti noi da sani possiamo ammalarci e quindi siamo soggetti alla fragilità del momento perché la malattia quando arriva ci conduce a vivere volenti o non volenti l’esperienza della fragilità umana. Il nostro pellegrinaggio terreno, ha senso di transitorietà bisognerà curarsi, e vedere il momento della malattia e della prova dietro la prospettiva spirituale e non solo medica, psicologia, sociale ecc.
Papa Giovanni Paolo II ha voluto istituire questa annuale giornata Mondiale del malato per metterla nella traiettoria della fede, educando Operatori Sanitari e chi assiste i malati in casa a far si che bisogna umanizzare il volto della sofferenza ma anche illuminarla con la Luce di Cristo che è venuto sanando, beneficando, liberando l’uomo malato sofferente dal non senso che invece molti vivono sulla malattia e sulla sofferenza. In questi giorni una ragazza di 18 anni è in coma in un Ospedale di Torino. Un infermiere mi ha chiesto: “Ha senso tutto questo?”. È una bella ragazza, figlia unica e l’ha ridotta in questo stato un boiler difettoso per cui ha respirato ossido di carbonio.
L’infermiere, molto scosso, mentre lavorava con amore (come tutto il personale del reparto), mi ha dato lo spunto di capire il suo soffrire interiormente, nell’intimo, e questa domanda non ha risposta matematica nemmeno da parte del prete, ma non ho tradito la sua attesa e gli ho risposto che in questo momento gli sono vicino con tutto il mio cuore, a lui infermiere gli sono vicino con la mia non risposta, e con l’amore mio sacerdotale. Capite che Educare al senso della prova non è semplice, ma sono convinto che questa giornata sia logico viverla come dono, offerta da presentare al cuore del medico, del famigliare, della Parrocchia, del Cappellano ecc, senza pretesa di risposta esaustiva, ma che dica che non ti prendo in giro. La giovane donna Eluana, un caso attuale che mette alla prova molti cuori sia da una parte che dall’altra. Un primario mi ha chiesto se ero d’accordo per quanto ha detto il Cardinale Poletto in merito e io ho risposto che io sono per la vita e non per la morte. Il primario ha completato il discorso dicendomi: “Noi qui manteniamo in vita pazienti da mesi immobili che gradualmente si riprendono verso una vita più normale, più sana… le famiglie si fidano di noi che diamo ai loro degenti la vita. Mai farò morire un paziente”.
Educare alla salute e alla vita significa avere le idee chiare. Sono a contatto con disabili e tetraplegici che ogni giorno avvicino con amore e quanto amore loro mi ridanno e mai smettono di attivarsi grazie alle fisiatre o ai fisioterapisti medici per essere vita! Credo che Gesù ci insegni a vivere la giornata del malato con l’esempio del paralitico. “Alzati prendi il lettuccio e va! Non peccare più!”. Gesù prende in considerazione la persona nel ridarle salute, dignità sia per il corpo che nello Spirito. Come mai questa giornata in concomitanza con la Madonna di Lourdes?
La Madonna appare per portare le anime a Gesù e passa in molti casi proprio attraverso quel corpo martoriato, quella persona cieca, quello zoppo che chiede aiuto, ma sempre prima di tutto chiedendo la Conversione del cuore, dell’anima. La Madonna ci educa a dare il senso vero delle nostre malattie a Gesù! Ricapitolando in Cristo ogni momento della nostra vita ci dice San Paolo. La Madonna sorride a Bernardette e attraverso di Lei a tutti i malati del mondo per dare loro Vita Spirituale nel Figlio Gesù Cristo e per dire di non scoraggiarsi perché Lei ci è vicina.
Dobbiamo promuovere la vita in ogni senso della sua esistenza! Dal nascituro, al piccolo mongoloide, al giovane lebbroso, all’anziano con l’Alzaimer… Solamente allora nel mondo il MESSAGGIO che Gesù ci dona, porterà salvezza nelle anime, serenità nei cuori e pace nelle famiglie. “Venite a Me voi che siete affaticati e oppressi”. Dite ai Malati che il Regno dei cieli è vicino, convertitevi e credete al Vangelo. Chi è la Buona Novella?. È Gesù stesso!!!

Padre Piero M. (Torino) FEBBRAIO 2009


La pace dono di Dio…

Gennaio 2009 - Il Santo Padre Benedetto XVI nel messaggio a tutto il mondo del giorno di Natale ha detto che: “A tutti gli uomini è destinato l’annuncio di speranza che costituisce il cuore del messaggio di Natale. Per tutti è nato Gesù e, come a Betlemme Maria lo offrì ai pastori, in questo giorno la Chiesa lo presenta all’intera umanità, perché ogni persona e ogni umana situazione possa sperimentare la potenza della grazia salvatrice di Dio, che sola può trasformare il male in bene, che sola può cambiare il cuore dell’uomo e renderlo un’ “oasi” di pace.
Possano sperimentare la potenza della grazia salvatrice di Dio le numerose popolazioni che ancora vivono nelle tenebre e nell’ombra di morte (cfr Lc 1,79). La Luce divina di Betlemme si diffonda in Terra Santa, dove l’orizzonte sembra tornare a farsi cupo per gli israeliani e i palestinesi; si diffonda in Libano, in Iraq e ovunque nel Medio Oriente. Fecondi gli sforzi di quanti non si rassegnano alla logica perversa dello scontro e della violenza e privilegiano invece la via del dialogo e del negoziato, per comporre le tensioni interne ai singoli Paesi e trovare soluzioni giuste e durature ai conflitti che travagliano la regione”.
Successivamente il Papa elenca altri Paesi dove non c’è la pace: lo Zimbabwue, in Africa, nel Congo, nella regione martoriata del Kivu, del Darfur, in Sudan, e della Somalia e cosi via dicendo. Il presepe è dono di Salvezza e non c’è salvezza senza Gesù. “È apparsa la Grazia di Dio Salvatore (Tito 2,11) in questo mondo con le sue potenzialità, le sue debolezze e le sue angosce” - dice ancora il Papa - “oggi rifulge la luce di Gesù Cristo, Figlio dell’Altissimo e figlio della Vergine Maria: <Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero. Per noi uomini e per la nostra Salvezza discese dal cielo>. Lo adoriamo quest’oggi in ogni angolo della terra, avvolto in fasce e deposto in una povera mangiatoia. Lo adoriamo in silenzio, mentre Lui ancora infante, sembra dirci a nostra consolazione: Non abbiate paura, “ Io sono Dio, non c’è n’è altri”(Isaia 45,22). Venite a me uomini e donne, popoli e nazioni venite a me, non temete: sono venuto a portarvi l’amore del Padre, a mostrarvi la via della Pace”.
La Luce del Natale illumina il mondo, perché a tutti gli uomini del mondo è destinato il messaggio di speranza che arriva dalla grotta di Betlemme e da ognuno deve irradiarsi al mondo purché ciascuno pronunci il suo “Sì” come Maria.
Mi sono permesso di prendere lo spunto dal messaggio “Urbi et Orbi” del Papa per dire che la Pace è il continuo pensiero del Papa e della Chiesa e degli Uomini di buona volontà. Chiediamo alla Madonna Santissima di aiutarci a realizzare la Pace partendo dai nostri cuori, dalle nostre famiglie, con i nostri figli che tanto hanno bisogno di verità, amore e pace! Uniamoci al grido del Pontefice per chiedere alla Vergine la Conversione del cuore, la inversione di rotta dalla tenebra alla Luce per dare speranza a tutti color che sono afflitti da dolori atroci che derivano dall’egoismo umano. In modo particolare pensiamo ai bambini che ovunque con i loro occhi ci guardano, osservano e tra le lacrime invocano Pace e Amore…. Mi commuove pensare che un vegliardo, come il nostro Papa, si intenerisca dinnanzi al loro sorriso, al loro pianto, alla loro fragilità. Egli, che ormai anziano, si sente dal più profondo del cuore vicino ai piccoli ai malati e maltrattati di ogni luogo sulla terra.
“Gesù è la Pace e non c’è via senza di Lui, Lui ci ripete “Non potete fare nulla senza di Me”.
La Beata Vergine Maria nostra Madre non può non affiancarsi al grido del Pontefice perché Ella ci segue con il Suo sguardo materno per accoglierci tutti sotto il Suo manto d’Amore.
Dal 1968, per volere di Paolo VI, la giornata della Pace fu istituita come dono per tutta la Chiesa e per il mondo intero. Egli disse allora che: “La Pace la si ottiene volendo del bene, facendo del bene a tutti”.
Allora seguiamo questo invito e proseguiamo sulla via dell’Amore e della Pace.

Padre Piero M. (Torino) GENNAIO 2009


Avvento... incontro al Signore!

Avvento 2008 - Il tempo dell’Avvento è il tempo che prepara i fedeli e la Chiesa a celebrare con fede il Mistero della Manifestazione, nella carne, del Verbo di Dio. Nell’avvento il popolo cristiano si dispone a rivivere la pienezza dei tempi alla luce di quella escatologica, cioè della fine del mondo, quando Cristo verrà a giudicare i vivi e i morti. È importante, quindi, che durante questo periodo in preparazione al Natale di Gesù, che ci orientiamo con tutta la nostra vita verso il definitivo riscatto del Trionfo Glorioso del Signore contro tutto il male che l’umanità ha commesso.
Dobbiamo quindi vivere questo tempo di avvento come un Tempo di Luce. Anche nel buio della grande crisi economica che si è abbattuta nel mondo a causa dell’avidità e della superbia di molti che hanno abbandonato Dio nella loro vita per il denaro e gli affari, c’è sempre una grande Luce che viene da Gesù, il piccolo Bambino di Betlemme. In questo orizzonte che è sempre più buio, dobbiamo allenarci ad allargare lo sguardo e impegnarci a diventare un faro di speranza in Dio.
È questo uno dei segni che ci aiuta a vivere questo tempo forte, la Luce di Cristo. È il periodo giusto per far entrare la Luce del Signore nella nostra vita per mezzo degli strumenti che già conosciamo: la preghiera ardente e piena di attesa nei confronti di Gesù. A questo dobbiamo unire un ascolto più attento della Parola di Dio che ci viene offerta, come ci richiama il Papa ed il Sinodo della Chiesa sulla Bibbia Parola di Dio, da poco concluso a Roma.
Se leggiamo, preghiamo e meditiamo il salmo 118, dice che: “Lampada ai miei passi è la Tua parola, o Signore, essa è luce sul mio cammino”… Oggi più che mai solo questa parola può richiamare le profondità del nostro essere, comprese le parti più nascoste di noi, per farci comprendere che solo il suo amore può salvarci. Anche la Santa Messa deve acquistare in questo periodo di avvento un posto particolare e importante nella nostra vita di cristiano. Chiediamo durante la Consacrazione del pane e del vino a Gesù di scacciare dal nostro cuore l’abitudine e la tiepidezza e allora scopriremo che nella Santa Messa Dio stesso ci conduce alla conoscenza piena di suo Figlio e nostro Signore Gesù, donato per noi e per la nostra salvezza eterna.
Dobbiamo anche affidarci alla Madonna, la cara Mamma dell’Amore, con tutto il nostro cuore, allora sarà lei stessa a portarci al Cuore dell’Avvento e a farci riconoscere suo Figlio nell’umiltà della culla di Betlemme. Avvicinandosi il Natale di solito si diventa anche un po’ più solidali con chi ha molto meno di noi. Cerchiamo di fare qualche opera di carità per aiutare tutti quelli che l’Associazione sta progettando. Allora festeggiando il Natale di Gesù Bambino ci immettiamo, con un cuore caritatevole, nell’immensa tragedia che nel nostro tempo vediamo nei poveri del mondo. Basterebbe donare qualche cosa del nostro superfluo per far cessare tanta sofferenza e povertà. Purtroppo la tranquillità della vita di molti di noi e il colpevole silenzio sulle varie ingiustizie che avvengono nel corso di ogni anno, depongono per una forma di disinteresse verso il mondo dei più poveri. L’esortazione che abbiamo sentito tante volte da persone che vivono la carità è: “Dobbiamo essere più buoni a Natale”, questa deve trovare compimento nella realtà e il mondo intero ce ne sarebbe grato perché tutti insieme portiamo avanti questa bontà.
A tutti, ma specialmente alle persone sole e ammalate, la nostra preghiera ed insieme agli auguri di Buon Natale anche i migliori auguri perché l’anno nuovo sia arricchito dai gesti della nostra solidarietà verso i fratelli e sorelle più poveri. Vi benedico e prego per voi.

Don Luigi C. (Milano)

Come recitare il Rosario…

Come è possibile superare le distrazioni in una preghiera ripetitiva come è quella del Santo Rosario? Per rispondere a questa domanda - che parte da una oggettiva realtà - vorrei suggerire un metodo: quello di orientare i misteri gaudiosi alla contemplazione del Padre, i dolorosi alla contemplazione del Figlio e i gloriosi all’invocazione ardente dello Spirito Santo.
In pratica, mentre si enunciano i misteri gaudiosi potremmo unirci a Maria Santissima nell’adorare il Padre (1°  mistero), nel lodarlo (2° mistero), nel ringraziarlo (3° mistero), nell’offrirci a Lui con Gesù (4° mistero) e nell’affidarci con totale fiducia e abbandono al suo amore paterno (5° mistero).
Nei misteri dolorosi, passano davanti al nostro animo le scene della Passione e Morte di Gesù, se quelle torture fossero inflitte, oggi, ad una qualsiasi persona, ne saremmo sconvolti. Se a subirle fosse un nostro familiare, il nostro animo sarebbe soverchiato dalla commozione e dal dolore. Ora ad averle sostenute è il nostro Dio e Signore, la persona più santa, più giusta e più benefica che sia mai comparsa sulla terra e, se aggiungiamo che Gesù ha fatto tutto questo per amore, a noi riuscirà facile sentire la profonda compassione che hanno provato i Santi e rendere così il nostro animo pienamente partecipe di ciò che vediamo con gli occhi della nostra mente.
Nei misteri gloriosi ci uniamo a Maria Santissima nel contemplare e invocare lo Spirito Santo, il grande dono che Gesù ha fatto alla comunità cristiana, la sorgente inesauribile della santità.
Immaginiamo di essere il deserto e Lui l’acqua vivificante che lo irriga e lo trasforma in terreno verdeggiante e ricco di frutti. Vi benedica il Signore e la Madonna ci assista.

note di un caro amico Parroco


Novembre la nostra preghiera per i defunti

Un pezzo della nostra vita se ne va ogni volta che un genitore, un famigliare o un amico caro, muore: al di là della sofferenza momentanea della loro perdita, con il passare del tempo sappiamo che nulla cambia. Il vuoto lasciato da loro non può restituirci la loro presenza fisica, il loro sguardo d’amore, la loro tenerezza. Così i nostri interrogativi sulla morte rimangono drammatici, soprattutto nel caso di morte premature, ingiuste e sofferenti. Ci domandiamo: che senso ha? La vita e la morte si incontrano con l’inevitabile passare dei giorni.
Unicamente la Parola di Dio può aprirci uno spiraglio. Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio. È la fede in Dio, la fedeltà in Lui, che non abbandona il credente grazie a quelle promesse di Dio che “preparerà un banchetto per tutti i popoli ed eliminerà la morte per sempre” (Isaia 25, 6°.7-9) e, “farà nuove tutte le cose” (Apocalisse 21,1-5ss.).
Il mistero della morte è veramente illuminato dalla Parola di Dio. Infatti secondo la Sacra Scrittura, per il cristiano la morte è una nuova nascita. Come il feto viene espulso tra grandi dolori del parto, il dramma della morte viene espulso dal grembo terrestre per un mondo nuovo che è il mondo di Dio. Nulla è stato costruito, creato invano, nessun gesto d’amore è andato perduto! Dio porta a compimento il progetto di vita di tutti noi, facendoci partecipare alla pienezza di beatitudine che è su di noi. In Dio siamo e saremo tutti nella comunione dei Santi.
Nel mese di novembre cadono le foglie e ad una ad una si ammassano sulla terra, sul prato, sull’asfalto e ogni volta che le osservo cadere penso alla brezza del vento che le culla mentre cadono, oppure alla corrente d’aria che le trasporta facendole cadere anche sul parabrezza dell’auto, sul davanzale della casa e chissà dove...
Il mese di novembre ci dice la caducità della nostra esistenza terrena, ma anche la bellezza di essere accolti nel Grembo del Padre Celeste per rimanere felici con Lui in Gesù e nello Spirito Santo.
Da pochi giorni ho deposto in una urna le ossa di mio fratello Giovanni e mi ha fatto riflettere il vedere le ossa del suo corpo suddiviso in tanti elementi che non sono più il corpo unito che avevo visto nella bara 22 anni orsono. Eppure ero nella Pace, perché ho capito ancor di più che realmente siamo poca cosa umanamente parlando. Ma stupenda e meravigliosa, invece, la preghiera che in quel momento recitavo con il salmo 26: “Il Signore è la mia luce e mia salvezza di chi avrò timore? Il Signore è difesa della mia vita di chi avrò paura? Il tuo volto Signore io cerco, non nascondermi il tuo volto. Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi. Spera nel Signore, sii forte, si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.”
Il mese di novembre non è altro che il seguito del mese di ottobre e dopo seguirà dicembre, ma che importa il susseguirsi dei mesi se non comprendo che io sono come una larva che gradualmente si deve trasformare in anima eletta e chiamata da Dio e partecipare quindi alla Sua pienezza di vita e di LUCE?
Novembre con le foglie ingiallite, con le tombe ripulite, è il mese della pace e del riposo che ciascuno di noi deve rielaborare in Cristo morto e risorto che assieme ai suoi Santi ed eletti ci chiamerà a raccolta per sempre nella Pace Eterna. Novembre sei il mese che vede tante lacrime, in cui tanti cuori soffrono, ma sei anche il mese della novità di vita.
Noi saremo con Lui per sempre perché questa è la nostra strada, la nostra meta in Colui che ha detto “Venite benedetti del Padre Mio perché ho preparato un posto per voi”. Non è fede questa?
Sant’Agostino ci aiuti nel capire quindi che realmente, se i nostri cari sono invisibili, non siano mai degli assenti perché i loro occhi pieni di luce sono fissi nei nostri pieni di lacrime.
Novembre è un mese sinfonico d’amore, di luce, di pace perché Gesù è Luce, Amore e Pace. Preghiamo quindi per i nostri defunti, specialmente per i più sconosciuti e abbandonati, che ci aiuteranno dal Cielo a vivere la bellezza, l’amore, la pace oggi nel conforto e un domani nella felicità ETERNA.

Padre Piero M. (Torino)


Umili considerazioni…

Ottobre con Maria… All’interno della vita ecclesiale, secondo una tradizione che affonda le sue radici nel remoto passato, il mese di ottobre è considerato il mese del Rosario e la comunità cristiana è invitata a riprendere, con rinnovato impegno, la recita assidua e devota del Rosario in onore della Vergine Maria. il Rosario è preghiera particolarmente amata da numerosi Santi e molto raccomandata dai Pastori della Chiesa, specialmente dai Papi degli ultimi tempi. Papa GIOVANNI XXIII ci teneva a recitare ogni giorno l’intero Rosario. Papa PAOLO VI, in diversi documenti, fa sul Rosario sapienti  considerazioni e lo propone quale preghiera efficacissima per i grandi bisogni spirituali del tempo. Papa GIOVANNI PAOLO II può essere detto il Papa del Rosario per i tanti suoi interventi in favore di questa pia pratica, a sole due settimane dalla sua elezione alla sede di Pietro, così si esprimeva in un discorso in Piazza San Pietro: “Il Rosario è la mia preghiera prediletta. Preghiera meravigliosa! Meravigliosa nella sua semplicità e nella sua profondità…”. Verso la fine del suo pontificato, dedicherà al Santo Rosaio un anno intero (dall’ottobre 2002 all’ottobre 2003), esortando tutto il popolo cristiano a riscoprire la bellezza e l’intrinseca ricchezza. Nel contempo inviò all’intera comunità ecclesiale, episcopato, clero e fedeli, la lettera apostolica “Rosarium Virginia Mariae” con la quale propone anche una quarta posta del Rosario con i misteri della luce.
A queste esortazioni del supremo magistero, da diverso tempo, si unisce anche la voce straordinaria del Cielo: la Vergine Santissima. Ella, specialmente da Lourdes ai nostri giorni, va intensificando i suoi materni inviti alla conversione e alla preghiera e in particolare alla preghiera del Rosario per impetrare la misericordia divina sull’umanità attuale afflitta da profonde crisi spirituali.
Alla luce di questi autorevoli interventi, è facile dedurre che al Rosario compete un posto di privilegio nella pietà cristiana. Si può senz’altro dire che, dopo la Liturgia (Santa Messa, Sacramenti, Divino Ufficio…), il Santo Rosario è per il cristiano il messo più valido non solo in ordine alla propria santificazione, ma anche per contribuire a migliore il mondo. E, difatti, il Rosario cos’è? È un contemplare la vita di Cristo con l’occhio di Maria, è un immergersi nel ricordo meditato e orante dei principali misteri della salvezza operata da Cristo, e tutto ciò nello spirito e col Cuore di Colei che al Signore Gesù fu più vicina. Le dieci “Ave o Maria” che seguono alla enunciazione d’ogni mistero, oltre che essere un amoroso omaggio alla Madre del Redentore, servono a sintonizzarci, in certo senso, con quella che fu la sua esperienza al compiersi del mistero e quindi ad arricchirci spiritualmente. Sicché, se la Liturgia è il grande momento in cui si riattualizza l’opera salvifica compiuta da Cristo, “il Rosario è come il Supporto della Liturgia, giacché ben la introduce e la riecheggia, consentendo di viverla con pienezza di partecipazione interiore, raccogliendone frutti nella vita quotidiana” (Paolo VI).
Veramente, il Santo Rosario è preghiera eminentemente cristologia, oltre che marina e perciò è degno di tutta la nostra più sincera stima e soprattutto della nostra più assidua e fervente pratica. Una forte spinta in questo senso ci viene anche dal messaggio lanciato dalla Mamma dell’Amore il girono 8 settembre. È un messaggio accorato sull’attuale “ora tanto drammatica per il mondo”, ed accentua l’urgenza che tutti i cristiani elevino concordi e ardenti suppliche al Dio delle misericordie. Si auspica che questo messaggio sia il più largamente diffuso, anche senza tanti commenti, perché è già chiarissimo di per se stesso. È una perla…
Concludendo, cerchiamo davvero di incoraggiarci a vicenda nel favorire un’assidua e amorosa pratica del Santo Rosario, specialmente a livello famigliare. Si darà così anche un grande contributo per la diffusione del Vangelo nelle terre di missione, secondo l’altro tema che caratterizza il mese di ottobre. Vi benedico di cuore.

Padre Giuseppe D. (Milano)

Conversione vera…

Carissimi amici, che dire del messaggio dell’8 settembre al termine della veglia di preghiera per la Santificazione della Chiesa? È un’ora veramente drammatica quella che stiamo vivendo per il mondo intero e per tutti noi.
L’indifferenza delle anime e l’insensibilità sono motivo per cui la Vergine Maria piange ancora oggi, a causa della dura cervice di molti cuori. Messaggi, appelli, richieste di amore e di conversione delle anime da parte della Madonna volano via col vento, come la pula nei campi di grano. Peggio di Soma e Gomorra! Molti cuori non vogliono tornare a Dio Misericordioso e veramente Padre colmo di tenerezza per tutti.
Nel messaggio che è stato donato al termine della preghiera vi si legge che oggi l’insensibilità di molti ministri e tantissimi fedeli sono motivo di grande amarezza per la Nostra Madre e Maestra.
Ma io, vi amo! Ci dice con tanta amarezza nel cuore. Maria, che ancora si dona con il Figlio a noi e per ciascuno di noi, oggi più di ieri, ci ama. Perché rimaniamo sordi? Perché non accendiamo realmente quel fuoco Divino che deve divampare in tutto il mondo e ardere nelle anime per far si che ascoltiamo Dio Padre, il Figlio Gesù Cristo e lo Spirito Santo?
Quel serpente di bronzo che fu innalzato su di un palo nel deserto, era motivo di salvezza per coloro che erano morsi dal vero serpente, essi restavano in vita. Non è questa l’immagine di Gesù che ci attira sulla Croce? Bisogna crocifiggere i nostri peccati su quel legno della Croce e Gesù se li prenderà e li cancellerà, bisogna crocifiggerci con Gesù e soffrire con Lui, la sofferenza nessuno la desidera, nessuno ama il dolore ma senza passare dal crogiuolo, senza farci schiacciare dalla macina o dal torchio non saremo puri e limpidi per andare in paradiso. Che fare? Offriamoci a Gesù, diamoci a Gesù, accettiamo Gesù nella nostra vita, Lui il giorno in cui il Padre ci chiamerà di certo ci accoglierà per sempre in Paradiso.
“Nell’albero della Croce tu hai stabilito la salvezza dell’uomo, perché donde sorgeva la morte di là risorgesse la vita, e chi dall’albero traeva vittoria, dall’albero venisse sconfitto per Cristo nostro Signore” (dal prefazio della Esaltazione della Croce).
Satana annebbia i nostri cuori, lui odia il Crocifisso e chi a Lui si rivolge, capite? Satana, ci vuole eliminare per sempre. Lui vorrebbe annebbiare la salvezza delle anime e tenta con il peccato, provoca, umilia e disprezza chi ama Gesù e chi porta le anime a Gesù.
Allontaniamoci dalla mentalità del mondo! Allontaniamoci dalle regole del mondo dove tutti hanno la firma sull’abito, hanno le scarpe belle, la macchina lussuosa, la moda che va per le lunghe, ecc… basta nel farci ingannare dal mostro, da satana. Egli spadroneggia e si fa largo in TV, nei locali da ballo, nelle scuole, nelle famiglie e anche nelle Chiese… No, no, cacciamolo via e stiamo con Gesù.
I Sacerdoti, noi Sacerdoti, stiamo in ginocchio davanti a Gesù, stiamo con Gesù sempre con la vita Sacerdotale, portiamo Gesù alle anime e portiamo le anime a Gesù. Non scoraggiamoci cari fratelli Sacerdoti, cerchiamo d’essere Santi. È bello essere Sacerdoti, io ne sono felicissimo!
Mamma Santissima, aiutaci ad essere umili, semplici e fa che il gregge affidatoci sia condotto davanti all’Agnello Immolato e pieno d’Amore per noi e per tutta la Santa Chiesa. A voi tutti, cari fratelli e sorelle, garantisco che vi voglio bene, faremo grandi cose per Gesù Maria e Giuseppe se rimaniamo con la Chiesa. Pregate sempre per me e per tutti i sacerdoti. La Santissima Trinità ci benedica. Vostro

Padre Piero M. (Torino)

Ascoltiamo le sue parole…

In questo messaggio divino, veniamo ancora una volta richiamati alla conversione e all’ascolto dei vari ammonimenti. Purtroppo molti pastori e molti fedeli, vivono in una grave malattia spirituale. Oggi molti vivono nella INDIFFERENZA RELIGIOSA, per cui molti non possono dirsi più Cristiani, ma lontani da Dio e dalla Sua Chiesa, eccetto poi, per rivolgersi alla Parrocchia per il “mercato” dei sacramenti come se andassero ad acquistare qualche cosa per il gusto di divertirsi una volta di più. Tutto questo purtroppo avviene per il buonismo di molti pastori, che, anche se i loro fedeli non rispettano più i Comandamenti, permettono determinate leggerezze. Il rispetto dei Comandi di Dio ricordiamoci che è una condizione decisiva per ottenere la vita eterna.
Purtroppo oggi, la propaganda atea ha avuto molti seguaci in nazioni cristiane, insidiandosi non solo in mezzo ai cristiani, ma anche tra i preti, tanto che molti considerano la missione del Sacerdote e del Pastore un mestiere come gli altri e la Rivelazione di Gesù Cristo alla stregua di una qualsiasi teoria filosofica.
Oggi va di moda, come ho detto prima, questo buonismo, una religione del tipo “fai da te” che non si ispiri più al Vangelo, ma a consigli e teoremi. Questo diventa allora un metodo per avvallare certi errori della fede mai accettati prima dal Magistero della Chiesa. Questo fa sì che in molte coscienze, non più illuminate dai pastori, non intervenga più Dio nelle vicende umane, ma la propria coscienza, molte volte formata male, che ci solleva e ci dice che molte cose, che prima erano peccato, ora non sono più peccato. Gravissimo questo! Una religione questa che è molto diffusa tra i credenti o presunti tali.
Il messaggio divino donato a Marco ci dice che questo avviene perché la maggior totalità dei Cristiani ignora il loro più grande nemico che è Satana e le sue legioni. Ignorano così chi vuole la loro eterna rovina, ignorano colui che camuffa il male in cose apparentemente buone. Hanno ragione Gesù e Maria!!! L’offensiva di satana ha l’obiettivo di rovinare il progetto di Dio che è la salvezza eterna per ogni uomo. Basta che ci guardiamo in giro, lo vediamo nei vari telegiornali, quanta gioventù è passata dalla parte di satana, che l’ha irretita con la lussuria, con la droga, con lo spirito del materialismo ateo. Quanti di questi giovani, attraverso cattivi maestri, hanno imparato a disfarsi di tutte le verità eterne! Per essi esiste oggi solo il mondo materiale, il sesso, il divertimento sfrenato e il denaro… Si è assistito e si assiste ad un gigantesco lavaggio dei loro cervelli.
Un altro punto che dovrebbe farci pensare e pregare è quello scatenato spirito di confusione e di rivolta che c’è nella nostra società. Ci siamo messi nel corpo una sete di denaro e di piaceri che ci fa impressione e ci sta riducendo a degli eterni scontenti. Questo ci porta satana, con le sue belle promesse fasulle che non si realizzeranno mai.
Dobbiamo allora diventare i più grandi nemici di satana. Come? I nemici di satana sono coloro che sono legati all’amicizia con Dio tramite la preghiera ed attraverso la sua grazia, che riceviamo con i Sacramenti, che rimangono sempre con Dio operano con zelo per le opere di Dio. Sono anche i tanti ammalati che soffrono e offrono per gli altri con amore… Sono i Preti che si conservano fedeli alla loro vocazione, che pregano molto, che non si fanno contaminare da ideologia lontane da Dio, che si servono della Santa Messa per strappare tante anime a satana. Infine, ultimo non perché meno importante, è l’amore a Maria Santissima, Madre di Dio e Madre nostra.
La MAMMA dell’AMORE in molti suoi messaggi ci promette di seguire l’umanità nell’ultimo grande travaglio verso una nuova epoca storica prevista per il trionfo del Suo Cuore Immacolato. Le apparizioni di Maria sembrano realizzare il grande progetto del Cielo per contrastare il disegno di scristianizzazione e di ribellione a Dio nel mondo di oggi. Una grande battaglia spirituale si sta svolgendo sotto i nostri occhi, se li teniamo aperti su Dio e Maria, un giorno si rivelerà il tutto il splendore di Dio.
Ritorniamo, cari amici e fratelli, a pregare l’esorcismo di Papa Leone XIII che si recitava un tempo dopo la Santa Messa: “SAN MICHELE ARCANGELO DIFENDICI NELLA BATTAGLIA. SII TU IL NOSTRO SOSTEGNO CONTRO LA PERFIDIA E LE INSIDIE DEL DIAVOLO. CHE DIO ESERCITI IL SUO DOMINIO SU DI LUI, TE NE PREGHIAMO SUPPLICHEVOLI.
TU PRINCIPE DELLA MILIZIA CELESTE, CON LA POTENZA DIVINA, RICACCIA NELL’INFERNO SATANA E GLI ALTRI SPIRITI MALIGNI I QUALI VAGANO PER IL MONDO PER PERDERE LE ANIME”. Con benedizioni e preghiere per tutti vi saluto.

Don Luigi C. (Milano)

Le parole del Papa sul Rosario...

"Prima di entrare in Santuario per recitare insieme a voi il santo Rosario, ho sostato brevemente dinanzi all’urna del beato Bartolo Longo, e pregando mi sono chiesto: “Questo grande apostolo di Maria, da dove ha tratto l’energia e la costanza necessarie per portare a compimento un’opera così imponente, nota ormai in tutto il mondo? Non è proprio dal Rosario, da lui accolto come un vero dono del cuore della Madonna?”. Sì, è stato veramente così! Lo testimonia l’esperienza dei santi: questa popolare preghiera mariana è un mezzo spirituale prezioso per crescere nell’intimità con Gesù, e per imparare, alla scuola della Vergine Santa, a compiere sempre la divina volontà. È contemplazione dei misteri di Cristo in spirituale unione con Maria, come sottolineava il servo di Dio Paolo VI nell’Esortazione apostolica Marialis cultus (n. 46), e come poi il mio venerato predecessore Giovanni Paolo II ha ampiamente illustrato nella Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae, che oggi idealmente riconsegno alla Comunità pompeiana e a ciascuno di voi. Voi che vivete ed operate qui a Pompei, specialmente voi, cari sacerdoti, religiose, religiosi e laici impegnati in questa singolare porzione di Chiesa, siete tutti chiamati a fare vostro il carisma del beato Bartolo Longo e a diventare, nella misura e nei modi che Dio concede a ciascuno, autentici apostoli del Rosario. Ma per essere apostoli del Rosario, occorre fare esperienza in prima persona della bellezza e della profondità di questa preghiera, semplice ed accessibile a tutti. È necessario anzitutto lasciarsi condurre per mano dalla Vergine Maria a contemplare il volto di Cristo: volto gioioso, luminoso, doloroso e glorioso. Chi, come Maria e insieme con Lei, custodisce e medita assiduamente i misteri di Gesù, assimila sempre più i suoi sentimenti e si conforma a Lui. Mi piace, al riguardo, citare una bella considerazione del beato Bartolo Longo: “Come due amici - egli scrive -, praticando frequentemente insieme, sogliono conformarsi anche nei costumi, così noi, conversando familiarmente con Gesù e la Vergine, nel meditare i Misteri del Rosario, e formando insieme una medesima vita con la Comunione, possiamo diventare, per quanto ne sia capace la nostra bassezza, simili ad essi, ed apprendere da questi sommi esemplari il vivere umile, povero, nascosto, paziente e perfetto” (I Quindici Sabati del Santissimo Rosario, 27ª ed., Pompei, 1916, p. 27: cit. in Rosarium Virginis Mariae, 15).
Il Rosario è scuola di contemplazione e di silenzio. A prima vista, potrebbe sembrare una preghiera che accumula parole, difficilmente quindi conciliabile con il silenzio che viene giustamente raccomandato per la meditazione e la contemplazione. In realtà, questa cadenzata ripetizione dell’Ave Maria non turba il silenzio interiore, anzi, lo richiede e lo alimenta. Analogamente a quanto avviene per i Salmi quando si prega la Liturgia delle Ore, il silenzio affiora attraverso le parole e le frasi, non come un vuoto, ma come una presenza di senso ultimo che trascende le parole stesse e insieme con esse parla al cuore. Così, recitando le Ave Maria occorre fare attenzione a che le nostre voci non “coprano” quella di Dio, il quale parla sempre attraverso il silenzio, come “il sussurro di una brezza leggera” (1 Re 19,12). Quanto è importante allora curare questo silenzio pieno di Dio sia nella recita personale che in quella comunitaria! Anche quando viene pregato, come oggi, da grandi assemblee e come ogni giorno fate in questo Santuario, è necessario che si percepisca il Rosario come preghiera contemplativa, e questo non può avvenire se manca un clima di silenzio interiore.
Vorrei aggiungere un’altra riflessione, relativa alla Parola di Dio nel Rosario, particolarmente opportuna in questo periodo in cui si sta svolgendo in Vaticano il Sinodo dei Vescovi sul tema: “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”. Se la contemplazione cristiana non può prescindere dalla Parola di Dio, anche il Rosario, per essere preghiera contemplativa, deve sempre emergere dal silenzio del cuore come risposta alla Parola, sul modello della preghiera di Maria. A ben vedere, il Rosario è tutto intessuto di elementi tratti dalla Scrittura. C’è innanzitutto l’enunciazione del mistero, fatta preferibilmente, come oggi, con parole tratte dalla Bibbia. Segue il Padre nostro: nell’imprimere alla preghiera l’orientamento “verticale”, apre l’animo di chi recita il Rosario al giusto atteggiamento filiale, secondo l’invito del Signore: “Quando pregate dite: Padre…” (Lc 11,2). La prima parte dell’Ave Maria, tratta anch’essa dal Vangelo, ci fa ogni volta riascoltare le parole con cui Dio si è rivolto alla Vergine mediante l’Angelo, e quelle di benedizione della cugina Elisabetta. La seconda parte dell’Ave Maria risuona come la riposta dei figli che, rivolgendosi supplici alla Madre, non fanno altro che esprimere la propria adesione al disegno salvifico, rivelato da Dio. Così il pensiero di chi prega resta sempre ancorato alla Scrittura e ai misteri che in essa vengono presentati.
Ricordando infine che oggi celebriamo la Giornata Missionaria Mondiale, mi piace richiamare la dimensione apostolica del Rosario, una dimensione che il beato Bartolo Longo ha vissuto intensamente traendone ispirazione per intraprendere in questa terra tante opere di carità e di promozione umana e sociale. Inoltre, egli volle questo Santuario aperto al mondo intero, quale centro di irradiazione della preghiera del Rosario e luogo di intercessione per la pace tra i popoli. Cari amici, entrambe queste finalità: l’apostolato della carità e la preghiera per la pace, desidero confermare e affidare nuovamente al vostro impegno spirituale e pastorale. Sull’esempio e con il sostegno del venerato Fondatore, non stancatevi di lavorare con passione in questa parte della vigna del Signore che la Madonna ha mostrato di prediligere.
Cari fratelli e sorelle, è giunto il momento di congedarmi da voi e da questo bel Santuario. Vi ringrazio per la calorosa accoglienza e soprattutto per le vostre preghiere. Ringrazio l’Arcivescovo Prelato e Delegato Pontificio, i suoi collaboratori e coloro che hanno lavorato per preparare al meglio la mia visita. Devo lasciarvi, ma il mio cuore rimane vicino a questa terra e a questa comunità. Vi affido tutti alla Beata Vergine del Santo Rosario, e a ciascuno imparto di cuore l’Apostolica Benedizione.

Benedetto XVI - Santuario di Pompei - 19 ottobre 2008


Glorioso vessillo di Cristo…

Settembre - Esaltazione della Croce... Di per sé, niente di più semplice di una croce: due pali che intersecano. Ma da quando il Figlio di Dio Cristo Gesù, nel suo amore per l’uomo, ha fatto della croce lo strumento della redenzione, essa è diventata il segno nel quale si incentra e culmina tutta la storia divina ed umana, tutto il gigantesco scontro tra le forze del male e le forze del bene, con il pieno trionfo del bene sul male, dell’amore sull’odio, della vita sulla morte…, in una parola, di Dio su satana.
Con la festa dell’Esaltazione della Santa Croce (che ricorre il 14 settembre), la Chiesa invita appunto a contemplare questo aspetto glorioso, trionfale della croce, per trarne un rinnovato spunto di lode al Signore e fare della croce stessa un oggetto di accresciuta venerazione. In effetti, è talmente vasta e profonda la portata del significato che compete alla croce e delle verità che sono ad essa legate, che appare più che giusto “esaltare” grandemente questo amato segno della redenzione, e collocarlo a vista di tutti, nelle case e negli uffici, nei crocicchi delle strade e nelle scuole, sulle cuspidi dei campanili e sulle vette dei monti, quale glorioso simbolo degno dell’ammirata attenzione del mondo intero.
Possiamo dire che la croce è il capolavoro dei capolavori di Dio, più che in qualsiasi altra realtà creata, nella croce di Gesù si rivela il vero volto di Dio, l’infinita grandezza delle sue perfezioni, e particolarmente della sua sapienza, della sua potenza e del suo amore. Sì: la croce rivela l’ammirabile sapienza di Dio; con essa infatti Egli ha posto rimedio ad una situazione che, di per sé, allo sguardo di qualsiasi intelligenza creata, sembrava del tutto irreparabile. Satana si illudeva d’aver rovinato, in maniera definitiva e totale, l’opera di Dio, quando era riuscito ad indurre nel peccato i progenitori del genere umano. Con la croce, invece, Dio riabilitò l’uomo ed inflisse a satana la più grande sconfitta sgretolando la sua superba illusione. Davanti alla croce lo scuro principe delle tenebre deve riconoscersi umiliato e vinto. Veramente mirabile è Dio, incommensurabili risorse della sua sapienza! Ma, nella croce si manifesta anche la forza infinita di Dio, la sua potenza senza limiti. Come si mostra grande e potente Iddio nell’immensità del cosmo, nel numero sterminato degli astri, in certi fenomeni terrificanti della natura! Ma incomparabilmente più grande e potente Egli si rivela nella redenzione operata mediante la croce. Con essa Egli ha annientato le forze infernali e, insieme ad esse, il peccato, la morte ed ogni male.
Pensiamo, proprio con ciò che è l’espressione massima della debolezza, il nostro Dio ha riportato la più completa e perfetta delle vittorie. Per ciò l’Apostolo Paolo può esclamare: “Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore Nostro Gesù Cristo”. (Gal. 6, 14), “La parola della croce infatti è stoltezza per quelli che vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio” (1 Cor. 1,18). Ma la croce dice a noi, soprattutto, l’amore di Dio. Sacrificare la propria vita per la persona amata è la più grande prova d’amore, cosa dire allora del Signore Gesù che, per la salvezza di tutti e d’ognuno, Lui nostro Dio e Creatore, ha sacrificato se stesso sulla croce? La croce ricorda il più grande dolore, ma anche e soprattutto il più grande amore. Non dimentichiamolo! Coinvolta in questo ineffabile mistero di dolore e di amore è anche Maria Santissima, la Madre di Gesù, la croce riflette anche la sua luce Immacolata.
Oh, sì, esaltiamo la croce! Onoriamo questo inimmaginabile strumento di salvezza! Glorifichiamo Cristo Signore che, con la croce, ci ha redenti, ha infranto le catene della nostra schiavitù e ci ha conquistati alla grazia, alla vita, alla gloria e alla futura risurrezione. Così è detto della croce nell’Imitazione di Cristo: “Nella croce è salvezza, nella croce è vita, nella croce è difesa dai nostri nemici. Nella croce è infusione di celeste soavità, nella croce è vittoria di mente, nella croce è gaudio dello spirito. Nella croce è la pienezza della virtù, nella croce la perfezione della santità” (Lib. II, cap. 12).

Padre Giuseppe D. (Milano)

 Il dolore di Maria…

Nel calendario liturgico del 15 settembre ricorre la memoria dei dolori della Beata Vergine Maria che noi menzioniamo come Vergine Addolorata. Essa è preceduta dalla festa dell’Esaltazione della Croce Santa.
Il Vangelo ci narra che la Madre Addolorata stava in piedi, piangendo, presso la Croce da cui pendeva il Figlio. Quale sconvolgente mistero è la Croce! La Vergine Santissima avrebbe potuto ripetere - e con maggior verità - queste stesse parole. Scriveva il nostro amato Papa Giovanni Paolo II: “Contemplando sul Calvario il Figlio morente, aveva capito che il “vanto” della sua maternità divina raggiungeva in quel momento il suo culmine partecipando direttamente all’opera della redenzione”. Maria aveva capito che il dolore umano, fatto proprio dal Figlio crocifisso, acquistava un valore inestimabile. In questo giorno di festa, la Vergine Addolorata, ritta accanto alla Croce, con il suo esempio, ci parla del significato della sofferenza, nel piano divino della redenzione.
Intimamente arricchito da questa ineffabile esperienza, Maria si accosta a chi soffre, le prende la mano, lo invita a salire con Lei sul Calvario e a restare davanti a Gesù crocifisso. In questo corpo martoriato di Gesù c’è l’unica risposta convincente a tutti gli interrogativi, ai perché che salgono dal cuore degli uomini…
Fratello, sorella… tu che soffri, non abbatterti, non scoraggiarti non sei lì solo a soffrire. Guarda intorno a te, quanti fratelli soffrono come te e forse più di te!
Gesù e la Madre Addolorata pongono tanta fiducia in noi, non deludiamoli, accettiamo tutto quello che viene dalle loro mani, accettiamo la croce di ogni giorno, uniamo la nostra croce alla sua croce.
Camminare in questa vita sarà duro, faticoso e anche molto doloroso, per questo Dio sceglie anime privilegiate per unirle alla sua passione.
Quanti perché affollano la mente dell’uomo, soprattutto: perché il dolore? Anch’io nella mia lunga sofferenza, che dura da 22 anni, mi sono posto tante volte questa domanda. Perché tanto dolore nella mia vita? Che peccati ho fatto per essere caricato da una croce così pesante? Quante volte ci si ribella a Dio e si considera la croce come un castigo. Chissà quante persone sofferenti pensano o lo hanno pensato questo… e quanti vogliono una risposta al proprio perché! Nessuno al mondo può rispondere al perché del dolore, solo nella fede in Dio si trova una risposta. Lui è la risposta a tutti i perché, anche al mio perché.
Il dolore è venuto nel mondo a causa del peccato e l’egoismo nell’uomo porta a far soffrire il fratello o la sorella. L’uomo di oggi è in modo particolare assetato di potere, del dio-denaro, arriva a sfruttare il fratello pur di arricchirsi e perfino uccide e versa sangue innocente per i propri egoismi. Sono tanti i peccati del mondo e Gesù, morendo sulla croce, ha preso su di sè tutti i peccati del mondo e dalla croce ci ha perdonati e amati. L’uomo, nonostante il sacrificio di Gesù che è morto sulla croce per la nostra salvezza, continua a peccare. Lui ha pagato per noi tutti, ora tocca a noi scontare i peccati che si commettono ogni istante in tutto il mondo. Gesù cerca dei collaboratori! Oggi ha bisogno di collaboratori per il suo piano di salvezza del genere umano.
Gesù oggi chiama delle anime che non sanno dire di no, ecco allora, il perché del dolore, la sofferenza accettata unita alle sofferenze di Cristo, acquistano un grande valore. La croce diventa via di salvezza, di purificazione e di santificazione.
Apriamo il nostro cuore all’invito del Signore, non dobbiamo avere paura di seguirlo nella via che Lui ci indica, Lui si fa compagno del nostro cammino, condivide con noi ogni dolore, Lui ci arricchisce con il suo amore, per poi amare tutti i fratelli che ci mette attorno nella nostra vita.
Il nostro cuore sia aperto a tutti, pronti ad aiutare i fratelli in difficoltà ed i più poveri di noi. Il Signore ci fa strumenti nelle sue mani affinché anche noi possiamo essere aiuto agli altri ed indicare attraverso le opere di carità la via sicura che porta alla vita senza fine.
Ma Gesù non è il solo nel rivelarsi all’uomo, accanto a Lui c’è Maria, quella donna che ai piedi della Croce ha assunto la maternità di tutti gli uomini.
Questa maternità la mostra nelle sue apparizioni, nei messaggi e nella spinta verso le opere di carità a favore dei nostri fratelli più bisognosi. Ascoltiamo Maria e apriamo il nostro cuore ai bisogni dei fratelli, stiamo attendi a chi ci chiede aiuto e sosteniamoli con i nostri gesti d’amore e le nostre opere di carità.
Anche L’OPERA DELLA MAMMA DELL’AMORE, su invito di Maria, sta sostenendo tante nuove opere caritatevoli in vari paesi del mondo. Aiutiamo queste opere, queste belle OASI, secondo le nostre possibilità economiche. Tutti siamo chiamati a sostenere con amore queste opere volute e benedette dal Cielo. È Maria la nostra certezza, è lei che ci aiuterà a seminare il bene… La più grande virtù che è in noi è la CARITÀ, la possediamo come “denaro prezioso” da mandare per arricchire il nostro frutto e quindi per acquistarci la vita eterna. Il Cristiano deve arricchire il suo tesoro in cielo con tanti atti di carità verso i fratelli. Per realizzare questo progetto basta metterci alla sequela di Gesù. Seguiamo questa via d’amore e come Lui si dona a noi, noi doniamoci ai fratelli. Sfruttiamo al massimo il dono che Gesù dalla Croce ci ha fatto, della sua Mamma Addolorata. Lasciamo che Lei diriga i nostri passi e offriamole le nostre preghiere con la certezza che saremo esauditi. Vi benedico.

Don Luigi C. (Milano)


Assunta nella Gloria del Cielo.

Agosto - Assunzione di Maria... La Madonna la troviamo per l’ultima volta nel Nuovo Testamento nel capitolo primo degli Atti degli Apostoli. Nel Cenacolo, in mezzo a Loro, attende la discesa dello Spirito Santo.
San Giovanni, riferendosi alla fine della vita terrena di Madonna, parla di Dormizione di Maria. Questa festa della dormizione fu prima inserita in Oriente e poi venne introdotta a Roma. In seguito il termine dormizione ha ceduto il posto a quello di Assunzione di Maria.
La definizione dogmatica, pronunciata da Papa Pio XII nel 1950, afferma che Maria non ha dovuto attendere la fine del mondo, come dobbiamo attendere noi tutti, per la resurrezione del corpo proprio perché Lei è nata senza il peccato originale. La Vergine Assunta ha un valore escatologico per la speranza del popolo di Dio in cammino, finché non si compirà anche per noi il giorno del Signore.
Sotto il profilo perennale, l’Assunzione significa per Maria il punto d’arrivo nella missione da Lei svolta nel piano salvifico di Dio ed il coronamento di tutti i suoi privilegi. Maria desidera e vuole che anche noi, vivendo una vita secondo le leggi di Dio, otteniamo il lauto premio e viviamo con Lei nella vita eterna.
L’Assunzione è per Maria, ma sarà anche per noi, la progressiva conformazione a Cristo, che nella tappa del cammino sulla terra di Maria e pure nel nostro cammino si esprime attraverso il travaglio della fede, della speranza e dell’amore, uniti alla piena accettazione e disponibilità alla volontà di Dio. Anche noi possiamo innalzarci alle altezze raggiunte di Maria, se imitiamo la sua umiltà con cui Ella magnifica il Signore.
Maria accoglie nel suo cuore la parola del Signore e poi la offre anche a noi. Nell’Assunzione viene confermata da Dio in eterno questa felicità dell’animo di Maria. È Gesù stesso che ci dice di amare la Madonna e solo così Maria diventa una presenza costante nella nostra vita cristiana.
Dobbiamo sentire dentro di noi questa grazia: imploriamo da Maria la grazia della sua presenza vicino a noi sempre ed in ogni momento.
Dalla vita dei Santi constatiamo che il diavolo ha paura di questo. Il diavolo ha paura di quanti amano Maria Santissima, la Madre di Gesù. In modo particolare se un Sacerdote ama Maria, ha la protezione di Maria stessa, Maria è con Lui e non deve temere nulla, sarà anche in questo caso il diavolo ad avere paura del Sacerdote. Questo lo ha confessato il Santo Curato D’Ars.
Anche il Papa Giovanni Paolo II diceva sempre che nel nostro cammino terreno ci accompagna sempre la Vergine Santissima, Lei Aurora luminosa e Guida sicura.
Così preghiamo insieme e ringraziamo il Signore, in questa solennità dell’Assunzione di Maria, per averci donato sua Madre, la nostra cara Mamma Maria.
Proviamo a domandarci se nella nostra preghiera e nella nostra vita spirituale, che costituisce il nostro cammino verso il Cielo, come ha fatto Maria, facciamo spazio quotidiano alla Madre di Dio, con il Rosario o letture mariane.
Ora che Lei è assunta in Cielo. Ricordiamoci che intercede potentemente per noi e per tutti.
Vi saluto e benedico di cuore.

Don Luigi C. (Milano)

La Bella Signora

Ci stiamo ormai preparando a una grande solennità in onore della Vergine Maria, Madre di Gesù e Madre nostra dolcissima: la sua ASSUNZIONE in anima e corpo alla gloria immortale del Cielo. Coincide proprio con il culmine della stagione estiva, il 15 agosto.
È da tenere presente, in primo luogo, che si tratta di un evento certo, non è una pia credenza, ma una verità di fatto oggettivamente sicura, nel cammino della storia, in un punto preciso della terra. L’umile “ancella del Signore”, Maria di Nazaret, la Madre del Salvatore terminata la sua esistenza terrena, fu ammessa nella gloria della patria celeste non solo con l’anima, ma anche con il corpo, ossia nella completezza del suo essere umano. Anche nell’ipotesi abbia chiuso i suoi giorni con la morte (come è piuttosto probabile), il suo corpo è stato esentato dalla corruzione del sepolcro, Lei è prontamente risorta, sul modello del suo Figlio Divino e con Lui resa partecipe della gloria del Paradiso.
Questo fatto è certo, del massimo grado di certezza, perché è rivelato da Dio, è stato sempre creduto all’interno della comunità cristiana, fin dai tempi più antichi, anzi fin dall’epoca apostolica, ossia fin da quando era ancora aperta la divina rivelazione pubblica. Recentemente, poi, è diventato dogma di fede, nel 1950 quando il Papa d’allora, Pio XII, dopo aver consultato tutti i Vescovi del mondo, dichiarò solennemente che l’assunzione corporea di Maria Santissima al cielo è verità rivelata da Dio e quindi da credersi con fermissima fede. Nella sua paterna Provvidenza, con cui guida la storia, Dio ha riservato proprio ai nostri tempi la proposta ufficiale e solenne della gloriosa Assunzione di Maria: ciò, senza dubbio, a particolare sostegno spirituale per la nostra generazione, che, afflitta da profonda crisi di fede, rischia di perdere di vista anche il vero senso della vita.
In effetti, l’Assunzione corporea di Maria Santissima alla gloria del cielo è un fatto carico di altissimi significati e di forti richiami. È veramente un “segno grandioso”, posto da Dio nel cielo della storia, come è detto nell’Apocalisse (12,1) e come ama ripetere la liturgia della festa. Sì, un segno grande, che ricorda agli uomini cose grandi, è l’Assunzione di Maria. Essa ricorda anzitutto che l’aldilà esiste, fa quasi toccare con mano che la vita ultraterrena, vista spesso con una punta di scetticismo, è una realtà concreta. Maria di Nazaret, vero membro della famiglia umana, e come tale nostra sorella, vive lassù anche con quel corpo, con il quale ha percorso le nostre strade terrene e tacitamente ma luminosamente ci invita a tenervi ben fisso lo sguardo, perché, nei disegni di Colui che ci ha creato e redento, quella è la nostra meta.
Ci ricorda anche che, alle terrene lotte, fatiche e sofferenze, seguirà il riposo. Lei, sulla terra, ha tanto sofferto! Nessuna mamma ha sofferto quanto Lei, nessuna creatura ha vissuto il dramma del dolore come Lei, ne ha avuto l’anima trapassata come da una spada… Ha versato tutte le sue lacrime… Ma ora non più! Da quando ha varcato la soglia della dimora celeste, è immersa in una felicità piena e perenne. Così sarà di noi, se adesso sapremo come Lei portare il nostro fardello penoso in docile abbandono alla volontà di Dio. Maria Assunta è “segno grandioso” che ricorda anche come la virtù sarà finalmente premiata. Lei è incoronata di gloria singolare, perché l’ha singolarmente meritato con la sua santità… Ricordiamolo, anche se nessun occhio umano nota il bene che si compie, c’è sempre Uno che tutto vede, di tutto tiene conto e che, a suo tempo, darà più del mille per uno. “Segno grandioso” è Maria Assunta soprattutto perché rende palese, in tutta verità e concretezza, che la Fede, necessaria per la vita di quaggiù, sfocerà nella beatificante visione di lassù. Tutta la sua vita terrena è stata un cammino di fede: sbaglia chi pensa sia stata tutta dolcezza di visioni celesti. Fu invece un incessante e, a volte, duro credere, un totale affidarsi a Dio, più eroico, a volte di quello del patriarca Abramo. Ora invece gode nella visione diretta di ciò che ha creduto. Così sarà anche di noi se ora sappiamo essere forti nella fede.
Segni dunque il mistero dell’Assunta una seria ripresa nel nostro impegno di cristiani! E nei momenti difficili o di tentazione, ricordiamo che lassù c’è un cuor di Mamma sempre pronto a impetrarci ogni forza, ogni aiuto e ogni sostegno. Vi benedico di cuore e auguro ogni bene.

Don Giuseppe D. (Milano)


Il Sangue di Gesù è linfa d’Amore…

Luglio... La tradizione popolare dedica il mese di luglio alla meditazione del Preziosissimo Sangue di Gesù, mistero insondabile di amore e di misericordia. Questo tema è stato ben predicato da San Gaspare del Bufalo nelle sue missioni al popolo. San Gaspare del Bufalo è il fondatore dei missionari del Preziosissimo Sangue di Gesù.
Scrive San Gaspare, in uno dei molti suoi scritti, che non si può negare che il Signore, sempre ricco di misericordia, ha suscitato in ogni tempo dei messi valorosi ed atti a richiamare le anime allo studio del crocifisso e così vedere in esse l’applicazione della Redenzione e del Suo Divino Sangue.
I peccatori ne abusano orrendamente e il Signore va dicendo nei trasporti del suo amore: “Quale utilità del mio Sangue?”.
Per questo San Gaspare ha fondato centri che offrano, con solenne culto, Adorazione al Sangue di Cristo e insieme ne predichino ai popoli le glorie di questo Sangue, facendo rilevare che in questa devozione è compendiata la fede stessa. Per questo diciamo al termine della Consacrazione, “mistero della fede” e in questo calice appena deposto sull’altare, per conseguenza, è riposta la salute delle anime.
A questa devozione e predicazione di San Gaspare sul Preziosissimo Sangue, fondata sulla Sacra Scrittura, si legge infatti nel libro della Genesi “lava nel vino la veste e nel sangue dell’uva il mondo”.
Anche agli ebrei in Egitto fu ordinato di tingere gli stipiti delle loro porte col Sangue dell’Agnello per essere protetti nei confronti dai castighi. Il Sangue è anche simbolo della liberazione della nostra anima da satana. Mosè, aspergendo il popolo con il sangue disse: “ecco il sangue dell’Alleanza che il Signore ha concluso con voi…”. Pure San Paolo afferma che “se il sangue dei capri santifica quelli che sono contaminati, quanto più il Sangue di Cristo purificherà la nostra coscienza”.
Troviamo molti altri passi nella Bibbia e nel Nuovo Testamento che fanno riferimento a questo.
Noi dobbiamo ripetere, nella nostra vita cristiana, che Gesù con il suo Sangue ci ha redenti e costituiti per il nostro Dio un regno di Sacerdoti. Tutte le altre devozioni sono tutti mezzi che facilitano la pietà cattolica, ma questa, del Preziosissimo Sangue, è la base e il sostegno. Il Sangue di Cristo ci ha Redenti! Ecco quindi la verità che la pietà popolare ricorda nel mese di luglio. Questo deve ricordarci quanto sangue viene versato, ancora oggi, ingiustamente nel mondo. Quante guerre, quanta violenza, quanto disprezzo per la vita umana. L’umanità del mondo di oggi che è ferita da tanto odio e tanta violenza, ha più che mai bisogno di sperimentare l’efficacia del Sangue Redentore di Cristo. Quel Sangue che, sparso non invano, porta in sé tutta la potenza dell’amore di Dio ed è pegno di speranza e di riconciliazione.
Ma per attingere da questa fonte bisogna tornare alla croce di Cristo, fissare lo sguardo sul Figlio di Dio, fissare lo sguardo su quel sangue versato… Su questo c’è stato di esempio il nostro caro Papa Giovanni Paolo II con il sangue versato nell’attentato in Piazza San Pietro. Dobbiamo anche ricordarci tutti i missionari e missionarie, vescovi, preti, suore e laici che hanno sacrificato la loro vita con il sangue del martirio.
Volgiamo infine lo sguardo anche sulla Beata Vergine Maria che ha deterso il Sangue del Figlio crocifisso e affidiamo a Lei il sangue di tutte le vittime della violenza, perché sia riscattato da quello che Gesù ha versato per la salvezza del mondo intero.
Vi saluto caramente con preghiere e benedizioni.

Don Luigi C. (Milano)

 Preghiera al Sangue Prezioso di Gesù…

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. (segno di croce)
Padre Nostro… Ave o Maria…
Gloria al Padre…
Atto di dolore… (breve esame di coscienza)

- Gesù amatissimo, per il Sangue che hai versato a soli otto giorni nella circoncisione, abbi pietà di noi e del mondo intero!
Ti supplichiamo, o Signore, di soccorrere i tuoi figli, che hai redenti con il Tuo  Sangue  prezioso. 5 Gloria al Padre…
- Gesù amatissimo, per il Sangue che hai versato in abbondanza durante l’agonia nell’Orto del Getzemani, abbi pietà di noi e del mondo intero!

Ti supplichiamo, o Signore, di soccorrere i tuoi figli, che hai redenti con il Tuo Sangue  prezioso. 5 Gloria al Padre…

- Gesù amatissimo, per il Sangue che hai versato durante la crudelissima flagellazione, abbi pietà di noi e del mondo intero!
Ti supplichiamo, o Signore, di soccorrere i tuoi figli, che hai redenti con il Tuo Sangue   prezioso. 5 Gloria al Padre…
- Gesù amatissimo, per il Sangue che hai versato dal capo quando fosti coronato di pungentissime spine, abbi pietà di noi e del mondo intero!
Ti supplichiamo, o Signore, di soccorrere i tuoi figli, che hai redenti con il Tuo Sangue  prezioso. 5 Gloria al Padre…
- Gesù amatissimo, per il Sangue che hai versato portando la croce sulla via del Calvario, abbi pietà di noi e del mondo intero!
Ti supplichiamo, o Signore, di soccorrere i tuoi figli, che hai redenti con il Tuo Sangue  prezioso. 5 Gloria al Padre…
- Gesù amatissimo, per il Sangue che hai versato dalle mani e dai piedi quando fosti inchiodato sulla Croce, abbi pietà di noi e del mondo intero!
Ti supplichiamo, o Signore, di soccorrere i tuoi figli, che hai redenti con il Tuo Sangue  prezioso. 5 Gloria al Padre…
- Gesù amatissimo, per il Sangue che hai versato dal costato quando fosti colpito dalla lancia, abbi pietà di noi e del mondo intero!
Ti supplichiamo, o Signore, di soccorrere i tuoi figli, che hai redenti con il Tuo Sangue  prezioso. 5 Gloria al Padre…
- Gesù amatissimo, per il Sangue che hai versato dal Tuo cuore ogni volta che io ti ho tradito... abbi pietà di noi e del mondo intero!
Ti supplichiamo, o Signore, di soccorrere i tuoi figli, che hai redenti con il Tuo Sangue  prezioso. 5 Gloria al Padre…
- Gesù amatissimo, il Tuo Sangue Preziosissimo io adoro… Gesù amatissimo, mi immergo nel Tuo Sangue perché voglio la vita e voglio amare come Tu mi hai amato.
Ti supplichiamo, o Signore, di soccorrere i tuoi figli, che hai redenti con il Tuo Sangue  prezioso. 5 Gloria al Padre…

PREGHIAMO: Eterno Padre, io ti offro per le mani purissime di Maria Corredentrice il Sangue che Gesù sparse con amore nella passione e ogni giorno offre nel sacrificio eucaristico. Unisco le preghiere, le azioni e le sofferenze mie di questo giorno secondo le intenzioni della Vittima Divina, in espiazione dei miei peccati, per la conversione dei peccatori, per le Anime del purgatorio e per i bisogni della Santa Chiesa. Amen.

 Beata Vergine del Carmelo…

La Sacra Scrittura esalta la bellezza del Monte Carmelo, là dove il profeta Elia difendeva la purezza della fede d’Israele nel Dio vivente. In quei luoghi, all’inizio del secolo XII, ebbe origine da un gruppo di eremiti l’Ordine Carmelitano, sotto il titolo di Santa Maria del Monte Carmelo.
Con questa riflessione pensiamo a MARIA come la Vergine sapiente, attenta alla Parola di Dio, e pronta ad accoglierla in sé, la Vergine dell’ascolto che ci fa guida nella ascesa verso il vertice della contemplazione di Dio. Lei la tutta pura, la veneriamo e la seguiamo quale Donna che ama Dio al di sopra d’ogni cosa, che viene imitata da tutti coloro che Le vogliono tanto bene nella vita di ogni giorno e la seguono chiedendole l’aiuto e la Protezione Materna.
Alcuni devoti pellegrini, nella metà del secolo XII, si ritirarono sul monte Carmelo, legato al Profeta Elia (1 Re 18,19-46) e qui in un clima di semplicità e austerità classicamente monastica, guardano a Maria Santissima come la CUSTODE fedele della parola e come modello di vita contemplativa.
Sono fiero di dirvi queste notizie che apprendo dalla Memoria della Beata vergine in data 16 luglio.
Il mio cuore gioisce nel considerare l’Opera Sapiente di Dio nel darci quale esempio la Sapiente Vergine Maria che sempre è attenta alla Parola, accogliendone il Verbo che si è fatto Carne nel grembo materno di Lei e che quale Ostensorio vivente lo espone ai nostri sguardi e ci invita ad accogliere Gesù come Lei l’ha accolto in sé. Lo ha contemplato quale vero Dio e vero uomo e lo ha amato immensamente sino ai piedi della Croce. La Madonna non contempla semplicemente Gesù, ma ce lo dona Crocifisso, Morto e ce lo addita Risorto, quale unica vera Via, Verità e Vita. Anche noi siamo chiamati a prendere (almeno in senso spirituale) lo scapolare che San Simone Stok ha visto in apparizione con la promessa di una particolare protezione in punto di morte per quanti lo indosseranno con i dovuti carismi e regole stabilite dalla Chiesa.
Anche il Papa Giovanni XXII riferisce di una apparizione dove la Madonna promette la liberazione dal Purgatorio per tutti i devoti dello Scapolare. Bisogna meritarsela tanta grazia…
Mi chiedo, con voi, se siamo attenti alla Parola di Dio e la mettiamo in pratica? Accogliamo Gesù nel nostro cuore contemplandolo e servendolo nella nostra vita? Siamo puri di cuore, di mente, di corpo e spirito? Allora prendiamo atto che la Madonna sarà felicissima di questo e ci aiuterà sempre e non ci abbandonerà mai. Attenti però, il Purgatorio esiste realmente, non è quindi che sia lo Scapolare che ci salva da esso, ma la vita coerente che Gesù e Maria, rappresentati nello scapolare, vogliono e desiderano che noi perseguiamo ad ogni costo e con tutto il nostro amore. Allora coraggio, chiediamo a Maria di assisterci nel cammino della vita, di sorreggerci lungo la salita verso il monte santo che è Gesù, dove vivremo per sempre in Paradiso con Lei.
Madre Spirituale di tutti gli uomini veglia con amore su tutti noi figli tuoi e risplendi, segno di consolazione e di sicura speranza, sul nostro cammino.

Padre Piero M. (Torino)


La mia Pasqua è il Signore!

L’evento pasquale, nel quale si rivela l’Amore di Cristo crocifisso, trova il suo strumento di proclamazione nell’Eucaristia.
L’Eucaristia permette ad ognuno di entrare in comunione con Cristo. La Messa a cui partecipiamo è questo pasto di comunione con Cristo Risorto, un pasto che ha la sua origine nella passione e risurrezione di Gesù. È il dono che Egli ci fa. Ma ogni giorno Gesù ci chiede di vivere la nostra giornata con Lui in grazia di Dio perché ci vuole associare veramente al suo amore in eterno.
Vuol farci vivere del suo Amore, donarci l’amore, non solo nel senso che siamo amati da Lui, ma anche nel senso che siamo chiamati ad amare con Lui con un amore universale, come ci è richiesto anche nel messaggio di Gesù del 2 febbraio scorso.
Questa è la vita che Cristo Risorto ci vuole comunicare. Egli è la nostra vita. San Paolo nella lettera ai Colossesi ci invita a vivere questa nuova vita: “Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio!” (Col. 3,1-3).
La Passione deve continuare nella nostra vita con la lotta contro ogni specie di male e la resurrezione deve essere presente nella nostra vita con l’amore generoso che ci unisce tutti, gli uni agli altri.
Riusciremo così a vivere la gioia spirituale della Pasqua che pervade il nostro spirito e trae la sua ragione da una profonda verità per noi credenti che Cristo è Risorto. È il grido della fede, che ha animato la testimonianza eroica di innumerevoli Santi e Martiri.
È il conforto dello spirito che ha sostenuto e continua a sostenere la tenace pazienza di tante persone ammalate e sofferenti. È il principio della nuova vita, della rinnovata rigenerazione dell’umanità. Lasciamoci dunque raggiungere dal consolante messaggio della Pasqua ed avvolgere dalla sua luce che dissipa le tenebre della paura e della tristezza. Gesù Cristo cammina accanto a noi. Oltre che nella preghiera possiamo incontrarlo nei vari momenti della vita se viviamo con fede e con amore. Luogo concreto dell’incontro con Cristo può essere pure la gioia semplice dello stare insieme, la cordialità dell’accoglienza, l’amicizia, la pace con gente dalla quale eravamo lontani. La pace allora donata dal Risorto è così il trionfo della Misericordia di Dio per noi e noi per gli altri. Aprendoci alla misericordia, non intendiamo certo trovare motivo per adagiarci nella mediocrità e nel peccato, ma al contrario ci sentiamo rianimati a propositi di una vita nuova in Cristo. È questo allora il più bell’augurio di Buona Pasqua in Cristo Risorto. Con benedizioni pasquali.

Don Luigi C. (Milano)




Meditazioni e Riflessioni di Sacerdoti sui messaggi di Maria donati a Paratico per la Santa Chiesa...

Carissimi amici, la sera dell’8 dicembre mi trovavo a Lourdes. Meraviglia delle meraviglie!
Nella Basilica San Pio X, durante il Pontificale, abbiamo vissuto la Grazia dell’apertura delle cerimonie in occasione del 150mo anniversario della apparizione alla Grotta di Massabielle. Un inno di lode da parte di tutti i presenti ci accomunava alla gioia per quanto si stava celebrando.
La Mamma dell’Amore, giustamente, ci chiama anche a Paratico come: “Figlioli cari ed amati”. Anche a Lourdes quanti cari figlioli si presentano a Lei. Ieri come oggi Ella ci parla e con noi loda e ringrazia la grandezza di Dio che sempre compie meraviglie. Meraviglia delle meraviglie non è anche ciò che Dio ha fatto della Beata Vergine Maria? Ma cammin facendo, leggendo il messaggio che Lei ha donato, ascoltiamo che Gesù dalla Croce ha affidato alla MAMMA l’intera umanità e ancora oggi Ella si sente dire: “Ecco tuo figlio, ecco i tuoi figli”.
Ma siamo realmente figli suoi? Oggi? La Mamma si lamenta, pare che noi non siamo dei bravi figlioli suoi, perché “con le labbra mi chiedete di esservi accanto, ma troppe volte il vostro cuore rifiuta il mio aiuto e i miei consigli”. Tante volte siamo proprio così!
Il primo gennaio 2008 celebriamo la Solennità della Madre di Dio e della Chiesa. Ma quale Chiesa? Ella ci ha detto l’8 dicembre 2007 che è Madre nostra e di tutti gli uomini, magnifico, bello, ma a quale condizione? Che “i vostri cuori siano puri e lontani dal peccato”. Satana, non vuole questo, e ci assale ogni giorno sempre più in maniera assai fastidiosa e puzzolente. Se Maria Vergine è stata preservata dal peccato originale, se il suo grembo è divenuto la dimora di Dio e il cuore di Lei ancora oggi esplode d’amore per ciascuno di noi, significa che Lei non ci abbandonerà mai.
Certamente dobbiamo ascoltare i suoi inviti alla santità, fuggire il peccato e pregare con fede. A Lourdes ciò che mi colpisce è proprio la preghiera che tutti elevano a Lei con fede. E che fede!
Pensate, una bambina ha scritto davanti alla tomba di Bernardette a Never: “Aiutami a divenire la sposina di Gesù” - sette anni questa bambina. Allora che fare? Ascoltiamo gli innocenti e andiamo avanti. La Madonna dice che: “Anche i suoi figli prediletti faticano a vivere in sintonia con Dio” Ma come mai? “Perché le luci della Fede, della Speranza e dell’Amore sono spente in troppi cuori”. Un medico, dove io “lavoro” quale Cappellano dell’Ospedale, mi fu presentato quale uomo di preghiera e che spesso si reca presso Santuari Mariani. Mai una volta l’ho visto venire per incontrarmi per trasmettermi la sua fede, la sua gioia. Che testimone è della fede se ha paura di testimoniarla? Come lui tanti… Come mai non si prega più, come mai non si dice che la Messa è vero Sacrificio?
Noi Sacerdoti ed anche i Pastori della Chiesa cosa dobbiamo dire alla Mamma Nostra? Sì, ascoltiamo la Madonna che dice “affidate le anime alla preghiera, esortatele ad una vita spirituale per non essere vittime del maligno”. Preghiamo con fede, perché la PREGHIERA è realmente un’arma potentissima che ci aiuta a rifugiarci in Dio e a preparare il nostro cuore per offrire ed andare verso le anime più bisognose di Dio.
Rifugiandoci senza esitazione nel cuore Immacolato della Donna vestita di Sole, resteremo nel cuore di Maria Santissima per accogliere Gesù. Rimaniamo con Lei sempre, per camminare verso Gesù. Rimaniamo con la Madre di Lui. Preghiamo la Mamma Santissima, la Donna vestita di sole, affinché ci aiuti sempre ad amare Gesù.

Padre Piero M. (Torino)

 Carissimi, nel messaggio donato a Paratico durante la festa dell’Immacolata, la Mamma dell’Amore, ci manifesta le meraviglie che Dio ha fatto in Lei, ma ci ricorda anche l’affidamento che Gesù Le ha fatto dalla croce dell’umanità intera. Dobbiamo sempre ricordarci di questo affidamento quando facciamo il segno della croce, che deve richiamarci al perfetto sacrificio di Gesù e alla perfezione del nostro amore per Dio e fra di noi. Questa semplice pratica che dà inizio ad ogni nostra preghiera, il segno della croce, deve ricordare a tutti noi i misteri di Cristo, le sue sofferenze e tracciando su di noi questo segno di croce, ci ricordiamo nel suo sacrifico per noi.
La croce sta al di sopra di tutto il creato come capolavoro di Dio. La croce è sapienza di Dio e potenza di Dio, dice San Paolo nella prima lettera ai Corinzi. La croce è il punto d’arrivo dell’Incarnazione del Verbo, il quale fa della croce il vertice della sua azione salvifica e il compimento della nostra salvezza. Questo ci dimostra che è Dio che sfida gli uomini fino a farsi uccidere da loro sulla croce, è un Dio che vince sempre! Maria ripete nel messaggio che ancora oggi Gesù Le dice “ecco i tuoi figli”.
L’esempio supremo di devozione alla Madonna lo riceviamo da Gesù stesso sulla croce. Allora se Dio si è donato a Maria fino a diventare ed essere suo figlio, anche noi dobbiamo donarci a Maria fino a diventare figli di Maria, nostra Mamma, sapendo accettare tutto il suo aiuto e i suoi consigli stando lontani dal peccato.
La Madonna ci invita in questo Natale e inizio del nuovo anno, alla conversione. Vale a dire che ci chiama ad iniziare, se non lo facciamo ancora, a pregare ogni giorno per cercare nel silenzio del nostro cuore la salvezza della nostra anima. Il nostro nemico, satana, farà di tutto per ostacolare ciascuno di noi nel cammino di conversione, ma l’aiuto di Maria è più forte del potere del male. La santità che ci richiama la Mamma dell’Amore si realizza con l’impegno e il sacrifico quotidiano, con la preghiera e la vita sacramentale. Cerchiamo di scoprire la volontà di Dio anche mediante la nostra coscienza attraverso la quale il Signore ci parla. Spesso la nostra debolezza occulta si oppone alla volontà di Dio. Rinnegare se stessi e rinunciare alla propria volontà per accettare quella di Dio, ci porta sempre più verso la santità indicata da Maria anche in questo suo messaggio. In questo periodo preghiamo con la Madonna per attuare il suo invito nella nostra vita cristiana. Buon anno con la grazia di Dio. Vi saluto e benedico.

Don Luigi C. (Milano)

 Carissimi, vi mando una breve meditazione dalla terra di missione. Celebriamo il Natale di Nostro Signore Gesù... Il primo Natale c’era solo Maria che si preparava assieme con Giuseppe per la nascita dell’Emmanuele, di Gesù Salvatore. Oggi, nell’anno 2007, quando il Signore Gesù vuol nascere di nuovo in questo mondo, ha bisogno di ognuno di noi assieme a Maria. Dobbiamo portare Gesù e farlo nascere nella vita di tante persone che hanno bisogno di Dio e del suo amore.
Come Maria apriamoci a Dio e mettiamo la nostra vita a sua disposizione per far nascere Gesù nel cuore degli ammalati, dei bambini, dei poveri, e di tutti quelli che si trovano soli, di quelli che hanno bisogno di una parola di conforto, ecc… Allora sì, sarà un buon Natale per noi e per tutti…

Padre Shaji Joseph (India)

Carissimi, nel messaggio donato il 12 gennaio in occasione della preghiera dedicata alla santificazione della Chiesa, siamo ancora una volta chiamati alla preghiera per la Chiesa e per il mondo senza Dio.
Il Papa, in diverse occasioni, ci ha ricordato che il vero sacerdote è il santo, e vi ha spiegato come solo la santità nel nostro ministero pastorale converte gli uomini, solo la santità sana, solo la santità trasforma i cuori di pietra in cuori di carne.
Credo che la nostra esperienza giornaliera, nel meraviglioso e delicato servizio agli altri, ci porta ad essere coscienti della necessità urgente di questa santità e quindi della necessità di molte anime che continuano ad offrire la loro sofferenza e preghiera per la santità dei sacerdoti.
Senza la collaborazione di tanti credenti il nostro ministero rischia di esaurirsi in una grande, ma sterile, azione sociale.
Lo Spirito Santo trasforma l’offerta giornaliera di tante anime oranti in grazie di conversione che noi preti abbiamo il dono di vedere concedersi in straordinari miracoli. Dobbiamo però sempre ricordarci che l’evangelizzazione è innanzitutto un incontro personale tra uomo e Cristo che esige una predisposizione del cuore che ama per poter accogliere Dio che si fa presente.
La nostra missione pastorale quando nasce dalla preghiera diventa il frutto non di una pianificazione pastorale ma dono di Dio, un dono che dobbiamo imparare di nuovo a chiedere per riavvicinare nuovamente gli uomini lontani al nostro Dio.
È pur vero che i sacerdoti sanno per esperienza pastorale che qualcosa accade nella loro anima quando è sottoposta a prova, a critiche incessanti da parte di cattivi credenti o non più credenti che ci odiano e ci rifiutano perché sono in balia del male.
O si arrende alla disperazione o si sceglie di sperare, contro ogni speranza terrena con la certezza che la vita continuerà e che la misericordia divina la renderà migliore.
Ci sono ancora tanti preti che non hanno ceduto allo scoraggiamento e sono liberi dagli intrighi e da ambizioni, come dice il messaggio celeste. Allora si resta preti senza grandi illusioni, ma totalmente dipendenti dalla forza dello Spirito Santo. Guidati dallo Spirito d’Amore in ogni passo…
Il motivo più forte che induce a sperare è naturalmente la loro fede nella Potenza e Forza dello Spirito Santo che sta sempre con loro ma anche in attesa della stessa giustizia divina. La potenza dello Spirito Santo ci ricorda che nulla ci può separare dal perenne amore e dalla promessa salvifica di Dio. In questo perenne amore ed in questa promessa salvifica ci sarà la trasformazione come ci chiede Gesù e Maria in sacerdoti veramente santi.
Aiutiamo con la nostra preghiera giornaliera per tutto il nuovo anno 2008 ed impegniamoci noi tutti, che viviamo e meditiamo questi messaggi celesti, a trasformare la nostra vita, la vita delle nostre famiglie, delle nostre parrocchie e dei nostri gruppi di preghiera in una vera vita orante. Nella preghiera chiediamo incessantemente al Signore santi sacerdoti. Ad ognuno di voi lascio il compito di realizzare questo progetto nel nuovo anno 2008. Che Gesù e la Mamma dell’Amore portino tante benedizioni per voi tutti!

Don Luigi C. (Milano)

Carissimi amici, sabato 5 maggio, durante la veglia di preghiera dedicata alla Santificazione della Chiesa nell’Oasi di Paratico, la Mamma Celeste ha ringraziato tutti per le “calde preghiere” innalzate.
Quando una Mamma si manifesta in questo modo è perché quel calore è tutto per una mamma. Il 13 maggio ho battezzato Davide Gianluca, un bambino bellissimo, la cui mamma e il papà continuamente lo accudivano, lo coccolavano ed egli non sentiva questo calore materno e paterno? Certo che sì! Immaginatevi quindi la Madonna! Molto di più, di più, di più! Io sono felice che, nel mese di maggio, moltissimi cristiani la invochino nei cortili, lungo le vie, davanti a luoghi che noi chiamiamo domestici. È magnifico sentirci vicini a Maria Santissima e seguire la sua voce.
In Gesù, che ci ammaestra continuamente nel “non dubitare, neppure per un attimo, del Suo amore.” Nel messaggio c’è richiesta di ascolto pressante, commovente allo stesso tempo. Gesù vuole ascolto! Chi ha fatto delle scelte di vita per seguirlo in modo speciale è invitato da Gesù a “essere sempre più coerente con le scelte fatte”. Domenica 13 maggio, mentre battezzavo il bambino tutta l’assemblea ascoltava il Sacerdote ed erano attentissimi, ho capito che i genitori hanno scelto l’Amore del Padre Celeste per la loro creatura, che veniva accolta quale nuovo figlio.
Che gioia vi era nel mio cuore. Questa è stata una scelta autentica da parte dei genitori di quel bambino… Come può Dio abbandonarli? Le scelte definitive hanno come risposta l’amore di Gesù che sempre mantiene le promesse fatte per chi lo desidera amare, ascoltare, seguire per tutta la vita.
Leggiamo attentamente cosa scrisse San Giovanni al capitolo 14 versetto 23. Gesù disse: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola, il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” e al capitolo 15 versetto 9 Gesù disse: “come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore”. Comprendiamo che la grande richiesta di Gesù viene dal suo Vangelo? Infatti nel messaggio di Paratico il 5 maggio, Gesù ha detto: “Nel mio Vangelo Io stesso vi insegno cha dai frutti riconoscete l’albero buono da quello cattivo”. Come si distinguono i frutti buoni dai meno buoni? Leggete ancora cosa disse Gesù: “Se le piante vanno giudicate dai loro frutti è facile capire quelle buone da quelle cattive, per noi uomini vale la stessa cosa”. Tremendo, ma esaltante! Gesù continua a dirci che “è facile distinguere i frutti di coloro che servono Dio da coloro che al contrario servono il maligno”. Severamente Gesù aggiunge che “anche per i miei Ministri vale la stessa cosa”.
Dobbiamo essere membra di un unico corpo del quale “Io sono il capo”, dice Gesù. Noi siamo le Sue membra. Gesù vuole che noi Sacerdoti richiamiamo all’amore verso il suo Cuore Divino e non solo alla Chiesa stessa. Forte questo rimprovero!
Molte volte noi Sacerdoti siamo feriti e soli perché non ci fidiamo di Gesù e guardiamo il nostro orticello. Che fare? La Madonna ci suggerisce: “Figli miei, Gesù è Amore, Dio Creatore è Amore, lo Spirito Santo è Amore... abbandonatevi a Lui e preghiamo con fede e umiltà”.
Mamma cara, portaci a Gesù e fa che lo seguiamo secondo il tuo esempio. Oh, Vergine Pia, dolce Madre nostra Maria! Amen. Vi abbraccio e vi benedico di cuore.

Padre Piero M. (Torino)

Accogliamo con gioia e riconoscenza questo stupendo messaggio sui mirabili pregi dell’amore, la sua origine divina, la sua forza unificante e vivificante. Utile sarebbe sostare sui singoli passaggi, per farne oggetto di meditazione, e per trarne stimolo di vita santa e di feconda attività caritativa e apostolica. Ma è lavoro, questo, che ognuno può agevolmente fare, data la limpidezza del testo.
Qui ora ci limitiamo a riflettere brevemente sul motivo per cui spesso, purtroppo, la legge evangelica dell’amore non è vissuta: è trascurata benché in essa, e solo in essa, sia il rimedio ai tanti mali che affliggono l’umanità. Per causa di quale forza oscura si scarta, su larga scala, proprio quella via che è l’unica a portare alla felicità vera? “Perché mai - ci si domanda con amarezza nel messaggio - perché mai troppi uomini rifiutano l’amore? Perché gli uomini non sanno valutare il bene maggiore per cui loro sono stati creati?”.
Per trovare una risposta al perché di questo assurdo, è necessario anzitutto tener presente che l’amore, del quale qui si parla, non è l’amore passionale, che, a volte, è piuttosto la deturpazione del vero amore, e che neanche meriterebbe d’esser detto amore; non è neppure l’amore puramente umano, per quanto esso sia una realtà molto positiva, anzi, la più bella nell’ordine del creato.
L’amore di cui qui parliamo è immensamente di più: è quell’amore misterioso e santissimo che palpita all’interno stesso della divina vita trinitaria e che, partecipandosi alla creatura umana, la nobilita, la divinizza, la eleva all’ordine soprannaturale e la abilita ad agire da vera figlia di Dio. È l’amore che ci ha meritato Gesù e che Egli ci comunica innestandoci in Sé, come tralci nella vite, mediante il sacramento del Battesimo. Ricorda l’apostolo Paolo: “L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori, per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Rm. 5,5).
Ma per vivere in questo amore, è necessario mantenerci in sintonia con la volontà di Dio. Dice Gesù: “Rimanete nel mio amore”, ma avverte subito: “Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore” (Gv. 15, 9-10). Quando ci si discosta dalla volontà divina, commettendo il peccato, l’amore di Dio che è in noi si affievolisce e si spegne del tutto con la colpa grave, lasciandoci, spiritualmente, nel freddo e nel buio della morte. Ne segue che, finché non si torna pentiti a Dio, tutto quello che si compie, anche di positivo e buono in se stesso, non giova per il regno di Dio e per la vita eterna.
In definitiva sta proprio qui la causa profonda della triste situazione denunciata nel messaggio, là dove accenna ai tanti vuoti d’amore, ai tanti focolai spenti. Ci si è allontanati da Dio, rendendoci succubi del suo nemico e impigliandoci nelle reti dell’incredulità e del secolarismo. Per metter riparo a questa situazione non c’è che una via, tornare sui propri passi, tornare al Padre, tornare a Gesù, per venire rianimati dall’amore…  L’apostolo Paolo delinea molto bene questo impegno di ritorno: “Gettate via le opere delle tenebre, ed indossate le armi della luce… Rivestitevi di Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri” ( Rm. 13, 12-14). Bellissimo e potente l’invito a rivestirsi di Cristo! È una formula che riecheggia in pieno le luminose parole del messaggio: “Io, Gesù, sono l’Amore e di Me vivono le anime. La perfezione della vita sulla terra è data dal grado di intensità con cui le anime amano Me e con Me amano i fratelli. L’amore donato è vera gioia di vita…”. Senza dubbio: rivestirsi di Cristo è impresa che supera le possibilità umane; ma abita dentro di noi un Ospite dolcissimo, che tutto può: lo Spirito Santo. È Lui che, nel silenzio, sa portare avanti l’attuazione del meraviglioso disegno: fare di noi dei riflessi viventi del Figlio di Dio. L’importante è che, da parte nostra, Egli trovi docile corrispondenza ossia non l’ostacolo del peccato o del torpore spirituale, ma fede sincera, trasparente purezza di cuore e volontà generosa.
Preghiamo dunque, preghiamo tanto, perché, tramite la materna mediazione della Vergine Maria, questo “rivestirsi di Cristo” si realizzi pienamente in tutti e specialmente nei suoi Sacerdoti. Vi benedico di cuore.

Don Giuseppe D. (Milano)