Messaggi donati alla Chiesa...


Testi tratti dal 5° volume della collana "Le Perle della Mamma dell'Amore" dal titolo

"LA MAMMA DELL’AMORE

AI SACERDOTI SUOI FIGLI PREDILETTI"…

 …Figli, solamente se pregherete salverete il mondo! A voi tutti il compito di essere testimoni della preghiera e testimoni della salvezza.
Chiedo ai Ministri di Dio di accettare che la Mamma Maria, la vostra Mamma dell’Amore, li possa spronare nel trascinare le anime a Dio.
Vorrei che tutti i Sacerdoti, i pastori e le anime consacrate mi amassero e trasmettessero questo amore ai loro parrocchiani, ai loro fratelli e amici.
La loro devozione e il loro amore al Cuore Divino di Gesù e al mio Cuore Immacolato, per volere di Dio, li porterebbe ad aiutare, nutrire, curare, amare e benedire le loro pecorelle, a prestare amorevole aiuto e soccorso a chi è nel fango, ad ascoltare, con umiltà, chi ha bisogno di aprire il proprio cuore, a benedire i malati e i sofferenti, a consolare chi soffre e dona i propri dolori per la conversione di tanti fratelli, a spronare e dare speranza a chi si abbandona ai vizi e alla droga, a visitare chi, innocente, è in un carcere, a portare sempre con sé Cristo e portarLo al mondo, portarLo ai fratelli.
Diciamo, figli, a Gesù, diciamo il nostro amore: Gesù, ti amo! Gesù, ti amo! Gesù, ti amo! Gesù, salva il mondo, Gesù!…
(messaggio del 26 giugno 1997-Paratico)

Figlio mio diletto, qui sulla tomba dei Santi Apostoli ti ho confidato oggi la mia sofferenza per molti uomini di chiesa che si allontanano da Dio e dalle sue leggi. Figlio mio, ti supplico di pregare per la Chiesa Santa di Dio affinché rimanga sempre fedele alle parole di Gesù. Amato figlio, chiedo a tutti i ministri di Dio di vivere la loro vocazione senza bere fino in fondo il calice dei vizi. La tua preghiera sia per il Papa e per tutta la Santa Chiesa di Dio.
Ti benedico di cuore e ti bacio.

(messaggio del 8 novembre 2002-Roma)

(…) Figli, Gesù Dio mi sta dicendo: “Nella mia Chiesa, fatta nuova, voglio solo Sacerdoti Santi per santificare, voglio solo Sacerdoti coscienti e responsabili della loro grandezza, potenza e dignità sacerdotale. Disperderò gli altri come pula al vento e di essi non resterà tra i miei santi ricordo alcuno. Saranno i miei Sacerdoti, animati dall’amore vero verso Dio e dal santo suo timore, loro saranno coscienti di essere strumenti di pace ed amore nelle mie mani.” (…)
(messaggio del 6 agosto 2005 - Paratico)


 Sabato 10 settembre 2005 durante la Veglia di preghiera

dedicata alla Santificazione della Chiesa

nell’Oasi di Paratico (Brescia)

Figli miei cari, il ritrovarvi qui in preghiera questa sera riempie il mio cuore di gioia. Grazie, figli miei! Ho gradito ascoltare le vostre intenzioni e le vostre preghiere offerte per la santificazione dei miei figli prediletti. Ho pregato con voi e presenterò tutto alla Trinità Santissima.
Nuovamente giungo in mezzo a voi perché Gesù lo desidera.
Figli, Gesù mi sta dicendo: Nella mia Chiesa desidero che i miei Sacerdoti si abbandonino a me e si offrano senza riserve per la salvezza delle anime a loro affidate.
Io, il Buon Pastore, vi ho dato l’esempio e vi esorto a seguirlo.
A voi figli e fratelli chiedo di curare, rispettare, amare, benedire, liberare, ammonire ed esortare i vostri fratelli.
A voi è affidato in modo particolare il compito di combattere contro le forze dell’inferno che vogliono impadronirsi di tutte le anime.
Vi invito alla santità, alla preghiera e alla mortificazione”.

Figli miei cari, Gesù, Re di Misericordia infinita, ha scelto questo suo docile strumento per donare alcune sue richieste alla Chiesa e ai Suoi ministri in attesa di tempi nuovi.
Vi esorto tutti alla preghiera, al digiuno e alla carità vera in attesa del trionfo del Regno di Dio. Vi benedico di cuore e vi invito a continuare nella preghiera…

PREGATE PER LA CHIESA…
Nel messaggio del 6 agosto la Madonna ha insistito di pregare per la Chiesa ed in modo particolare per i Sacerdoti. Anche nel messaggio del 10 settembre viene ricalcata questa necessità: se i Sacerdoti sono santi tutto il popolo di Dio ne risente. Un Parroco Santo, come il curato d’Ars, ha trasformato la sua parrocchia in un modello di vita cristiana.

È per questo che il demonio si accanisce tanto contro i Sacerdoti. Vorrebbe così distruggere la Chiesa, ma noi conosciamo bene le promesse di Gesù a Pietro: “Le porte dell’inferno non prevarranno”. Ciò non toglie che l’azione di Satana sia tenace e, purtroppo, con tanti successi.
Perciò la Madonna ci esorta: “Preghiamo per la salvezza della Chiesa, affinché sia preservata dagli artigli di Satana, che la vorrebbero distrutta”.
Amare la Chiesa e pregare per la Chiesa, queste sono necessità impellenti. Troppe volte si pensa che la Chiesa sia un qualche cosa di staccato da noi. La Chiesa siamo noi, uniti a Cristo. E come Cristo ha combattuto e vinto Satana, così ognuno di noi deve dare il suo contributo a questa lotta per fare trionfare nella nostra epoca i Cuori di Gesù e di Maria. Vi benedico tutti di cuore e vi saluto.

Padre Gabriele Amorth esorcista (Roma)

RIFLESSIONE…
Carissimi, il messaggio della Mamma dell’Amore esprime il desiderio che i Sacerdoti si abbandonino a Lei e a Gesù senza riserve per la salvezza delle anime e di santificarsi. Questo è in armonia con l’Angelus di Papa Benedetto XVI di una domenica di settembre in cui, rivolgendosi ai fedeli, li invitava a pregare affinché i Sacerdoti siano santi.
Questo può avvenire se nella vita dei Preti c’è una passione per Cristo, che li rende capaci di essere trasparenza del volto amorevole di Gesù e di testimoniare la tenerezza di Dio Padre.
La vita sacerdotale deve farsi custode di un patrimonio di vita e di bellezza capace di ristorare la sete di Dio, fasciare ogni piaga, essere balsamo per ogni ferita, colmando così ogni desiderio di gioia.
Sono le parole che il grande Papa Giovanni Paolo II ha indirizzato tante volte ai Preti e Consacrati, perché gli uomini del nostro tempo sono a volte tanto impoveriti interiormente da non essere neppure più in grado di rendersi conto della propria povertà spirituale. Allora il Sacerdote santo sarà capace di rendere visibile l’amore di Dio.
Ripartire continuamente da Cristo per imparare ad amare il prossimo come lo ha amato Lui. Ripartendo dunque dal primato della spiritualità, che ci rende come Preti capaci di attingere l’acqua viva laddove si trova, ossia nel Dio di Gesù, solo così potremo curare, rispettare, amare, benedire, liberare e ammonire i nostri fratelli, come dice il messaggio che ci affida il compito di combattere contro le forze dell’inferno che vogliono impadronirsi delle anime.
In uno dei periodi più travagliati della storia umana in cui il potere delle tenebre è forte ed infligge devastazioni al genere umano e allo stesso pianeta su cui viviamo, si comprende sempre più perché un richiamo ai Preti santi. Solo così ci sarà una Chiesa fiammeggiante di santità che potrà salvare la nostra generazione dalla bufera travolgente di satana.
Continuiamo sulla strada della preghiera e della perseveranza lungo il cammino di santità.
È questo un invito importante per tutti i lettori, pregate per i Sacerdoti.
Vi benedico tutti di cuore e grazie.

don Luigi (Milano)

UN SACERDOTE INDIANO PER MARIA…
Carissimo Marco e amici del Movimento, l’invito alla preghiera per la santificazione della Chiesa e in modo particolare dei suoi Ministri, i Sacerdoti, è sempre attuale. Quando preghiamo per i Sacerdoti, preghiamo insieme con Gesù stesso che ha pregato quell’ultima sera della sua vita con cuore pieno d’amore per i suoi discepoli e nel medesimo tempo addolorato per l’infedeltà di Giuda. Gesù dice: “Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi... Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi... Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità.” (Gv 17,9-17). È importante pregare per i Sacerdoti affinché loro possano sempre vivere uniti con Cristo e consacrati nella verità. È anche un onore pregare per i Sacerdoti perché siano uniti nella preghiera di Gesù stesso. C’è ancora un altro aspetto bellissimo per la nostra preghiera per i Sacerdoti. Maria, la Madre di Gesù, viene descritta come colei che è rimasta con i primi discepoli in preghiera. Lei ha cercato di unire i discepoli dispersi dopo la morte di Gesù in preghiera e in attesa dello Spirito Santo. Leggiamo negli Atti degli Apostoli: “Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la Madre di Gesù e con i fratelli di lui.” (Atti 1,14).
E allora quando preghiamo per i Sacerdoti, preghiamo con Maria che custodisce i Sacerdoti nel suo cuore.
Prendiamo sul serio quest’invito alla preghiera, rivolto a noi dalla Madonna Santissima per i Sacerdoti che sono immersi “nel mondo” ma che non dovrebbero essere “del mondo”.
Grazie, Marco, per le tue preghiere. Con affetto vi benedico tutti.

Padre Joseph (India)



Sabato 8 ottobre 2005 durante la Veglia di preghiera

dedicata alla Santificazione della Chiesa

nell’Oasi di Paratico (Brescia) 

Figli miei cari, con voi ho pregato, con voi prego e con voi pregherò sempre. Gioisco nel trovarvi qui in preghiera e di cuore vi ringrazio.
Figli, Gesù mi manda oggi in questo luogo per esortare i Suoi Ministri.
Amati miei, Gesù Dio mi sta dicendo: “Nella mia Chiesa desidero che i miei Sacerdoti siano oranti e operanti con Me nella Santa Eucaristia. Dai miei Sacerdoti voglio una attiva partecipazione alla mia Redenzione. Desidero tutti i miei Sacerdoti con Me sul Calvario…
Molti si rifiutano di seguirmi nella mia dolorosa ascesa. Se i miei Sacerdoti saranno con Me sul Calvario, loro saranno costruttori del mio Regno nelle anime a loro affidate, non saranno confusi dal nemico e non saranno devastatori della mia opera.
Amo i miei Sacerdoti, per loro ho versato il Mio Sangue. Figli e fratelli, amatemi e siate consapevoli del vostro ruolo nel Corpo Mistico”.

Ecco, figli miei, a voi tutti chiedo di pregare per la Santa Chiesa di Dio ed in particolar modo per il Papa, i Vescovi e i Sacerdoti.
Grazie, figli, delle vostre preghiere, grazie del vostro amore per Gesù e per la Sua Chiesa. Vi benedico tutti di cuore, aiutatemi e preghiamo…

 

UNA RIFLESSIONE NELLA SOFFERENZA…
Nel messaggio Maria ci dice che Gesù vuole dai suoi Sacerdoti una partecipazione attiva alla REDENZIONE e desidera i suoi Sacerdoti sul CALVARIO.
Io sono un missionario che a causa di un incidente stradale molto grave dal 1986 sto ancora pagandone le conseguenze con 46 interventi chirurgici e terapie varie. La cosa che più mi dispiace è quella di essere costretto a non rientrare più in missione, ma continuare a vivere, nella debolezza della carne, la mia esistenza e ad offrire questa sofferenza per la Chiesa e per tutti i miei fratelli.
Anche se talvolta la sofferenza è così grande, essa non mi ha mai abbandonato dal giorno dell’incidente, ho accettato tutto con serenità perché sono convinto che le grandi grazie, che chiediamo a Dio sulla CROCE assieme a Lui, vengono sempre esaudite.
Anche se sul Calvario si prova il senso di solitudine, di incomprensione e di abbandono che spesso come malato si percepisce, ma per chi si affida completamente diventa la stessa solitudine di Gesù sulla Croce che dice:
“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”.
Ma affidarsi a Dio nei momenti dolorosi della vita, è come guardare il volto di tante persone che incontrandole infondono sempre speranza. Penso a tanti miei Confratelli che sono stati protagonisti in prima linea in Missione e in alcune Parrocchie. Persone che hanno dovuto per forza di cose formarsi una personalità forte e santa, ma che oggi sono condannati all’impotenza assoluta e la loro debolezza fisica fa però emergere la potenza salvifica dell’amore di Dio.
Allora ci si convince che a noi preti e missionari ammalati viene chiesto un altro Apostolato, non più attivo, ma quello della sofferenza evangelica.
La nostra missione nella malattia diviene orante ed il nostro ministero, che abbiamo realizzato con le opere, continua in un’altra dimensione. Non finisce la nostra missione, ma si purifica, si affina, diventa più vera. Ci si riconosce forse strumenti inutili, ma nelle mani di Dio ci rendiamo strumenti con la nostra sofferenza, che diventa supplica per la salvezza di tanti nostri fratelli e sorelle.
A Dio non possiamo fare altro che donare tutta la nostra vita nella sofferenza, allora saremo anche fedeli al messaggio di Maria e sul Calvario saremo costruttori del Regno per le anime che ci sono affidate. Vi benedico tutti di cuore, un ricordo reciproco nella preghiera.

don Luigi (Milano)

RIFLESSIONE SULLA MESSA…
Carissimi, sappiamo che la SANTA MESSA è il rinnovamento del sacrificio della croce. Il Sacerdote non può essere estraneo alla croce, quando ogni discepolo di Gesù è chiamato a rinnegare se stesso, prendere la sua croce e seguirlo. Non è di Cristo dire: quella è la strada, vai; ma Gesù ci ripete: Seguimi! Se lui per primo percorre quella strada, colui che fa l’Eucaristia non può non seguirla, altrimenti il suo sarebbe un inganno; non può dire ai fedeli: quella è la strada, seguila!
Se questa è la missione del Sacerdote, non certo i fedeli possono stare alla finestra a vedere come va a finire. Anche Pietro si è fermato in cortile per vedere come sarebbe andata a finire per Gesù Cristo, ma lo rinnegò. Questo deve essere un monito per tutti i fedeli che stanno alla finestra o peggio ancora si limitano a criticare. Se la Chiesa è comunità, il Sacerdote non può essere solo nel salire al Calvario, ma deve avere con sé anche i suoi fedeli. Allora, tutti assieme si farà la Chiesa di Cristo. Soprattutto, se questo essere assieme si realizza nella celebrazione dell’Eucaristia, non solo la domenica, ma anche durante la settimana, quando è possibile. Se l’Eucaristia è importante per il prete lo è anche per i fedeli. In tante Chiese c’è la possibilità dell’ADORAZIONE. Perché, avendone il tempo, non vi passiamo anche solo pochi minuti? Vi benedico tutti di cuore.

don Carlo (Varese)


 Sabato 12 novembre 2005 durante la Veglia di preghiera
dedicata alla Santificazione della Chiesa
nell’Oasi di Mbalmayo (Cameroun - Africa)

Figli miei cari, giungo per portare il mio saluto ed il mio richiamo mentre il mio docile strumento è in terre lontane quale missionario d’amore del mio Cuore. Figli miei, la misericordia di Dio ha desiderato che in questo luogo nascesse un’opera d’amore per molti miei figli, voi così siete divenuti collaboratori veri del piano di Dio. Dono il mio saluto materno mentre il mio amato strumento è assorto in preghiera davanti al Cuore Divino di Gesù vivente nella Santissima Eucaristia. Questo, figli, è per ricordare che i miei messaggi sono per tutti e per ciascuno. Amati miei, Gesù Dio mi sta dicendo questa sera:
“Nella mia Chiesa desidero che i miei Sacerdoti siano coscienti della loro vocazione.
Io vi ho scelti fino dall’eternità, vi ho scelti con speciale amore e predilezione. Voi dovete essere coscienti della vostra partecipazione al mio sacrificio. Non è simbolico, è reale!
Tutto questo comporta unione e fusione totale, sì, in tutto ed anche nella sofferenza. Unitevi a me nell’offerta di me stesso al Padre Onnipotente. Figli e fratelli, vivete la Santa Messa!
Pensate… a voi ho dato una grandezza ed una potenza particolare, nelle vostre mani ogni giorno si ripete il prodigio dell’Incarnazione, voi avete il potere di trasformare il pane e il vino nel mio Corpo e nel mio Sangue, in Me stesso.
Figli e fratelli, offritevi a me, abbandonatevi a me, Io vi amo e vi benedico”.

Ecco, figlioli miei, le parole di Gesù per la Sua Chiesa, pregate affinché siano accolte in tutti i cuori. Benedico di vero cuore il Pastore di questa Diocesi e con lui tutti i Pastori e le anime consacrate di questa terra, di questo continente a me tanto caro. A loro il mio incoraggiamento a continuare superando ogni ostacolo con la preghiera e l’offerta totale di sé alla Santissima Trinità. Io, figli amati e prediletti, veglio su di voi, veglio sulle vostre fatiche e sulle vostre angosce. Io veglio sulle vostre sofferenze e sulle vostre gioie, allevio le vostre croci e persecuzioni, vi stringo a me e vi ringrazio per l’amore che donate a Gesù.
La vostra fede è giovane ma autentica, cresce nel vostro cuore ogni giorno a lode della Trinità Santissima. Vi benedico tutti di cuore…

RIFLESSIONE…
La Mamma dell’Amore, continua a vegliare su ciascuno di noi. Ella desidera che il Mistero d’Amore di suo Figlio venga conosciuto e annunciato in tutto il mondo.
Nella misura in cui ci disponiamo con attenzione ad adorare il Cuore di Gesù nell’Eucaristia possiamo far breccia nei nostri cuori.
Gesù anche oggi ha un’attenzione particolare per i suoi figli prediletti, coloro che con il sacramento dell’Ordine permettono la Sua Incarnazione nella Chiesa.
Nel richiamo all’essere maggiormente coscienti dei doni ricevuti, anche noi ci sentiamo interpellati: siamo chiamati non solo a far memoria di ciò che siamo, cioè figli amati e prescelti, ma siamo a prendere coscienza anche di ciò che dobbiamo fare, che è l’annuncio del Vangelo.
Ora, Maria e Gesù indicano la strada della santità ai Sacerdoti, attraverso l’attiva partecipazione alla Sua Passione.
Ecco il vivere la Santa Messa, richiestoci da Gesù e Maria, come si deve attuare e si sviluppa nel quotidiano di compartecipazione all’Amore Redentore, Amore che, nella preparazione a questo Natale, deve attuarsi attraverso l’offerta di abbandono totale e fiducioso nelle mani di Dio.
È solo la vitalità della nostra preghiera che il Signore desidera per questi tempi avvolti di sofferenze, gioie, croci, che sono attentamente vegliate dalla nostra Madre dell’Amore.
È ovvio che coloro ai quali dobbiamo guardare con uno sguardo trascendente sono i sacerdoti, che proprio per questa loro missione hanno grande bisogno del sostegno di una preghiera di tutta  la loro comunità parrocchiale. Diventiamo uniti in questa preghiera, e saremo uno nell’Amore che ci richiama la nostra Madre. Dio vi benedica.

don Luigi (Milano)


 

Sabato 10 dicembre 2005 durante la Veglia di preghiera
dedicata alla Santificazione della Chiesa

nell’Oasi di Paratico (Brescia)

Figli miei cari, anche oggi avete reso felice il mio Cuore e giungendo qui in preghiera avete ascoltato la mia richiesta. Figli, continuate a pregare per la santificazione della Santa Chiesa di Dio. Grazie, figli miei, Io conto sulle vostre preghiere. Con l’amore nel cuore giungo in mezzo a voi perché Gesù Dio lo desidera. Figli, Gesù mi sta dicendo in questo momento:
“Nella mia Chiesa desidero essere accolto ed ascoltato…
In questo luogo, tramite questo nostro amato strumento, sto parlando ai miei Sacerdoti perché li amo e li desidero tutti nel mio Cuore Divino.
Diletti figli e fratelli, più volte ho lamentato la crisi della fede che contagia anche la mia Chiesa. La mia Chiesa soffre tremendamente, sì, perché sono contagiati gravemente i miei ministri.
Quando voi non alimentate il corpo, le forze vengono meno, il corpo indebolito non reagisce davanti al nemico che lo aggredisce e lentamente muore.

La lampada non alimentata si spegne.
Anche i fiori, se non ricevono acqua, avvizziscono e muoiono.
Figli e fratelli miei, quando nell’anima di un cristiano non c’è la fede, lui è fragile ed è vulnerabile. L’anima senza fede è come il corpo senza cibo o il fiore senza acqua.
Figli e fratelli miei, quando nell’anima di un mio Sacerdote non c’è fede e vita interiore spirituale, egli diventa facilmente lo zimbello di satana. Su di lui sfoga il suo odio, la sua gelosia e lo rende suo schiavo.
Figli e fratelli miei, il mezzo di difesa è la preghiera.
Quante volte mia Madre in questo luogo ve lo ha ripetuto.
Sì, la preghiera eleva l’anima a Dio, è il respiro dell’anima, è l’ossigeno dell’anima. Io, Figlio di Dio, ho pregato giorno e notte pur non avendone necessità. Ho voluto dare l’esempio ma
per molti miei figli e ministri esso non è valso.
Preparate il vostro cuore, Io vengo! Preparate il vostro cuore, Io vengo per portarvi la vera Luce e la vera Pace. Figli e fratelli miei, voi dovete essere con me sempre. Vi benedico di cuore con il Padre e lo Spirito Santo. Amen.”

Figli miei cari, ecco, preparate veramente il vostro cuore, è Gesù che ve lo chiede. Gesù sta per nascere nei vostri cuori, fategli posto perché Lui vuole trasformarvi con il suo amore.
Vi benedico di cuore in attesa di deporre Gesù nei vostri cuori… Continuate ad essere preghiera e testimonianza. Vi seguo…

 

CRISI DELLA FEDE…
La Mamma dell’Amore nel messaggio del 10 dicembre 2005 parla di nuovo ai sacerdoti e si lamenta della CRISI DI FEDE che contagia la Chiesa. C’è un grande turbamento nella Chiesa e ciò che è in questione è la FEDE. Sembra ripeterci la frase oscura di Gesù contenuta nel Vangelo di San Luca: “Quando il figlio dell’uomo ritornerà, troverà ancora la fede sulla terra?”.
Capita addirittura oggi che escano dei libri in cui la fede è in ritirata su punti importanti, che molti dei Vescovi tacciono.

Sembra che si applica a Gesù Giudice che verrà la mancanza di serietà, con la scusa che Lui giudica tutto con amore, interpretando questo amore come un’assoluzione generale senza un pentimento del peccato.
Noi sacerdoti ci siamo scordati nella predicazione di quanto ci dicevano con fede i nostri nonni, per esempio, quando ci parlavano dell’Inferno e del Paradiso.
Come uscire da questa situazione di indiscutibile crisi?
Il problema di fondo è la decisione della fede. Qui si tratta di credere o non credere, di essere preti e cristiani o di non esserlo realmente secondo il disegno di Dio.
Gesù ci ricorda che se nell’anima del sacerdote non c’è fede e vita interiore spirituale, si diventa facilmente “lo zimbello di satana”.
La tragica realtà di oggi è che troppi maestri che siedono sulla cattedra della Chiesa vacillano nella fede. Ecco perché la Madonna stessa si è fatta maestra di FEDE per la nostra gente di questo tempo.
Chi ha incontrato Maria ridiventa profondamente cristiano e prete, come se riscoprisse la propria fede. Per questo la Mamma dell’Amore in questi anni ha dato un impulso decisivo perché la Chiesa riacquistasse il suo slancio missionario da parte di tutti i Vescovi, Sacerdoti, Cristiani, in vista della salvezza delle loro anime.
Preghiamo tutti insieme in questo Natale perché Gesù riaccenda in tutti i cuori, in modo particolare, quelli più lontani da Lui e da sua Madre, la fiamma della nostra fede.

don Luigi (Milano)

RIFLESSIONE… E PREGHIERA!
Vorrei innanzitutto affermare che la Chiesa è santa, immacolata e senza ruga, per cui l’affermazione “per la santificazione della Chiesa” va intesa, per la santificazione di tutti i componenti della Chiesa che sono in cammino su questa terra. Essi portano con sé oltre alle conseguenze del peccato originale, solo Maria ne è immune, anche le conseguenze dei propri peccati, da cui ci si deve continuamente convertire. Da qui la preghiera incessante, non solo da parte dei sacerdoti, ma anche da parte dei fedeli, soprattutto riuniti in gruppo, che con i sacerdoti partecipano e vivono le celebrazioni liturgiche. Sarebbe bello che tutti i fedeli che comprendono l’importanza di ciò, ad ogni liturgia a cui partecipano, preghino per il sacerdote che celebra e chiedano la santificazione di tutti i sacerdoti.
Non dobbiamo dimenticare che la fede è un dono che il Padre fa per i meriti della passione, morte e risurrezione del Figlio incarnato, nella potenza dello Spirito. Anche i sacerdoti hanno bisogno di rendersi consapevoli di questo dono: da qui la preghiera di tutti i fedeli per loro.
Spesso capita che, impegnati nella vita pastorale, mettano un po’ in secondo ordine la loro vita di preghiera, col rischio di decadere nel vuoto del formalismo che mina la fede. Qui diventa importante la presenza dei laici che, invece di criticare, pregano con maggiore fede e intensità per i loro sacerdoti. Queste preghiere inserite nel contesto Eucaristico creano il tessuto comunitario che porta una sempre nuova vitalità nella fede anche nel sacerdote.

don Carlo (Varese) 


 

Sabato 7 gennaio 2006 durante la Veglia di preghiera

dedicata alla Santificazione della Chiesa

nell’Oasi di Paratico (Brescia)

Figli miei cari, giungendo qui in preghiera avete reso felice il mio Cuore.
Grazie, figli, per il vostro impegno, grazie per aver risposto alla mia chiamata, grazie per aver vegliato questa notte con Gesù.
Figli miei, ecco, all’inizio del nuovo anno Gesù mi sta dicendo: “Nella mia Chiesa molti miei ministri credono solo in se stessi, credono solo nelle loro forze e nelle loro opere.

Molti credono nelle riviste vuote e nei giornali. Queste sono le fonti di acqua dove loro attingono, non più il Vangelo che è acqua pura che rigenera.
Figli e fratelli miei, basterebbe uno sguardo sereno nella vita della Mia Chiesa per rendersi conto che senza la preghiera nessun Santo si è santificato. Sì, figli e fratelli miei, nessun Martire ha testimoniato con il sangue la fedeltà a Me e alla fede senza essere sorretto dalla preghiera. Riscoprite in questo tempo di grazia che vi viene ancora concesso, la potenza della preghiera! Pregate e siate preghiera! Vi benedico tutti, amati miei, vi stringo al Cuore di Mia Madre per accogliervi nel Mio Cuore Divino che ancora Sanguina per la Mia Chiesa.
Amati figli e fratelli, non perseguitate i profeti degli ultimi tempi, non perseguitate gli strumenti di mia Madre che sono pure miei strumenti… loro sono stati scelti e sono con Me ed Io li proteggo e benedico”.

Figli miei, continuate ad intensificare la vostra preghiera per la Santa Chiesa di Dio, non lasciate soli i miei figli prediletti, sosteneteli con le vostre preghiere.
Benedico di cuore voi qui riuniti in preghiera e vi bacio.
Preghiamo, figli, io sono sempre con voi…

UMILI CONSIDERAZIONI…
“Nella mia Chiesa molti miei ministri credono solo in sé stessi… le riviste vuote e i giornali… sono le fonti di acqua dove loro attingono, non più il Vangelo che è acqua pura che rigenera”.
Siamo grati al Signore di questo richiamo: severo ma salutare. Sì, è un fatto: troppo spesso nel nostro ministero tendiamo, più o meno avvertitamente, a fidarci di noi stessi più che della grazia di Dio e a valerci dei prodotti del pensiero umano più che del Vangelo meditato e pregato.
È una tentazione insidiosa, che fa leva sulla innata superbia e sulla segreta ricerca di effetti immediati. Forse una delle cause di tanta sterilità sul piano pastorale sta proprio qui.
Sappiamo che la parola di Dio è realtà viva, misteriosamente viva, efficace di per sé stessa, carica di luce e di forza. Se ci premurassimo di colmarcene, gioveremmo a noi stessi e agli altri più che con qualsiasi stratagemma puramente umano.
Ma, quando ci si accosta alla parola di Dio, si deve cercare di avere un atteggiamento interiore sincero e profondo di preghiera, d’una preghiera umile e fiduciosa, si deve cioè entrare in sintonia, e come in dialogo con Colui dal quale proviene quella parola. Diversamente si rimane chiusi al suo reale contenuto, sviati da pensieri e preoccupazioni estranee.
Accostarsi alla parola di Dio con animo orante: ecco l’esigenza primaria per giungere ad attingervi l’energia divina che vi è insita a trasmetterla.
Logico quindi il passaggio alla preghiera che, nel testo del messaggio, fa seguito al richiamo suddetto: “…Riscoprite la potenza della preghiera!”. Nella Chiesa la preghiera è sempre stata guida e sostegno per tutti i Santi, per tutti i Martiri e, possiamo aggiungere, per tutti gli apostoli.
Particolarmente forte la frase: “Pregate e siate preghiera!”. Ci viene qui fatto comprendere che dobbiamo andare ben oltre la preghiera fatta solo di formule. Con l’aiuto dello Spirito Santo, Maestro interiore di preghiera (cfr. Rm. 8,26), dovremmo cercare di spiritualizzare il più possibile la nostra preghiera: renderla così intensa e pura da immergerci in Dio e, in certo senso, da immedesimarci con Lui.
“Dio è spirito
- insegna Gesù - e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità” (Gv. 4,24).
Di San Francesco è detto appunto che non solo pregava molto, ma che era diventato tutto preghiera.
Degna di attenta considerazione l’esortazione conclusiva: “Amati figli e fratelli, non perseguitate i profeti degli ultimi tempi, non perseguitate gli strumenti di Mia Madre che sono pure miei strumenti…”.
Forse noi oggi siamo, in genere, troppo facili a reagire in tono scettico o sprezzante davanti a certi fenomeni straordinari, come le rivelazioni private. È vero, si hanno dei casi di allucinazione, di esaltazione e anche di subdoli artifici del maligno, ma dobbiamo guardarci dal fare d’ogni erba un fascio.
È da tenere presente che nella Chiesa, oltre l’aspetto istituzionale, c’è anche quello carismatico: lo Spirito del Signore, di tanto in tanto, opera liberamente, al di fuori degli schemi fissi…
Per un discernimento di massima tra veri e falsi profeti, in attesa del giudizio dei nostri Pastori, possiamo regolarci alla luce del criterio enunciato da Gesù stesso nel Vangelo: le opere di questi “profeti”, i frutti connessi con quanto essi dicono e fanno (si legga, ad esempio, Matteo al cap. 7°).

“Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o i fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere. (Mt. 7,15-20)

Da non dimenticare, poi, l’ammonimento dell’apostolo Paolo: “Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie; esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono” (I Tess. 5,19).

don Giuseppe (Milano)

IL NOSTRO SACERDOZIO…
Ancora una volta la cara Mamma dell’Amore richiama i suoi figli prediletti, i Sacerdoti, ad attingere alla fonte del Vangelo le grazie per esercitare il loro ministero.
Il suo richiamo è perché il dono ricevuto nell’ordinazione è necessario per costruire il corpo della Chiesa. Questa evangelizzazione non avviene da parte dei Preti con la Parola soltanto nell’omelia e nella catechesi, ma bensì attraverso la presenza e l’adorazione del Santissimo Sacramento, dell’offerta del Divino Sacrificio della Messa, della preghiera, la penitenza e la pratica delle virtù evangeliche, per proseguire nel cammino della santità.
La Madonna dice nel messaggio che basterebbe uno sguardo all’interno della Chiesa per capire che nessuno può santificarsi senza la preghiera e neppure essere martire della fede. Anche il nuovo beato Charles de Foucauld scriveva che è Cristo che deve risplendere nel Sacerdote e tutta la sua esistenza, tutto l’essere del prete deve gridare che appartiene a Cristo, deve presentare l’immagine della vita evangelica. Deve diventare una predicazione viva, un riflesso di Gesù, che faccia vedere Gesù.
Anche noi, Preti di oggi, dobbiamo imparare dal nuovo beato a gustare la semplicità della vita, a passare ore in preghiera durante la nostra giornata ed approfondire, stando in ginocchio, la Parola di Dio per portarla alla gente attraverso la nostra omelia. Allora saranno parole che vengono dalla nostra esperienza di contatto con Dio.
Io credo che saranno sempre tempi meravigliosi per i Sacerdoti che celebrano l’Eucaristia uniti a Cristo. Noi siamo chiamati con l’ordinazione a cose grandi che neppure la Madonna Santissima può fare, per questo Ella ci richiama a tendere sempre più alla santità.
Finché Cristo, non sarà l’ardente passione della nostra vita, il nostro Sacerdozio sarà sempre una piccola cosa, inutile, meschina e superficiale ma, quando noi diventiamo i vicari dell’amore di Dio, allora chiunque ci avvicina è obbligato a sentire la bontà del Salvatore.
Certo abbiamo le nostre croci e non siamo i soli ad averne, ma i doni ricevuti con l’ordinazione, sono così grandi che non possiamo non cantare nel profondo del nostro cuore il “Magnificat” come tante volte diceva Papa Giovanni Paolo II.
È pur vero che questi sono tempi difficili per la Chiesa e per i Preti e a volte diventa doloroso essere fedeli al Vangelo.
Ci troviamo profondamente toccati dallo spettacolo del potere del male e sembra che stia diventando di proporzioni gigantesche, un male che oggi si avvale della struttura degli Stati e dei governi, per compiere la sua opera nefasta, un male eretto a sistema.
Ma questo male non è invincibile, esiste un limite contro il quale la potenza del male si infrange e questa è la MISERICORDIA e la GIUSTIZIA DIVINA.

L’Agnello di Dio è più forte del dragone dell’apocalisse. Il male non ha l’ultima parola nel mondo.

Nelle sue parole il nostro amato Gesù e la dolce Mamma dell’Amore ci invitano a non perseguitare i profeti degli ultimi tempi ed anche gli strumenti suoi che diffondono i suoi messaggi. Ma sappiamo dalla Bibbia che tutti i Profeti sono stati perseguitati, presi in giro, maltrattati e martirizzati. Ma essi hanno confidato e ancora oggi confidano in Dio, perché sapevano e sanno che la Parola, i messaggi di Dio, attraverso il loro ministero avrebbero salvato molti.
Da parte nostra preghiamo sempre di più, con la preghiera del cuore e offriamo sull’esempio di Papa Giovanni Paolo II le nostre sofferenze unite a quelle di Cristo. Gesù dà un senso alla sofferenza che diventa una sofferenza che brucia e consuma il male con la fiamma dell’amore.
In questo modo essa si fonde insieme con l’amore redentore e diventa di conseguenza una forza contro il male del mondo. Vi benedico di cuore.

don Luigi (Milano) 

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rivolti alla Chiesa e diretti a tutti i Sacerdoti è avvenuta
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DONO E MISTERO
Dal libro scritto da Sua Santità il Servo di Dio Giovanni Paolo II

Chi è il sacerdote?

Non posso fare a meno, in questa mia testimonianza, di andare oltre il ricordo degli eventi e delle persone, per fissare lo sguardo più in profondità, quasi per scrutare il mistero che da cinquant’anni mi accompagna e mi avvolge.
Che significa essere sacerdote? Secondo San Paolo significa soprattutto essere amministratore dei misteri di Dio: “Ognuno ci consideri come ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio. Ora, quanto si richiede negli amministratori è che ognuno risulti fedele” ( 1 Cor 4, 1-2).
Il termine “amministratore” non può essere sostituito con nessun altro. Esso è radicato profondamente nel Vangelo: si ricordi la parabola sull’amministratore fedele e su quello infedele (cfr Lc 12,41-48). L’amministratore non è il proprietario, ma colui al quale il proprietario affida i suoi beni, affinché li gestisca con giustizia e responsabilità. Proprio così il sacerdote riceve da Cristo i beni della salvezza, per distribuirli nel modo dovuto tra le persone alle quali viene inviato.
Si tratta dei beni della fede. Il sacerdote, pertanto, è uomo della parola di Dio, uomo del sacramento, uomo del “mistero della fede”.
Attraverso la fede egli accede ai beni invisibili che costituiscono l’eredità della Redenzione del mondo operata dal Figlio di Dio. Nessuno può ritenersi “proprietario” di questi beni. Tutti ne siamo destinatari. In forza, però, di ciò che Cristo ha stabilito, il sacerdote ha il compito di amministrarli.

Admirabile commercium!

La vocazione sacerdotale è un mistero.
È il mistero di unmeraviglioso scambio” - admirabile commercium - tra Dio e l’uomo.
Questi dona a Cristo la sua umanità, perché Egli se ne possa servire, come strumento di salvezza, quasi facendo di quest’uomo un altro se stesso. Se non si coglie il mistero di questo “scambio”, non si riesce a capire come possa avvenire che un giovane, ascoltando la parola “Seguimi!”, giunga a rinunciare a tutto per Cristo, nella certezza che per questa strada la sua personalità umana si realizzerà pienamente.
C’è al mondo una realizzazione della nostra umanità che sia più grande del poter ripresentare ogni giorno in persona Christi il sacrificio redentivo, lo stesso che Cristo consumò sulla croce? In questo Sacrificio, da una parte è presente nel modo più profondo lo stesso Mistero trinitario, dall’altra è come “ricapitolato” tutto l’universo creato (cfr Ef 1,10).
Anche per offrire “sull’altare della terra intera il lavoro e la sofferenza del mondo”, secondo una bella espressione di Teilhard de Chardin, si compie l’Eucaristia. Ecco perché, nel ringraziamento dopo la Santa Messa, si recita anche il Cantico dei tre giovani dell’Antico Testamento: Benedicite omnia opera Domini Domino…In effetti, nell’Eucaristia tutte le creature visibili e invisibili, e in particolare l’uomo, benedicono Dio come Creatore e Padre, lo benedicono con le parole e l’azione di Cristo, Figlio di Dio.

Sacerdote ed Eucaristia

“Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli (…). Nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare” (Lc 10,21-22). Queste parole del Vangelo di San Luca, introducendoci nell’intimo del mistero di Cristo, ci consentono di accostarci anche al mistero dell’Eucaristia. In essa il Figlio consostanziale al Padre, Colui che soltanto il Padre conosce, gli offre in sacrificio se stesso per l’umanità e per l’intera creazione. Nell’Eucaristia Cristo restituisce al Padre tutto ciò che da Lui proviene. Si realizza così un profondo mistero di giustizia della creatura verso il Creatore. Bisogna che l’uomo renda onore al Creatore offrendo, con atto di ringraziamento e di lode, tutto ciò che da Lui ha ricevuto.
L’uomo non può smarrire il senso di questo debito
, che egli soltanto, tra tutte le altre realtà terrestri, può riconoscere e saldare come creatura fatta a immagine e somiglianza di Dio. Nello stesso tempo, dati i suoi limiti di creatura e il peccato che lo segna, l’uomo non sarebbe capace di compiere questo atto di giustizia verso il Creatore, se Cristo stesso, Figlio consostanziale al Padre e vero uomo, non intraprendesse questa iniziativa eucaristica.
Il sacerdozio, fin dalle sue radici, è il sacerdozio di Cristo. È Lui che offre a Dio Padre il sacrificio di se stesso, della sua carne e del suo sangue, e con il suo sacrificio giustifica agli occhi del Padre tutta l’umanità e indirettamente tutto il creato. Il sacerdote, celebrando ogni giorno l’Eucaristia, scende nel cuore di questo mistero.
Per questo la celebrazione dell’Eucaristia non può non essere, per lui, il momento più importante della giornata, il centro della sua vita.

In persona Christi

Le parole che ripetiamo a conclusione del Prefazio - “Benedetto colui che viene nel nome del Signore…” - ci riportano ai drammatici avvenimenti della Domenica delle Palme. Cristo va a Gerusalemme per affrontare il cruento sacrificio del Venerdì Santo. Ma il giorno precedente, durante l’Ultima Cena, ne istituisce il sacramento. Pronuncia sul pane e sul vino le parole della consacrazione: “Questo è il mio Corpo offerto in sacrificio per voi (…). Questo è i calice del mio Sangue, per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati. Fate questo in memoria di me”.
Quale “memoria”? Sappiamo che a questo termine occorre dare un senso forte, che va ben oltre il semplice ricordo storico. Siamo qui nell’ordine del biblico “memoriale”, che rende presente l’evento stesso. È memoria-presenza! Il segreto di questo prodigio è l’azione dello Spirito Santo, che il sacerdote invoca, mentre impone le mani sopra i doni del pane e del vino: “Santifica questi doni con l’effusione del tuo Spirito, perché diventino per noi il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo nostro Signore”. Non è dunque solo il sacerdote che ricorda gli avvenimenti della Passione, Morte e Risurrezione di Cristo; è lo Spirito Santo che fa sì che essi si attuino sull’altare attraverso il ministero del sacerdote. Questi agisce veramente in persona Christi. Quello che Cristo ha compiuto sull’altare della Croce e che prima ancora ha stabilito come sacramento nel Cenacolo, il sacerdote lo rinnova nella forza dello Spirito Santo. Egli viene in questo momento come avvolto dalla potenza dello Spirito Santo e le parole che pronuncia acquistano la stessa efficacia di quelle uscite dalla bocca di Cristo durante l’Ultima Cena.

Mysterium fidei

Durante la Santa Messa, dopo la transustanziazione, il sacerdote pronuncia le parole: Mysterium fidei, Mistero della fede! Sono parole che si riferiscono, ovviamente, all’Eucaristia. In qualche modo, tuttavia, esse concernono anche il sacerdozio.
Non esiste Eucaristia senza sacerdozio, come non esiste sacerdozio senza Eucaristia. Non soltanto il sacerdozio ministeriale è legato strettamente all’Eucaristia; anche il sacerdozio comune di tutti i battezzati si radica in tale mistero.
Alle parole del celebrante i fedeli rispondono: “Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta”.
Nella partecipazione al Sacrificio eucaristico i fedeli diventano testimoni di Cristo crocifisso e risorto, impegnandosi a vivere quella sua triplice missione - sacerdotale, profetica e regale - di cui sono investiti fin dal Battesimo, come ha ricordato il Concilio Vaticano II.
Il sacerdote, quale amministratore dei “misteri di Dio”, è al servizio del sacerdozio comune dei fedeli.
È lui che, annunziando la Parola e celebrando i sacramenti, specie l’Eucaristia, rende sempre più consapevole tutto il popolo di Dio della sua partecipazione al sacerdozio di Cristo, e contemporaneamente lo spinge a realizzarla pienamente. Quando, dopo la transustanziazione, risuonano le parole: Mysterium fidei, tutti sono invitati a rendersi conto della particolare densità esistenziale di questo annuncio, in riferimento al mistero di Cristo, dell’Eucaristia, del Sacerdozio.
Non trae forse di qui la sua motivazione più profonda la stessa vocazione sacerdotale?
Una motivazione che è già tutta presente al momento dell’Ordinazione, ma che attende di essere interiorizzata e approfondita nell’arco dell’intera esistenza. Solo così il sacerdote può scoprire in profondità la grande ricchezza che gli è stata affidata. A cinquant’anni dall’Ordinazione, posso dire che ogni giorno di più in quel Mysterium fidei si ritrova il senso del proprio sacerdozio. È lì la misura del dono che esso costituisce, e lì è pure la misura della risposta che questo dono richiede.
Il dono è sempre più grande!
Ed è bello che sia così. È bello che un uomo non possa mai dire di aver risposto pienamente al dono. È un dono ed è anche un compito: sempre! Avere consapevolezza di questo è fondamentale per vivere appieno il proprio sacerdozio.

Cap. IX

Essere sacerdote oggi

Cinquant’anni di sacerdozio non sono pochi. Quante cose sono avvenute in questo mezzo secolo di storia! Si sono affacciati alla ribalta nuovi problemi, nuovi stili di vita, nuove sfide. Viene spontaneo chiedersi: cosa comporta essere sacerdote oggi, in questo scenario in grande movimento, mentre si va verso il terzo Millennio?
Non v’è dubbio che il sacerdote, con tutta la Chiesa, cammina col proprio tempo, e si fa ascoltatore attento e benevolo, ma insieme critico e vigile, di quanto matura nella storia.
Il Concilio ha mostrato come sia possibile e doveroso un autentico rinnovamento, nella piena fedeltà alla Parola di Dio ed alla Tradizione.
Ma al di là del dovuto rinnovamento pastorale, sono convinto che il sacerdote non deve avere alcun timore di essere “fuori tempo”, perché l’“oggi umano” di ogni sacerdote è inserito nell’“oggi” del Cristo Redentore. Il più grande compito per ogni sacerdote  e in ogni tempo è ritrovare di giorno in giorno questo suo “oggi” sacerdotale nell’“oggi” di Cristo, in quell’“oggi” del quale parla la Lettera agli Ebrei. Questo “oggi” di Cristo è immerso in tutta la storia - nel passato e nel futuro del mondo, di ogni uomo e di ogni sacerdote. “Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi e sempre” (Eb 13,8).
Quindi, se siamo immersi con il nostro umano, sacerdotale “oggi” nell’ “oggi” di Gesù Cristo, non esiste il pericolo che si diventi di “ieri”, arretrati…
Cristo è la misura di tutti i tempi. Nel suo divino-umano, sacerdotale “oggi”, si risolve alla radice tutta l’antinomia - una volta così discussa - tra il “tradizionalismo” e il “progressismo”.

Le attese profonde dell’uomo

Se si analizzano le attese che l’uomo contemporaneo ha nei confronti del sacerdote, si vedrà che, nel fondo, c’è in lui una sola, grande attesa: egli ha sete di Cristo. Il resto - ciò che serve sul piano economico, sociale e politico - lo può chiedere a tanti altri. Al sacerdote chiede Cristo! E da lui ha diritto ad attenderselo innanzitutto mediante l’annuncio della  Parola.
I presbiteri - insegna il Concilio - “hanno come primo dovere quello di annunziare a tutti il Vangelo di Dio” (Presbyterorum ordinis, 4). Ma l’annuncio mira a far sì che l’uomo incontri Gesù, specie nel mistero eucaristico, cuore pulsante della Chiesa e della vita sacerdotale. È un misterioso, formidabile potere quello che il sacerdote ha nei confronti del Corpo eucaristico di Cristo.
In base ad esso egli diventa l’amministratore del bene più grande della Redenzione, perché dona agli uomini il Redentore in persona. Celebrare l’Eucaristia è la funzione più sublime e più sacra di ogni presbitero. E per me, fin dai primi Anni del sacerdozio, la celebrazione dell’Eucaristia è stata non soltanto il dovere più sacro, ma soprattutto il bisogno più profondo dell’anima.

Ministro della misericordia

Come amministratore del sacramento della Riconciliazione, il sacerdote adempie il mandato trasmesso da Cristo agli Apostoli dopo la sua risurrezione: “Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi” (Gv 20, 22-23). Il sacerdote è testimone e strumento della misericordia divina! Come è importante il servizio del confessionale nella sua vita! Proprio nel confessionale la sua paternità spirituale si realizza nel modo più pieno. Proprio nel confessionale ogni sacerdote diventa testimone dei grandi miracoli che la misericordia divina opera nell’anima che accetta la grazia della conversione. È necessario però che ogni sacerdote al servizio dei fratelli nel confessionale sappia fare egli stesso esperienza di questa misericordia di Dio, attraverso la propria regolare confessione e la direzione spirituale.
Amministratore dei misteri divini, il sacerdote è uno speciale testimone dell’Invisibile nel mondo.
È infatti amministratore di beni invisibili e incommensurabili, che appartengono all’ordine spirituale e soprannaturale.

Chiamato alla santità

A costante contatto con la santità di Dio, il sacerdote deve lui stesso diventare santo. È il medesimo suo ministero ad impegnarlo in una scelta di vita ispirata al radicalismo evangelico. Questo spiega la specifica necessità, in lui, dello spirito dei consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza. In questo orizzonte si comprende anche la speciale convenienza del celibato.
Da qui il particolare bisogno di preghiera nella sua vita: la preghiera sorge dalla santità di Dio e nello stesso tempo è la risposta a questa santità. Ho scritto una volta: “La preghiera crea il sacerdote e il sacerdote si crea attraverso la preghiera”. Si, il sacerdote dev’essere innanzitutto uomo di preghiera, convinto che il tempo dedicato all’incontro intimo con Dio è sempre il meglio impiegato, perché oltre che a lui giova anche al suo lavoro apostolico.
Se il Concilio Vaticano II parla della universale vocazione alla santità, nel caso del sacerdote bisogna parlare di una speciale vocazione alla santità. Cristo ha bisogno di sacerdoti santi!
Il mondo di oggi reclama sacerdoti santi! Soltanto un sacerdote santo può diventare, in un mondo sempre più secolarizzato, un testimone trasparente di Cristo e del suo Vangelo. Soltanto così il sacerdote può diventare guida degli uomini e maestro di santità. Gli uomini, soprattutto i giovani, aspettano una tale guida. Il sacerdote può essere guida e maestro nella misura in cui diventa un autentico testimone!

La cura animarum

Nella mia ormai lunga esperienza, tra tante situazioni diverse, mi sono confermato nella convinzione che soltanto dal terreno della santità sacerdotale può crescere una pastorale efficace, una vera “cura animarum”. Il segreto più vero degli autentici successi pastorali non sta nei mezzi materiali, ed ancor meno nei “mezzi ricchi”. I frutti duraturi degli sforzi pastorali nascono dalla santità del sacerdote. Questo è il fondamento!
Naturalmente sono indispensabili la formazione, lo studio, l’aggiornamento; una preparazione insomma adeguata, che renda capaci di cogliere le urgenze e di definire le priorità pastorali.
Si potrebbe tuttavia asserire che le priorità dipendono anche dalle circostanze, e ogni sacerdote è chiamato a precisarle e a viverle d’intesa col suo Vescovo e in armonia con gli orientamenti della Chiesa universale. Nella mia vita ho individuato queste priorità nell’apostolato dei laici, in special modo nella pastorale familiare - campo nel quale gli stessi laici mi hanno aiutato tanto -, nella cura per i giovani e nel dialogo intenso con il mondo della scienza e della cultura. Tutto questo si è rispecchiato nella mia attività scientifica e letteraria. È nato così lo studio “Amore e responsabilità” e, tra l’altro, un’opera letteraria: “La bottega dell’orefice” con il sottotitolo: Meditazioni sul sacramento del matrimonio.
Una ineludibile priorità oggi è costituita dall’attenzione preferenziale per i poveri, gli emarginati, gli immigrati.
Per essi il sacerdote deve essere veramente un “padre”. Indispensabili sono certo anche i mezzi materiali, come quelli che ci offre la tecnologia moderna. Il segreto tuttavia rimane sempre la santità di vita del sacerdote che s’esprime nella preghiera e nella meditazione, nello spirito di sacrificio e nell’ardore missionario.
Quando ripercorro con il pensiero gli anni del mio servizio pastorale come sacerdote e come vescovo, mi convinco sempre più di quanto ciò sia vero e fondamentale.

Uomo della parola

Ho già accennato che, per essere autentica guida della comunità, vero amministratore dei misteri di Dio, il sacerdote è chiamato ad essere anche uomo della parola di Dio, generoso ed infaticabile evangelizzatore. Oggi se ne vede ancor più l’urgenza di fronte ai compiti immensi della “nuova evangelizzazione”.
Dopo tanti anni di ministero della Parola, che specie da Papa mi hanno visto pellegrino in tutti gli angoli del mondo, non posso fare a meno di dedicare ancora qualche considerazione a questa dimensione della vita sacerdotale. Una dimensione esigente, giacché gli uomini di oggi si aspettano dal sacerdote, prima che la parola “annunciata”, la parola “vissuta”. Il presbitero deve  “vivere della Parola”. Al tempo stesso, però, egli si sforzerà di essere anche preparato intellettualmente per conoscerla a fondo ed annunciarla efficacemente.
Nella nostra epoca caratterizzata da un alto grado di specializzazione in quasi tutti i settori della vita, la formazione intellettuale è quanto mai importante. Essa rende possibile intraprendere un dialogo intenso e creativo con il pensiero contemporaneo. Gli studi umanistici e filosofici e la conoscenza della teologia sono le strade per giungere a tale formazione intellettuale, che dovrà poi essere approfondita per tutta la vita.
Lo studio, per essere autenticamente formativo, ha bisogno di essere costantemente affiancato dalla preghiera, dalla meditazione, dall’implorazione dei doni dello Spirito Santo: la sapienza, l’intelletto, il consiglio, la fortezza, la scienza, la pietà e il timore di Dio. San Tommaso d’Aquino spiega in che modo, con i doni dello Spirito Santo, tutto l’organismo spirituale dell’uomo venga sensibilizzato alla luce di Dio, alla luce della conoscenza e anche all’ispirazione dell’amore. La preghiera per i doni dello Spirito Santo mi ha accompagnato fin dalla giovinezza e le sono tutt’ora fedele.

Cap. X

Ai Fratelli nel sacerdozio

Concludendo questa testimonianza sulla mia vocazione sacerdotale, desidero rivolgermi a tutti i Fratelli nel sacerdozio: a tutti senza eccezione! Lo faccio con le parole di San Pietro: “Fratelli, cercate di render sempre più sicura la vostra vocazione e la vostra elezione. Se farete questo non inciamperete mai” (2 Pt 1,10). Amate il vostro sacerdozio! Siate fedeli fino alla fine! Sappiate vedere in esso quel tesoro evangelico per il quale vale la pena di donare tutto (cfr Mt 13,44).
In modo particolare mi rivolgo a quelli tra voi che vivono un periodo di difficoltà o addirittura di crisi della loro vocazione. Vorrei che questa mia testimonianza personale - testimonianza di sacerdote e Vescovo di Roma, che festeggia il giubileo d’oro dell’ordinazione - fosse per voi aiuto e invito alla fedeltà. Ho scritto queste parole pensando a ognuno di voi, ognuno di voi abbracciando con la preghiera.

Pupilla oculi

Ho pensato anche a tanti giovani seminaristi che si preparano al sacerdozio. Quante volte un vescovo torna con il pensiero e con il cuore al seminario! Esso è il primo oggetto delle sue preoccupazioni. Si suol dire che il seminario costituisce per un vescovo la “pupilla dell’occhio”.
L’uomo difende la pupilla del suo occhio, perché essa gli consente di vedere. Così, in qualche modo, il vescovo vede la sua Chiesa attraverso il seminario, giacché dalle vocazioni sacerdotali dipende tanta parte della vita ecclesiale. La grazia di numerose e sante vocazioni sacerdotali gli permette di guardare con fiducia al futuro della sua missione.
Lo dico sulla base dei molti anni della mia esperienza episcopale. Sono divenuto vescovo dopo dodici anni dall’Ordinazione sacerdotale: buona parte di questo cinquantennio è stata segnata proprio dalla preoccupazione per le vocazioni. Grande è la gioia del vescovo quando il Signore dona vocazioni alla sua Chiesa; la loro assenza invece provoca preoccupazione e inquietudine. Il Signore Gesù ha paragonato questa preoccupazione a quella del mietitore: “La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!” (Mt 9,37).

Deo gratias!

Non posso chiudere queste riflessioni, nell’anno del mio giubileo d’oro sacerdotale, senza esprimere al Signore della messe la più profonda gratitudine per il dono della vocazione, per la grazia del sacerdozio, per le vocazioni sacerdotali in tutto il mondo. Lo faccio in unione con tutti i vescovi, che condividono la stessa preoccupazione per le vocazioni e vivono la stessa gioia quando il loro numero aumenta.
Grazie a Dio, è in via di superamento una certa crisi delle vocazioni sacerdotali nella Chiesa. Ogni nuovo sacerdote porta con sé una benedizione speciale: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore”. In ciascun sacerdote infatti è Cristo stesso che viene. Se San Cipriano ha detto che il cristiano è un “altro Cristo” - Christianus alter Christus - a maggior ragione si può dire: Sacerdos alter Christus.
Voglia Iddio tener desta nei sacerdoti la coscienza grata ed operosa del dono ricevuto e suscitare in molti giovani una risposta pronta e generosa alla sua chiamata a spendersi senza riserve per la causa del Vangelo.
Ne trarranno vantaggio gli uomini e le donne del nostro tempo, così bisognosi di senso e di speranza. Ne gioirà la Comunità cristiana, che potrà guardare con fiducia alle incognite e alle sfide del terzo Millennio, ormai alle porte.
La Vergine Maria accolga come un omaggio filiale questa mia testimonianza, a gloria della Santa Trinità. La renda feconda nel cuore dei fratelli nel sacerdozio e di tanti figli della Chiesa. Ne faccia un seme di fraternità anche per quanti, pur non condividendo la stessa fede, mi fanno spesso dono del loro ascolto e del loro dialogo sincero.

Tratto liberamente dal libro pubblicato dalle edizioni LEV
Cap. VIII-IX-X